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Ambra Sabatini a Fanpage: “Lo sport mi ha dato la forza di andare avanti, sogno già Parigi“

La medaglia d’oro di Ambra Sabatini alle Paralimpiadi 2020 è stato uno dei momenti più belli della trionfale estate 2021: a Fanpage.it l’atleta toscana ha raccontato i momenti dopo la gioia di Tokyo ma lo sguardo è già rivolto al futuro.
A cura di Vito Lamorte
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Le trecce corte, il saluto sorridente alla telecamera e la commozione prima della premiazione. Quell’immagine del 4 settembre 2021 è fissata in maniera indelebile nella storia dello sport italiano. Sul podio dei 100 metri delle Paralimpiadi a Tokyo ci sono tre italiane: davanti a Martina Caironi e Monica Graziana Contrafatto c’è Ambra Sabatini, che alla sua prima partecipazione ai Giochi ha vinto la medaglia d'oro e ha battuto il suo record mondiale con un tempo di 14″11. Un momento impresso nella memoria di tutti.

Sabatini ha compiuto 20 anni a gennaio ma ha mostrato a tutti una forza e una tenacia che appartengono a pochi a quell’età. Dal 5 giugno 2019, giorno dell’incidente che le ha portato via la gamba sinistra; Ambra vive una nuova vita perché si è rialzata e non si è più voltata indietro, guardando solo avanti: “A me non dà fastidio parlare dell’incidente e di tutto il resto solo che per quella è un’altra vita, ma mi piacerebbe che la mia storia fosse narrata dal punto di vista di un’atleta che ha avuto un infortunio”. 

Fin dall’infanzia Ambra è sempre stata una grande sportiva tra pattinaggio, pallavolo e poi l’atletica, con la specialità mezzofondo: ”Mi piacciono tutti, ma all’atletica sono più legata degli altri”. Ambra si è diplomata all'istituto commerciale informatico nel giugno 2021 ed è entrata in pianta stabile nel Corpo delle Fiamme Gialle. La straordinaria impresa olimpica ha portato alla ribalta la sua storia ed è servita da insegnamento a tante persone che avevano perso un po’ la speranza di poter vivere senza la loro vita.

A Fanpage.it Ambra Sabatini ha raccontato com’è cambiata la sua vita dopo la vittoria della medaglia olimpica, ha ripercorso i momenti successivi all’incidente e ci ha parlato dei suoi desideri per il futuro.

C’è una domanda a cui Ambra Sabatini non vorrebbe più rispondere? 
"A me non dà fastidio parlare dell’incidente e di tutto il resto solo che quella è un’altra vita, mi piacerebbe che la mia storia fosse narrata dal punto di vista di un’atleta che ha avuto un infortunio, di cui è ovvio parlare perché se non avessi perso una gamba non sarei un’atleta paralimpica. Mi hanno chiesto se perdonerei chi mi ha causato l’incidente ma sinceramente non ho mai pensato a quella persona e non saprei nemmeno come rispondere".

Inutile girarci intorno, qual è la prima istantanea di Tokyo che ritorna spesso nella tua mente? 
"Mi viene in mente il simbolo delle Paralimpiadi, che tutti pensano sia lo stesso delle Olimpiadi ma sono i tre agitos, che mi sono tatuata dietro la spalla e significano corpo, mente e spirito. Rappresentano l’animo degli atleti paralimpici che smuovono tutto il mondo".

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Cosa si prova quando si taglia la linea del traguardo per primi in una finale olimpica?
"È una sensazione indescrivibile, perché la maggior parte degli atleti lavorano tutta la vita per questo e io ho avuto la possibilità di farlo in un anno. Per me era un traguardo fondamentale che mi ero posta, la ciliegina sulla torta per coronare il sogno che avevo da piccola. Sapere che tutti i miei familiari erano a casa che festeggiavano e il fatto di rappresentare una nazione intera è la cosa più bella".

Cambia la vita dopo una medaglia olimpica?
"Cambia tantissimo. Io mi trovo in una fase in cui la vita cambia di per sé, visto che sono uscita dalla scuola superiore ci si trova a fare delle scelte. Con questa vittoria si è tutto ingigantito. Tornata da Tokyo non ho avuto molto tempo per me e ho partecipato ad un sacco di eventi incontrando persone che mai avrei pensato: il presidente della Repubblica, il Papa, il presidente del Consiglio. Tutte queste manifestazioni erano impressionanti perché erano tutte vicine ma ogni volta era un’emozione in più. Immaginarsi lì, accanto a loro, vuol dire che qualcosa hai combinato. La parte più bella è che tanti hanno iniziato ad appassionarsi alle Paralimpiadi e hanno tratto ispirazione dalla mia storia, sia nella vita quotidiana che nello sport".

