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Life Support a Fanpage: “Potevamo salvare 35 migranti, autorità italiane ci hanno vietato di soccorrerli”

In un’intervista a Fanpage.it il capomissione della Life Support di Emergency, Emanuele Nannini, racconta come le autorità italiane abbiano impedito alla Ong di soccorrere due barchini in difficoltà: “Eravamo a 130 miglia di distanza, se ci avessero dato il permesso di andare avremmo potuto raggiungerli”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nave di Emergency, Life Support, naviga verso Marina di Carrara, dove è attesa per le prime ore di mercoledì mattina. A bordo ci sono 55 persone, che ha salvato in un intervento nella giornata di sabato. Nonostante abbia saputo di un’imbarcazione di legno in difficoltà, partita dalla Cirenaica con circa 35 migranti a bordo, che aveva necessità di essere urgentemente soccorsa, ha ricevuto precise istruzioni da parte delle autorità italiane: divieto intervenire, con l'obbligo di proseguire la rotta verso il porto toscano assegnato, come previsto dal nuovo Codice di condotta delle Ong.

Alarm Phone, il call center per i migranti in pericolo nel Mediterraneo, aveva segnalato la presenza delle due barche in difficoltà, su cui viaggiavano circa 60 persone. I soccorsi fino a questa mattina non si erano attivati, né le autorità italiane, né quelle maltesi, con il rischio di provocare una nuova tragedia in mare. Dalle ultime informazioni che Fanpage.it ha ricevuto dal capomissione della Life Support Emanuele Nannini, sembra che i due barchini sia stati raggiunti da due mercantili, che stanno trasportando adesso i migranti in salvo verso Malta. In un'intervista a Fanpage.it Nannini racconta qual è la situazione a bordo della nave di Emergency in questo momento.

Vi siete messi in contatto direttamente con i due barchini in difficoltà che trasportavano circa 60 persone?

No, non eravamo in contatto direttamente con loro, ma loro erano in contatto telefonico con l'organizzazione Alarm Phone. Uno dei due barchini è stato anche avvistato dall'aereo di Sea Watch, Seabird 2. Noi eravamo in contatto con un mercantile che stava prestando assistenza e monitoraggio a una delle due imbarcazioni in difficoltà.

A che distanze vi trovavate dai due barchini? Quanto avreste impiegato a raggiungerli?

Ieri ci trovavamo a circa 130-140 miglia da uno dei due barchini, perciò a circa 12 ore di navigazione. Qualora ci avessero dato il permesso di andare avremmo potuto raggiungerli. Questa mattina abbiamo ricevuto comunque delle informazioni incoraggianti, visto che sembra che entrambe le imbarcazioni in difficoltà siano state soccorse da due diversi mercantili: entrambi i gruppi di profughi dovrebbero essere in direzione di Malta, dove verranno presto sbarcati.

Dalle informazioni che avevate erano in movimento? Il loro motore funzionava?

Quando ci siamo messi in contatto con Alarm Phone ci ha detto che stavano per finire la benzina, ma il motore era ancora in funzione.

Avete detto alle autorità italiane che siete disposti a raggiungere uno dei due barchini? Cosa vi è stato risposto?

Noi abbiamo mandato diverse mail, sia alle autorità italiane che a quelle maletesi, e abbiamo fatto diverse chiamate. Il nostro interlocutore principale era l'Italia visto che eravamo sotto il loro coordinamento dopo il primo salvataggio che abbiamo effettuato l'altro ieri, dopo il quale ci hanno indicato Marina di Carrara come porto sicuro per lo sbarco. Loro ci hanno detto che non eravamo autorizzati a cambiare la rotta, e che dovevamo continuare a dirigerci verso Marina di Carrara. E ci hanno detto inoltre che essendo i casi in zona di competenza maltese non erano di loro interesse. Malta invece non ci ha mai risposto al telefono o via mail.

Quante ore vi mancano adesso prima di raggiungere il porto di Marina di Carrara? 

Per raggiungere il porto di Marina di Carrara mancano ancora 44 ore, l'arrivo è previsto per mercoledì mattina, 19 aprile. Se ci avessero assegnato un porto siciliano saremmo arrivati ieri sera, perciò saremmo già ripartiti per una nuova missione. Andando a Marina di Carrara impieghiamo invece 50 ore di navigazione in più all'andata e 50 ore in più per tornare indietro, praticamente 4 giorni di navigazione aggiuntiva per tornare nella zona dove di solito facciamo salvataggi.

Qual è la situazione a bordo? Come stanno i 55 migranti che avete salvato?

Fortunatamente i 55 naufraghi a bordo non hanno grosse emergenze sanitarie. Diversi di loro hanno delle ustioni dovute a un mix chimico di benzina e acqua salata, perché l'imbarcazione oltre ad avere perdite di carburante stava già imbarcando acqua quando li abbiamo soccorsi.

Avete riferito che ci sono bambini e donne che hanno subito anche violenze sessuali. Cosa vi hanno raccontato?

Diversi di loro ci hanno raccontato storie abbastanza drammatiche vissute in Libia, soprattutto le donne, che sono state quasi tutte vittime di violenza e di tortura. Ci hanno raccontato di come siano state legate, tenute nude e seviziate, nelle carceri hanno fatto loro dei video e delle foto da mandare ai loro familiari, per estorcere loro ancora più denaro e pagare così il viaggio verso l'Europa. A bordo abbiamo anche tre bambini abbastanza piccoli, fortunatamente in questo caso accompagnati dai familiari. E poi ci sono tre minori in età adolescenziale non accompagnati. Nonostante si trovassero in situazioni molto drammatiche, in acqua la mamma di un bambino di ha detto che per lei era comunque meglio stare lì, che stare nei lager libici. E questo ci ha fatto capire quanta sofferenza e quanta violenza hanno dovuto sopportare durante la loro permanenza nelle prigioni.

Una volta compiuto il salvataggio dei 55 naufraghi siete stati minacciati dalle milizie libiche. Cosa è successo?

Alla fine del soccorso, quando già tutti i naufraghi erano in salvo a bordo della nostra nave, si è avvicinato un piccolo motoscafo veloce, con circa quattro o cinque persone a bordo. Si sono avvicinati molto sotto la nostra murata e hanno iniziato a mostrarci le armi, intimandoci con le mani di andarcene. È stata una situazione molto delicata, perché erano tutti armati e non erano in uniforme, non erano facilmente identificabili. Quando gli abbiamo confermato che stavamo per lasciare l'aera si sono finalmente disinteressati a noi, sono andati verso il gommone vuoto che noi avevamo marcato con la sigla del salvataggio, e lì hanno probabilmente preso il fuoribordo per poterlo riutilizzare per un successivo viaggio, a dimostrazione del fatto che le milizie e le forze di sicurezza libiche siano strettamente coinvolte nel traffico di esseri umani e nella gestione dei lager da cui queste persone arrivano.

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