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👋🏻 Ciao, sono Adriano Biondi, sono il condirettore di Fanpage.it e questa è la speciale Evening Review, pensata per te che hai scelto di sostenerci.
👉🏼 Il dibattito sulla cittadinanza, con i botta e risposta fra Lega e Forza Italia e il sostanziale disinteresse di Fratelli d’Italia, è ormai diventato un vero e proprio tormentone estivo. Sarà il caldo o la comprensibile assenza di lavoro tra Montecitorio e Palazzo Madama, ma anche questa estate il dibattito politico si sta concentrando sul tema della cittadinanza. E, come l’anno scorso, come nel 2023 e come nel 2022, quando si stava per concludere la parentesi del governo Draghi, non se ne farà assolutamente nulla.
♟️ È un gioco delle parti, che non serve alla causa di chi crede che sia necessario riformare la legge sulla cittadinanza e ormai non è considerato un problema neanche per la tenuta della maggioranza. Serve a Forza Italia per rivendicare un posizionamento “altro” rispetto alla Lega, su temi cari a un certo mondo cattolico e moderato che guarda con preoccupazione alla ulteriore radicalizzazione del Carroccio e della sua guida politica. Serve all’opposizione per non far sparire un tema identitario, dopo il disastro del referendum. E, in fondo, va bene anche a Giorgia Meloni, che potrà rivendersi ancora una volta l’immagine di chi “dà realmente le carte” e detta i tempi dell’agenda politica.
Ma è tutto qui, non dovremmo prendere sul serio nulla di ciò che stiamo sentendo e leggendo. Anche perché la proposta di Forza Italia già è in Parlamento, presentata il 9 ottobre del 2024 e ferma in Commissione Affari Costituzionali. È, peraltro, una brutta proposta, che cambierà poco o nulla e che continua a riproporre una concezione meritocratica della cittadinanza.
Quest’anno, se non altro, Tajani è riuscito a rendere tutto un po’ più surreale. Ha letteralmente fatto tutto da solo, rilanciando la proposta, poi rettificando, infine rimandando la questione a data da definire. Rispondendo a una domanda di Fanpage.it al Forum in Masseria, ha fatto sapere di “non aver cambiato idea”, ma che i tempi li decide lui e “non la sinistra”. E questi tempi “li decidiamo quando secondo noi è più utile per l'Italia aprire un dibattito, non per far contento il Partito Democratico o qualche altro partito minore, che vuole solo provocare”. Un dibattito che lui stesso aveva scelto di aprire ora, ricordiamo.
📰 Stavolta, dicono i bene informati, la frenata è dipesa dalla posizione di Marina Berlusconi, riportata da Antonio Bravetti per La Stampa:
A chi le ha parlato, in questi giorni, infatti, Marina Berlusconi è apparsa tiepida sull'argomento. La primogenita del Cavaliere preferirebbe un'agenda politica più orientata sulla difesa di altri diritti civili, il fine vita in primis. Sullo ius scholae Marina Berlusconi non aveva, neppure in passato, mostrato particolare entusiasmo. Già lo scorso febbraio, in un'intervista rilasciata a Il Foglio, la presidente di Fininvest aveva espresso grande cautela sul tema dell'immigrazione, sottolineando che «posizioni troppo drastiche e ideologiche non fanno che generare eccessi in senso opposto», ossia rischierebbero di alimentare l'intolleranza. La presidente di Fininvest e Mondadori prediligerebbe piuttosto la promozione di quei valori che da sempre rappresentano l'identità liberale del partito fondato dal padre: la concorrenza, il libero mercato, il garantismo, la lotta alla pressione fiscale.
Una ricostruzione non smentita dalla diretta interessata e avvalorata in qualche modo proprio da Tajani che, come riporta Carratelli sempre su La Stampa, ha messo le mani avanti: “È un'amica, non abbiamo mai affrontato questo tema – assicura -. Non si è mai espressa su questo tema”. Se non altro, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri stavolta non ha citato Silvio Berlusconi e la sua timida apertura allo ius scholae (il fondatore di Forza Italia si era limitato a dire di essere “favorevole a norme che consentano ai giovani immigrati che frequentino un intero ciclo scolastico di ottenere la cittadinanza”… Era estate anche allora).
La situazione in casa centrodestra è comunque abbastanza definita. La Lega ha diramato una nota stringata ma chiara: “Invitiamo l’amico Antonio Tajani ad archiviare ogni polemica sulla riforma della cittadinanza. Non passerà mai, non è prevista dal programma di centrodestra, è stata bocciata perfino dal recente referendum promosso dalla sinistra. Guardiamo avanti, al Paese non serve un’estate di inutili polemiche: abbiamo il dovere di realizzare il programma che ha convinto gli italiani a darci fiducia”. Salvini, che in questi giorni è impegnatissimo nel rilanciare qualunque notizia di cronaca sia anche solo lontanamente associabile all'immigrazione (e a Milano i suoi stanno conducendo una battaglia contro centri culturali islamici e luoghi di preghiera), è del tutto coerente con quanto detto e raccontato agli elettori. E non c'è una sola possibilità che si faccia "convincere", come asserisce il ministro degli Esteri.
📰 Giovanni Donzelli in un’intervista a Paola Di Caro sul Corriere della Sera riporta la linea di Giorgia Meloni: “Noi crediamo che non sia un tema che interessa agli italiani, la legge va bene come è. Lo ha confermato anche un referendum. Ci possono essere visioni diverse nella maggioranza, non siamo un partito unico, ma l'opposizione non creerà un cuneo, non si illudano”.
❓E allora, che senso ha questo dibattito? Nessuno, come vi dicevamo all’inizio. A meno che Forza Italia non intenda cercare in Parlamento una maggioranza diversa, convincendo però gli altri partiti di opposizione a votare una proposta piuttosto depotenziata, almeno rispetto alle loro. Ma stiamo parlando di fantapolitica, anche perché non è certo che tutti all’interno di Forza Italia siano d’accordo ad aprire uno scontro frontale su un tema del genere.
In tal senso, il riassunto lo aveva fatto qualche giorno fa l’ex portavoce della presidente del Consiglio, al momento direttore di Libero, Mario Sechi:
I partiti sono liberi di elaborare le loro proposte, ma bisogna porsi una domanda: si può fare? La risposta è no, per ragioni di quadro politico e scenario culturale. Faccio una rapida sintesi.
Quadro politico. Se in Parlamento su un tema chiave si forma una maggioranza diversa da quella che sostiene l'esecutivo, il governo cade, è una legge inesorabile del gioco parlamentare. […] Scenario culturale. La cittadinanza non può essere oggetto di un negoziato bipartisan, perché su questo punto esiste una faglia profonda. La sinistra è paladina dei confini aperti, appoggia la magistratura che smonta il programma sull'immigrazione del governo Meloni, parla di crisi demografica con l'idea di creare "nuovi italiani" senza un piano per la natalità e la famiglia, promuove la cittadinanza accelerata, sogna una scuola che cancella il "canone occidentale" che fa parte della nostra storia. Quando si va a discutere di cittadinanza, in gioco c'è tutto questo. È più di una norma, è la differenza tra destra e sinistra, è la nostra identità.
Ecco, non sarà questa maggioranza a cambiare la legge sulla cittadinanza. Almeno non in meglio. Per una volta, siamo d’accordo con Sechi.
Anche per oggi è tutto, se hai dubbi, critiche, richieste e via discorrendo, scrivimi ad eveningreview@fanpage.it
Adriano