L’incidente ha cambiato la tua vita ma hai subito guardato avanti: da dove hai preso quella forza e, soprattutto, eri cosciente di averla dentro di te?
"Penso che ognuno di noi abbia un serbatoio di riserva per qualche evento drammatico e li riusciamo a far uscire la vera forza che è in noi. Per me è stato naturale reagire, perché volevo subito tornare alla vita di tutti i giorni. Ho quasi chiuso gli occhi e continuato a fare piccoli passi. Qualche sgambetto c’è stato però piano piano ho raggiunto la normalità che avevo prima e sono ritornata a correre. Penso che questa forza, in parte, me l’abbia dato lo sport perché ogni piccolo sacrificio che facevo poi era un passo in avanti: lo sport mi ha dato tanto nella vita precedente e mi ha fatto affrontare questo incidente".

Quali sensazioni hai provato nel momento in cui hai ricominciato a correre?
"La prima volta che ho ricominciato a correre era un anno dopo l’incidente, il 3 giugno 2020. La prima sensazione non è stata buona, perché la protesi era di vecchio stampo e la corsa non era fluida. Era più una corsa balzata, ero lenta e facevo fatica. Sono stata tutta l’estate ad allenarmi per costruire una corsa sempre migliore: ho avuto il timore di non provare più le sensazioni di prima e la stessa libertà di movimento. Dopo il primo campionato nazionale alcuni tecnici mi notarono e dissero che a me serviva una protesi come quella di Monica e Martina, fatta dall’INAIL, e da quel momento mi hanno procurato questa protesi da corsa, che ha un allineamento particolare e rende la corsa più fluida. Adesso è facilissimo".

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Hai dei riferimenti, delle persone a cui ti ispiri?
"In realtà ho diversi idoli. Una recente è Allyson Felix, che è una quattrocentista americana che ha avuto un figlio ed è ritornata a Tokyo. La stimo tantissimo anche perché è un’attivista ed è uno dei miei punti di riferimento”.

In che modo ti prepari alla vigilia delle gare: hai dei riti, dormi senza problemi oppure ci sono delle cose su cui sei già focalizzata?
"La sera prima solitamente non dormo, perché non riesco proprio. Tendo a riposarmi tutto il giorno, per la paura di sprecare energie per la gara, e poi non riesco a dormire. L’indomani mi sveglio con un’adrenalina pazzesca. A Tokyo mi sono fatta le treccine, che sono il mio rito pre-gara anche se a volte non ci riesco, e poi ho alcuni oggetti porta fortuna, come una collana e un sacchettino".

La scorsa estate ti sei diplomata: conciliare la vita della sportiva e quella della studentessa è stato difficile, tra allenamento e altri impegni?
"È difficile perché, nel mio caso, io abito a Monte Argentario e lì non c’è la pista e vado a Grosseto ad allenarmi. La giornata era faticosa e non riuscivo a conciliare tutto al meglio ma un po’ con l’aiuto dei professori e con l’organizzazione dei tempi, in pratica non avevo momenti morti ed ero sempre reattiva. Adesso ho deciso di concentrarmi un po’ più sullo sport, di imparare l’inglese e mi dedico un po’ più alla lettura”.

Due anni di pattinaggio, sei di pallavolo, poi l’atletica con la specialità mezzofondo: c’è uno sport a cui ti senti più legata?
"Praticamente ho fatto pallavolo per sei anni e poi l’ho mollata per l’atletica, per il mezzofondo. Adesso sono una velocista. All’atletica sono più legata degli altri: mi piacciono tutti, perché mi piace tanto anche pattinare ma l’atletica è un’altra cosa".

Quali sono le speranze, i progetti e i desideri di Ambra Sabatini per il futuro?
"Un desiderio che si è realizzato è la firma del contratto con le Fiamme Gialle, grazie alla nuova legge di Giusy Versace che permette agli atleti paralimpici di avere parità salariale, e questo è un traguardo importante. Tra i sogni futuri ci sono sicuramente le Olimpiadi di Parigi e scendere sotto i  14” nei 100 metri".

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