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Carlo Conti ricorda Francesco Nuti: “Un calvario che non meritava, il mio pensiero va a Ginevra”

Morto Francesco Nuti dopo anni di malattia e ricoveri in strutture di riabilitazione. Fanpage.it ha raggiunto Carlo Conti: “Il mio pensiero va subito a Ginevra, sua figlia, lui continuerà a vivere nel suo cuore. E se per caso ha commesso qualche peccato nella sua vita, con questo calvario li ha abbondantemente scontati”.
A cura di Eleonora D'Amore
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Francesco Nuti è morto dopo anni di mancata autonomia, di peggioramenti ciclici e ricoveri in strutture di riabilitazione. La caduta domestica del 2006 gli cambiò per sempre la vita, causandogli un trauma cranico prima e il coma dopo, dal quale si risvegliò incapace di tornare a camminare e comunicare con il mondo. La figlia Ginevra Nuti sempre al suo fianco in questo doloroso percorso. Fanpage.it ha raggiunto Carlo Conti che, insieme agli amici Giorgio Panariello, Leonardo Pieraccioni e Marco Masini, ha sempre tenuto a tenere vivo il ricordo della sua arte e della sua comicità dirompente, nonostante fosse lontano dalle scene.

Come si gestisce emotivamente la morte di un amico come Francesco Nuti?

C’è poco da dire in questi momenti, Francesco stava male da tanto tempo, è una notizia che non avremmo mai voluto ricevere. Il mio pensiero e l’abbraccio più grande vanno subito a Ginevra, sua figlia, continuerà a vivere nel suo cuore più che in quello di tutti noi. Credo anche, e non vorrei essere frainteso, che se per caso ha commesso qualche peccatuccio nella sua vita, con questo calvario li ha abbondantemente scontati tutti. È stato un calvario infinito, molto doloroso, che non meritava.

La festa per il suo compleanno al Mandela Forum nel 2014, quando ha compiuto 59 anni. Come reagì a quell'ondata d'amore?

Mi ricordo quell’energia meravigliosa che portò sul palcoscenico. 8000 persone in piedi a osannarlo, abbracciarlo per il suo compleanno, fu un momento unico. Una standing ovation mossa da un misto di gioia, entusiasmo e nodo alla gola, che gli diedero la forza di alzarsi in piedi dalla sedia a rotelle mentre Ginevra cantava la canzone Sarà per te. L'immagine che ho di lui rimane questa, segnata dal sorriso nella sua ultima apparizione pubblica, perché di lì a qualche mese le sue condizioni peggiorarono ancora.

Deve essere stata una serata difficile da dimenticare.

Non ne possiamo quasi parlare con Leonardo, Giorgio e Marco (Pieraccioni, Panariello e Masini, ndr). Ricordo che spingevo la carrozzina e a un certo punto dietro di me loro non c’erano più perché si erano rifugiati nel backstage, provati e commossi. Non lo so chi mi ha dato la forza di continuare a spingere la sedia a rotelle verso Ginevra.

Avete tenuto a rinnovare il suo ricordo quando era in vita, non ora che non c'è più. 

I suoi film resteranno per sempre, ha segnato un’epoca con una racconto preciso della commedia all’italiana. Con Pieraccioni, Panariello e Masini abbiamo fatto il minimo per affetto e stima professionale. Francesco Nuti ci ha fatto ridere tanto, con i Giancattivi sono stati la generazione prima della nostra. Apripista insieme a Paolo Poli, Roberto Benigni e tanti altri. Io, Leonardo e Giorgio siamo cresciuti con la loro comicità, sono sempre stati un faro, un punto di riferimento.

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Hai voluto che Marco Masini cantasse Sarà per te nel tuo Festival del 2015, una canzone che Nuti scrisse per la figlia che sarebbe arrivata, Ginevra appunto. 

Sono piccoli gesti che servivano per tenere accesa una luce su di lui e fargli sentire l’energia del pubblico a distanza, credo ne avesse bisogno.

Nel suo isolamento, riusciva a percepire che all’esterno non era stato dimenticato?

Credo proprio di sì, poi era avvolto dall’amore più grande, quello di sua figlia.

Pensi che, nella sua fase discendente al cinema, si sia sentito incompreso?

Più che incompreso, ha vissuto le sue lotte interiori e, nonostante il successo e l’enorme ritorno di pubblico, in certi momenti si è sentito molto solo.

Il sindaco di Firenze, Nardella, ha detto che la città non lo dimenticherà mai. Come potrebbe farlo davvero?

La prima cosa da fare sarebbe intitolargli una strada, a Firenze come nella sua Prato. Appena però tutta questa tristezza cederà il passo.

Come artista ha fatto scuola. E come uomo cosa ti ha lasciato?

Francesco Nuti era un uomo molto combattuto, ha vissuto mille fasi. L’ultimo ricordo bello e personale che ho di lui è di una cena che facemmo con Leonardo Pieraccioni a Roma, di fronte a un buon vino rosso, in un momento tranquillo e sereno, durante il quale stava riprendendo in mano le redini della sua vita. Di lì a pochi mesi ebbe quel terribile incidente domestico che gli cambiò per sempre la vita, ma la goliardia di quella sera la porterò con me per sempre.

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