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Iolanda Apostolico, la giudice di Catania, risponde a Meloni: “È questione giuridica, non personale”

“Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”: lo afferma la giudice di Catania che non ha applicato il decreto Cutro, Iolanda Apostolico.
A cura di Annalisa Girardi
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"Una questione giuridica non va trasformata in una vicenda personale". A parlare è Iolanda Apostolico, la giudice di Catania finita al centro delle polemiche per aver disposto l'uscita di tre migranti dal centro per il rimpatrio di Pozzallo, non applicando quindi gli ultimi provvedimenti del governo, a partire dal decreto Cutro. Secondo le ultime misure varate da Palazzo Chigi, infatti, i richiedenti asilo che provengono dai cosiddetti Paesi sicuri dovrebbero essere trattenuti – a meno che non paghino la garanzia di 5 mila euro – in attesa del completamento di tutte le procedure di frontiera accelerate. Secondo la giudice, però, si tratterebbe di una norma illegittima e in contrasto con quella europea.

"Non voglio entrare nella polemica, né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. Non rientra nei miei compiti. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale", ha detto Apostolico ai microfoni dell'Ansa.

Gli attacchi di Meloni e Salvini contro la giudice Apostolico

Diversi esponenti politici questa mattina avevano criticato la decisione della giudice, a partire da Giorgia Meloni. "Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili ("le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d'oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività") rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto", aveva scritto la presidente del Consiglio su Facebook.

Alle sue parole si erano aggiunte quelle di Matteo Salvini, che su X ha affermato che già quando lui era ministro dell'Interno c'erano stati dei giudici che avevano cercato di ostacolare i decreti Sicurezza. "Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma purtroppo non sorprendenti. Già nel 2019, quando ero al Viminale, ci scontrammo con giudici del Tar che cercavano di boicottare i decreti Sicurezza e che sposavano pubblicamente le tesi della sinistra. Il tutto senza dimenticare le rivelazioni di Luca Palamara e le intercettazioni contro il sottoscritto che “va fermato anche se ha ragione”". Per poi aggiungere: "La Lega chiederà conto del comportamento del giudice siciliano in Parlamento, perché i tribunali sono sacri e non possono essere trasformati in sedi della sinistra".

Al Csm parte la raccolta firme per sostenere la magistrata

A prendere le difese di Apostolico, invece, è stato il magistrato Eugenio Albamonte, ex segretario di Area Democratica per la Giustuzia. Che sempre all'Ansa ha detto: "Anziché percorrere la strada delle impugnazioni, si preferisce la strada dell'aggressione nei confronti della giudice di Catania scavando nella sua vita privata per capire quali siano i suoi orientamenti personali, e questi sono comportamenti non degni di una democrazia". E ancora: "Cè una involuzione molto forte del governo attuale nel rispettare il ruolo della magistratura".

Al Consiglio superiore della magistratura è partita una raccolta firme per aprire una pratica a tutela della giudice. Al momento, a quanto risulta, sarebbero una decina i magistrati che l'hanno sottoscritta. Stando alle agenzie di stampa che hanno riportato la notizia e hanno preso visione del testo della raccolta, il documento parla di "autentici attacchi all'autonomia della magistratura" da parte di esponenti della maggioranza di governo, e "persino" dalla stessa presidente del Consiglio. In più, si critica duramente la "grave delegittimazione professionale" che ha colpito Apostolico, colpevole solo di aver fatto il proprio lavoro.

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