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Sciopero degli immigrati il prossimo 1 marzo

1 marzo, sciopero dei lavoratori immigrati. A due anni dalla prima mobilitazione, si scende in piazza per chiedere l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la chiusura dei Cei e la cittadinanza dei figli di immigrati nati in Italia.
A cura di Carmine Della Pia
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corteo immigrati

Gli immigrati in sciopero. Per il prossimo 1 marzo è indetto il terzo appuntamento dopo le manifestazioni del 2010 e il 2011. Gli immigrati scenderanno in piazza “per l'abrogazione della legge Bossi-Fini, la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i Cie (Centro di identificazione ed espulsione, ndr) in Italia e in Europa; per la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia; per dire no al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; per una regolarizzazione generale di chi non ha un permesso di soggiorno”. Già nel 2010 e nel 2011 vi furono due mobilitazioni, che non ebbero, però il successo sperato. I partecipanti non erano numerosi, e il motivo è più che comprensibile: i lavoratori immigrati sono assunti, per la maggior parte dei casi, a nero, e per questo sono facilmente ricattabili. Un’astensione dal lavoro, o una qualsiasi forma di ribellione potrebbe portare al licenziamento in tronco del lavoratore, ma la volontà di manifestare è ancora viva.

Lavoratori immigrati in sciopero – Il terzo appuntamento per lo sciopero degli immigrati è previsto per il 1 marzo prossimo, la data è diventata ora simbolica, poiché da due anni a questa parte è stato scelto quel giorno, in modo del tutto casuale. Tra gli obiettivi, l'abrogazione della legge Bossi-Fini del 2002, che prevede l'espulsione immediata dei clandestini sprovvisti di regolari documenti e permessi di soggiorno. I promotori dell’iniziativa hanno diffuso il comunicato facendo anche riferimento alla tragedia che colpì la comunità senegalese lo scorso dicembre: “La mobilitazione, questo anno, è ancora più importante dopo l'uccisione a Firenze di Samb Modou e Diop Mor. È ora di fare chiarezza e dire che il razzismo non è solo un fenomeno culturale, ma si appoggia su leggi e provvedimenti amministrativi che considerano i migranti come braccia da sfruttare o nemici da combattere.  È così nel contratto di soggiorno per lavoro e nella presenza dei Cie. È stato così nella sanatoria truffa del 2009 e nella logica dei flussi. È così per i figli dei migranti che, compiuti 18 anni, devono sottostare alle impossibili regole di un permesso di soggiorno per studio, o diventare subito braccia da sfruttare con un permesso per lavoro".

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