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Guerra in Ucraina

Il governo non dichiarerà lo stato di allarme per la situazione energetica

Il governo ha chiarito che per il momento non farà scattare lo stato di allarme per la situazione energetica.
A cura di Annalisa Cangemi
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Foto di Sean Gallup/Getty Images
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Il governo ha assicurato che per il momento non dichiarerà lo stato di allarme per la situazione energetica. "Da parte del Governo non è in corso alcuna valutazione sull’attivazione dello ‘stato di allarme' relativo alla crisi energetica. Ogni notizia in merito riportata sugli organi di informazione è destituita di fondamento. Permane lo stato di preallerta che comporta il costante monitoraggio della situazione", ha fatto sapere fonti di Palazzo Chigi. "Non è al momento in corso alcuna valutazione di questo tipo", hanno aggiunto fonti del Mite.

Lo scorso 27 febbraio il ministero per la Transizione ecologica ha dichiarato lo stato appunto lo stato di preallarme per la fornitura di gas all'Italia, poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto in corso i prezzi delle materie sono saliti sensibilmente. In una nota il Mite spiegava di aver "ritenuto opportuno sensibilizzare gli utenti del sistema gas nazionale della situazione di incertezza legata al conflitto", nonostante, "la situazione delle forniture sia al momento adeguata a coprire la domanda interna". Si tratta solo del primo di tre livelli di gravità e prevede soltanto un monitoraggio della situazione, senza ripercussioni dirette sugli utenti finali. Questo naturalmente non significa che non potrebbero esserci conseguenze concrete nei prossimi mesi sulla vita quotidiana, proprio perché oltre il 40% del metano importato dall’estero arriva in Italia dalla Russia, e il nostro Paese importa circa il 95% del gas che consuma.

"Al momento non ci sono evidenze sulla necessità di passare alla fase due, quella di allarme. Per adesso restiamo nella fase uno, quella di pre-allarme", ha ribadito oggi il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ad Huffpost.it, in merito al meccanismo deciso da Mosca per il pagamento in rubli del gas, sui cui ieri il Cremlino ha emanato un decreto ad hoc.

Sul punto si è espresso anche il ministro degli Esteri Di Maio: "Siamo molto attenti all'incremento del prezzo dell'energia e alla disponibilità delle materie prime. Dobbiamo muoverci con rapidità e decisione per difendere il potere d'acquisto delle famiglie e la competitività delle nostre imprese". Il ministro pentastellato ha ricordato che nelle ultime settimane, ha "svolto numerose missioni in Africa e nel Golfo che hanno avuto l'obiettivo di sostituire, almeno in parte, gli approvvigionamenti russi".

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha ribadito l'esigenza di fissare un tetto al prezzo del gas: "Credo che nell'immediato sia molto importante che a livello europeo si determinino degli strumenti comuni a partire da un tetto massimo del prezzo. Credo che questo strumento sia assolutamente essenziale e credo che faccia bene Draghi a insistere in quella direzione".

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