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👋🏻 Ciao, sono Adriano Biondi, sono il condirettore di Fanpage.it e questa è la speciale Evening Review, pensata per te che hai scelto di sostenerci.
👤Oggi vi devo confessare una cosa: per quanto mi sforzi, leggendo analisi e commenti, parlando con gli addetti ai lavori e con quelli che si definiscono “i bene informati”, continua a essermi oscuro il motivo per cui da qualche tempo ogni dibattito politico tenda a trasformarsi in una grottesca commedia. È andata così, anzi sta andando così, per il dibattito sullo ius soli/ius scholae (ne abbiamo parlato qui). È purtroppo andata così per la gravissima vicenda Paragon, che il governo ha provato ad affossare con la complicità involontaria di parte dell’opposizione. E sta andando così anche per la questione dell’aumento del pedaggio autostradale, di cui proviamo a occuparci in questa rassegna.
👉🏼 Cominciamo col dire che si tratta di uno di quei casi in cui la maggioranza fa praticamente tutto da sola, polemica interna inclusa. Finendo per generare una gigantesca confusione, non solo sulle responsabilità, ma anche sulle conseguenze concrete per i cittadini italiani.
La vicenda è inizialmente piuttosto semplice. Durante la conversione alla Camera del decreto Infrastrutture i quattro relatori di maggioranza (Baldelli e Milani di Fratelli d’Italia, Montemagni della Lega e Battistoni di Forza Italia) portano in Commissione un emendamento che prevede un intervento in favore di ANAS. Nella sostanza, la proposta è di aumentare di “un millesimo a chilometro” (dunque un euro ogni mille chilometri) il canone che le concessionarie delle autostrade versano ad ANAS, che avrebbe poi dovuto utilizzare tali risorse aggiuntive per la manutenzione delle strade italiane (anche se non c’era un esplicito vincolo di utilizzo) o per altre attività connesse al proprio ruolo. Canone che ogni due anni sarebbe poi stato adeguato all’inflazione. Tecnicamente, è bene ribadirlo, non si trattava di un aumento “diretto” dei pedaggi autostradali, anche se non appare arduo pensare che le concessionarie avrebbero poi potuto rivalersi sugli utenti.
Sia come sia, l’opposizione era insorta e aveva dato vita a una campagna di comunicazione stranamente molto efficace, anche sui social. Anche qui lo diciamo per onestà intellettuale: l’allarme sulla “tassa sulle vacanze” era piuttosto esagerato, non solo dato l’importo reale dell’esborso, ma anche perché non erano certe né le tempistiche né le modalità dei presunti aumenti. Detto ciò, se c’è una cosa che manda in tilt la destra italiana è essere colpita con le sue stesse armi: propaganda un tanto al chilo, demagogia, populismo spicciolo.
🗣️ Così, era cominciato lo scaricabarile interno alla maggioranza. Fratelli d’Italia faceva sapere indirettamente che si trattava di un’iniziativa di Salvini. Il leader leghista, nel chiedere ufficialmente di ritirare l’emendamento, sottolineava come fosse stato firmato da tutta la maggioranza. E i meloniani rispondevano serafici: “Non ci sogneremmo mai di portare avanti un emendamento non condiviso dal ministro competente, e quindi accogliamo con grande favore l'invito del ministro Salvini a ritirare l'emendamento riguardante il tema del sovracanone a favore di Anas”. I forzisti, dopo aver cercato di imboscarsi, provavano a utilizzare l’argomento nell’eterna querelle tra Salvini e Tajani. Alla fine, dopo che i giornali avevano immancabilmente rilanciato lo spin di Palazzo Chigi che voleva una Giorgia Meloni "irritata", le forze di governo si dicevano d'accordo: questo aumento non ci sarà.
Tutto risolto? Beh, no. Perché, come ricostruiva Colombo su La Repubblica, di quei soldi ANAS sembrerebbe aver davvero bisogno. E la soluzione successiva, individuata dopo il ritiro dell’emendamento, non convince per nulla:
Il gettito aggiuntivo (90 milioni all'anno) doveva servire a coprire gli extra costi per l'illuminazione pubblica e gli altri lavori di manutenzione sulla rete da 32.500 chilometri. Tutto da rifare. Il nuovo testo, però, non contiene una soluzione alternativa. Non c'è più quella che il Pd ha definito «la tassa dell'estate», ma non c'è neppure una nuova copertura per permettere all'Anas di portare sotto la sua gestione le strade di Veneto e Lombardia. A fronte di un fabbisogno di 200 milioni per il 2025-2026, infatti, la proposta stanzia solo 126 milioni. Tra l'altro, non tutte le risorse andranno alle strade […] Oltre a non coprire integralmente il fabbisogno dell'Anas per la manutenzione delle strade, la nuova soluzione è una tantum, a differenza dell'aumento del sovracanone di 1 millesimo di euro a chilometro che era invece strutturale
💶 Ora, come possa un emendamento che non prevede nuove entrate sostituirne uno che invece comportava l’ingresso di 90 milioni di risorse aggiuntive è un mistero. Ed è il motivo per cui ci aspettiamo ulteriori novità in questa conversione che si annuncia “frizzantina”. In Commissione (Ambiente e Trasporti), infatti, la situazione è incandescente, con Pd e M5s che hanno abbandonato la discussione denunciando che il provvedimento si è trasformato in “una specie di discarica degli emendamenti, dove entra ed esce tutto, con porte girevoli vorticose”.
📰 Tra quello che non è riuscito a entrare, come spiega Giacomo Salvini sul Fatto, anche una norma che avrebbe eliminato i pedaggi per i mezzi militari:
Se il ministero delle Infrastrutture aveva fatto depositare un emendamento per aumentare di un euro i pedaggi ogni mille chilometri ai cittadini (poi ritirato), il ministero della Difesa era pronto a presentarne un altro: la norma, da inserire nel decreto Infrastrutture, che Il Fatto ha letto, prevede l'esenzione dei pedaggi autostradali per tutti i mezzi militari. Quindi quelli targati esercito, aeronautica, marina militare e corpo delle capitanerie di porto. Oggi il decreto del presidente della Repubblica prevede già un'esenzione per carabinieri, polizia e mezzi delle forze armate, ma in quest'ultimo caso solo quando devono prestare soccorso in caso di emergenze e in altre particolari occasioni. Il meccanismo prevede una sorta di rimborso spese e non di esenzione vera e propria. Questo era invece l'obiettivo dell'emendamento che individuava anche i costi: 2 milioni da coprire con il fondo delle esigenze indifferibili del ministero dell'Economia. Alla fine, però, si è deciso di evitare.
È quasi un peccato: la polemica sugli italiani a cui aumentiamo i pedaggi prima delle vacanze, mentre i mezzi militari viaggiano gratis (col corollario sulla difesa eccetera), sarebbe stata la tempesta perfetta.
Anche per oggi è tutto, se hai dubbi, critiche, richieste e via discorrendo, scrivimi ad eveningreview@fanpage.it ,
Adriano