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La guerra agli influencer del governo, Fazzolari da Vespa: “Hanno preso soldi col Covid senza averne bisogno”

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ospite di Cinque Minuti, conferma che la categoria degli influencer è ufficialmente entrata nella lista di proscrizione dei nemici del governo, come Meloni aveva lasciato intendere attaccando Ferragni dal palco di Atreju.
A cura di Andrea Parrella
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I nemici sono materia essenziale in politica, a saperli sfruttare possono rivelarsi una risorsa ben più proficua dei sostenitori. Lo sa bene l'attuale compagine di governo guidata da Giorgia Meloni, che da alcuni giorni ha aggiunto alla lista degli antagonisti il totem degli influencer, a seguito dell‘eclatante caso Ferragni-pandoro Balocco.

A conferma del fatto che il mondo degli influencer sia stato aggiunto alla lista degli avversari dell'esecutivo, le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, pronunciate nel corso della trasmissione "Cinque Minuti", condotta ogni sera da Bruno Vespa subito dopo il Tg1. Fazzolari è stato chiamato a commentare gli ultimi aggiornamenti sul patto di stabilità e sulla vicenda MES, oltre alle prese di posizione delle forze di opposizione del Pd e del Movimento 5 Stelle. La cosa ha servito l'assist al sottosegretario per indirizzare responsabilità delle difficoltà attuali alle gestioni precedenti, come d'altronde è abituale nella dialettica politica quotidiana di chi gestisce la cosa pubblica. In questo caso, tuttavia, il jolly è proprio alla citazione della categoria influencer:

Il Covid è costato qualcosa ma anche, lo ricordiamo, decine di miliardi in mascherine farlocche poi mandate al macero, in banchi a rotelle poi mandati al macero, in ristori ad imprese che non avevano bisogno di sovvenzioni, pensiamo ai grandi influencer che hanno preso soldi per il calo del fatturato sotto il Covid. Ecco, in questo senso 180 miliardi in gran parte sono stati buttati.

Fact checking e smentite sarebbero inutili in questo senso, perché ciò che conta è proprio l'associazione di una categoria, rappresentata da Ferragni in testa, con i "guai" combinati dall'esecutivo Conte/Pd, principali partiti di opposizione. Una combinazione che polarizza sempre più il dibattito e bolla chi opera nel settore digitale come un sistematico oppositore del governo in carica e del popolo, quello che affronta difficoltà quotidiane e che magari fatica ad arrivare alla fine del mese.

Le parole di Meloni dal palco di Atreju erano state d'altronde chiare, anche lei non aveva parlato espressamente di Chiara Ferragni, pur facendo riferimento alla vicenda dei pandori Balocco e legando, in una logica comunicativa molto familiare alla destra, quella che lega il concetto di colpa a quello di guadagno: i ricchi, specialmente quelli che non stanno dalla nostra parte, ce l'hanno con noi. "Come Giorgia Meloni ‘sceglie' i nemici di cui ha bisogno", scriveva Adriano Biondi nelle scorse analizzando questa fase della strategia comunicativa del governo. Strategia cui i suoi seguaci si stanno accodando fedelmente.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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