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Ddl Zan, ultime notizie sul disegno di legge

Alessandro Zan a Fanpage.it: “Il Senato ha dimostrato di non essere all’altezza di un Paese moderno”

“Il Senato ha dimostrato di non essere all’altezza di un Paese moderno e civile come l’Italia”, ha detto a Fanpage.it Alessandro Zan, subito dopo il voto con cui il Senato ha approvato la tagliola che i sostenitori della legge speravano potesse essere bocciata. Con il non passaggio agli esami degli articoli del testo, infatti, l’iter legislativo del Ddl Zan si ferma qui e il padre della legge prova a contare i voti mancanti.
A cura di Giuseppe Pastore
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Il Ddl Zan è stato affossato. Dopo il voto segreto con cui il Senato ha approvato il non passaggio agli articoli della legge contro l’omotransfobia, non si sente dire altro da chi quel testo lo ha sostenuto sino ad oggi. Tanto, da aprirsi ad una trattativa per modificare il provvedimento, come ha fatto il Partito Democratico fino a ieri. Un tentativo che non è servito a nulla, se non a rimandare tutto tra almeno sei mesi: “Prima ci sarà la partita del Quirinale, vedremo cosa succede dopo”, ha detto a Fanpage.it Alessandro Zan, padre della proposta di legge, subito dopo l’esito della votazione. E se è difficile capire cosa accadrà da qui a sei mesi, quando il testo potrà tornare all’esame della Commissione, non è neanche semplice individuare i franchi tiratori che oggi hanno sostenuto la tagliola.

Chi ha affossato il Ddl secondo Alessandro Zan

I numeri parlano chiaro – le parole di Alessandro ZanNoi sulla carta contavamo su 148, quasi 150 senatori, con uno scarto di quasi 10 voti. Il fatto che ne siano mancati molti di più e che l’ago della bilancia sia andato dall’altra parte rende evidente che c’è stato uno spostamento di voti”. Sono stati 154 i senatori che hanno votato a favore del non passaggio all’esame degli articoli, 131 i contrari e 2 gli astenuti. Tra i voti che sono mancati, rispetto a quelli ottenuti alla Camera a novembre, ci sono certamente quelli dei senatori di Italia Viva. Tra i parlamentari del gruppo erano sei gli assenti, compreso il leader Matteo Renzi. “Non bastano solo i voti di Italia Viva, ci sono stati anche altri senatori”, l’analisi di Zan a pochi minuti dalla fine della seduta a Palazzo Madama. I voti mancanti “possono venire dal Gruppo Misto o da altri – ha aggiunto – Ovviamente con il voto segreto non lo sapremo mai con certezza, ma mi sembra chiaro che alle forze politiche più convinte sul Ddl cioè PD, M5S e Leu, non si può sicuramente imputare di aver affossato la legge”. Insomma, il segreto dell’urna rende difficili i conti. Per adesso, l’unica cosa certa è che “altre forze politiche, che alla Camera avevano sostenuto la legge, al Senato si sono sfilate”. Non è questo il modo di procedere sul tema, secondo il deputato Zan: “È chiaro che questo atteggiamento non ha pagato per tenere unita una maggioranza anche nei momenti difficili come questo”.

Per Zan il Senato non è all'altezza di un Paese moderno come l'Italia

E pensare che non più tardi di un mese fa c’era chi sosteneva che dopo le amministrative le condizioni sarebbero state più favorevoli all’approvazione della legge. Se non altro perché i toni e le posizioni ideologiche si sarebbero attenuate o, almeno, questo era l’auspicio: “Le elezioni destabilizzano un po’ il quadro, perciò passate quelle, si ha una maggiore serenità per affrontare una partita importante come questa”, diceva lo stesso Alessandro Zan in un’intervista rilasciata a Fanpage.it in attesa che il Ddl venisse calendarizzato tra i lavori del Senato. Quella partita oggi è stata chiusa e adesso il padre della legge contro i crimini di odio dice: “Non c’entrano nulla le amministrative. Qui c’è un tema di merito e cioè la maggioranza del Paese vuole questa legge e invece la maggioranza del Senato non l’ha voluta”. Una considerazione che rivela “una distanza siderale tra il Paese reale e il Senato che ha dimostrato di non essere all’altezza di un Paese moderno e civile come l’Italia”, conclude Zan.

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