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Claudio Amendola: “Dopo aver fatto Ultrà scappai dallo stadio, i romanisti non mi capirono”

Grande protagonista del cinema italiano e grande tifoso della Roma, l’attore si racconta: “Dovetti scappare da Roma-Cagliari, l’ultima di campionato, perché Ultrà era uscito a maggio, prima della penultima”. Sull’insuccesso: “Ti fa riflettere. Per un periodo ho pensato che il pubblico non capisse un ca**o”.
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Claudio Amendola è un grande protagonista del nostro cinema ma è soprattutto un grande tifoso della Roma. Per questo motivo, Ivan Zazzaroni gli ha dedicato una lunga intervista che mette in relazione la sua fede romanista e il suo cinema, considerato che lui è stato anche un tifoso vero al cinema, in "Ultrà" di Ricky Tognazzi, film molto popolare ma anche molto discusso, osteggiato proprio dal tifo organizzato negli anni '90: "Chi era molto romanista, il curvaiolo, quel film l’ha subìto. Non l’ha digerito". Claudio Amendola racconta anche del suo rapporto con l'insuccesso: "A volte hai la sensazione che una cosa sia stata fatta bene e che andrà benissimo e poi ti misuri con il botteghino o con l’auditel e ricevi risposte diverse, opposte. L’insuccesso deve far riflettere: forse anch’io per un periodo ho pensato che il pubblico non capisse un cazzo". 

Le parole di Claudio Amendola sull'insuccesso

Tra i tanti temi toccati, oltre a quello del tifo per la Roma attualmente allenata da Daniele De Rossi, Claudio Amendola parla del suo rapporto con l'insuccesso:

A volte hai la sensazione che una cosa sia stata fatta bene e che andrà benissimo e poi ti misuri con il botteghino o con l’auditel e ricevi risposte diverse, opposte. L’insuccesso deve far riflettere: forse anch’io per un periodo ho pensato che il pubblico non capisse un cazzo. Errore grave, il pubblico capisce tutto, sei tu che devi sapere a chi ti stai rivolgendo. Non posso parlare a mia madre come parlo a mio nipote. Ogni mattina bacio per terra e ringrazio di avere tutto questo… Il critico mi interessa e non mi interessa, il giudizio del pubblico mi interessa molto. Quando mi ferma una signora palermitana di cinquant’anni, è successo 25 anni fa, e piangendo dice che suo figlio ha vissuto la stessa storia che ho portato in “Mery per sempre”, provo qualcosa di forte e indimenticabile.

"Ultrà è stato un marchio a fuoco"

Ultrà è il film uscito nel 1991 nel quale Claudio Amendola interpreta una ‘testa calda', leader di un gruppo del tifo romano noto come "Brigata Veleno". Quel film, rivela, "è stato un marchio a fuoco":

Ultrà è stato un marchio a fuoco, bivalente: da una parte tutti quelli che non erano romanisti e anche gran parte dei romanisti mi hanno identificato come il prototipo del tifoso della Roma. Chi era molto romanista, il curvaiolo, quel film l’ha subìto. Non l’ha digerito. Toccava troppo la tifoseria più attiva. Commisi un errore, mi illusi, proprio per il senso di appartenenza, che avrebbero capito. Alcuni gruppi non colsero la differenza che si sottolineava nel film tra la grande tifoseria e un gruppo di cani sciolti che andava allo stadio per fare danni.

Claudio Amendola fu addirittura costretto a lasciare la curva dello Stadio Olimpico, che frequentava assiduamente: "Ci furono polemiche molto aspre. Dovetti scappare da Roma-Cagliari, l’ultima di campionato, perché il film era uscito a maggio, prima della penultima. Per fortuna due amici avevano trovato posto nei distinti, a me che di solito andavo in curva. Passando davanti ai romanisti ricevetti delle minacce che ancora ricordo". 

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