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Bollette dei rifiuti gonfiate: come fare per scoprirlo e chiedere il rimborso

Il caso delle bollette TARI gonfiate, spiegato semplicemente.
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A cura di Redazione
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Per anni potreste aver pagato una tassa sui rifiuti molto più alta del dovuto, lo sapevate?

La questione non è semplicissima da spiegare, anche perché riguarda molti Comuni italiani, che avrebbero applicato una tariffa maggiore negli ultimi 4 anni. Il problema di calcolo nasce quando si è passati dalla TARSU alla TARI, con la breve parentesi della TARES.

La Tari, l’imposta comunale sui rifiuti, è composta da una quota fissa e una variabile, che cambiano a seconda del costo del servizio e dalle aliquote applicate dai Comuni. La quota fissa dipende dalla superficie dell’immobile e dal numero dei componenti del nucleo familiare, la quota variabile dipende solo dal numero di occupanti.

Un immobile può però essere diviso in più unità, ad esempio nel caso di abitazioni con pertinenze (garage, cantine eccetera). La quota variabile va applicata sulla singola utenza e non su ogni unità immobiliare. Molti Comuni hanno invece applicato la quota variabile su ogni singola pertinenza, gonfiando notevolmente le bollette dei cittadini.

Facciamo un esempio per provare a capirci qualcosa in più.

Immaginiamo un immobile di 200 metri quadri, di cui 150 di abitazione, 30 di garage e 20 di cantina. In questo caso la quota variabile andrebbe pagata una sola volta, mentre molti Comuni hanno considerato le 3 unità immobiliari distinte e applicato dunque la quota variabile sia sull’abitazione, che sul garage e la cantina. Dunque la bolletta è aumentata anche notevolmente.

Cosa si può fare adesso?

I cittadini hanno la possibilità di chiedere il rimborso al Comune, oltre che a rideterminazione dell'importo della TARI per i prossimi anni. Il rimborso può essere chiesto entro 5 anni dal pagamento della prima utenza e il Comune deve effettuarlo entro 180 giorni dalla presentazione della domanda. Nel caso in cui il Comune rifiutasse di applicare il rimborso, il cittadino può fare ricorso alla commissione tributaria provinciale.

Per capire se si è pagato più del dovuto bisogna prendere gli avvisi di pagamento e verificare, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti pari a zero euro. Alla voce che indica il dettaglio delle somme, insomma, devono risultare le singole unità immobiliari e bisogna controllare che la quota variabile sia stata applicata solo per l’abitazione e non per le pertinenze.

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