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Cosa ha fatto il governo per liberare Saverio Tommasi e gli altri della Flotilla?

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Partiamo come sempre dalle vostre domande: oggi dalla domanda di Marco:

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“Come mai il governo italiano non ha protestato, quando Israele ha imprigionato Saverio Tommasi e gli altri della Flotilla?”

Caro Marco, la tua domanda mi dà l’opportunità di raccontare la vicenda della Global Sumud Flotilla e di Saverio Tommasi da un altro punto di vista: quello del governo italiano. In particolare, di quel che ha fatto – e non ha fatto – mentre 45 italiani erano nelle prigioni israeliane, abbordati in acque internazionali e arrestati senza alcuna ipotesi di reato.

Della Global Sumud Flotilla se ne parla dalla scorsa estate. Si tratta di una missione internazionale organizzata da diverse associazioni, finalizzata a rompere il blocco navale che Israele ha imposto su Gaza, prendendo il controllo delle sue acque territoriali in quanto “scenario di guerra”.

Si tratta di un blocco, per la cronaca, che Israele ha imposto nel 2007, quindi diciotto anni fa, senza che nessuno in Occidente avesse nulla da ridire. Niente a che vedere col 7 ottobre, tanto per essere chiari. Questa Flotilla parte il 31 di agosto e il 1 settembre il ministro per la sicurezza dello Stato di Israele dice che "gli attivisti della Global Sumud Flotilla saranno trattati come terroristi". 

A questa affermazione il nostro governo non replica, se non tre giorni dopo. È un comunicato in cui non c’è alcuna condanna delle parole di Ben Gvir. Ma in cui si dice che da parte del governo, a tutela degli attivisti della Global Sumud Flotilla, “saranno adottate tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe”. 

Non solo, però: il governo suggerisce anche alla flotilla “la possibilità di avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna”e “dei canali umanitari già attivi”, così da evitare “di esporre i partecipanti all’iniziativa ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi e al conseguente onere a carico delle diverse Autorità statuali coinvolte di garantire tutela e sicurezza”.

Per il governo italiano, quindi:

  1. Ci sono corridoi umanitari aperti e funzionanti, e questo non è vero;
  2. Il blocco di Israele è del tutto legittimo, ed è quantomeno opinabile;
  3. Ben Gvir non ha detto niente di male;
  4. Il vero problema è che il governo dovrà spendere per garantire tutela e sicurezza. E qui, come dire, i fatti si incaricano sin da subito di smentire questo comunicato.

Succede infatti che l’8 e il 9 settembre alcuni droni sganciano bombe incendiarie su alcune navi della Flotilla, che in quel momento è ormeggiata al porto di Tunisi. A distanza di tempo, si scoprirà che a ordinare quegli attacchi sarebbe stato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in persona, così come rivelato da due fonti dell’intelligence americana all’emittente televisiva Cbs.

Le opposizioni chiedono che Meloni riferisca in parlamento, ma la premier non rilascia dichiarazioni. A parlare è il ministro degli esteri Tajani, che tuttavia butta la palla in tribuna: “Non sappiamo cosa sia successo realmente, non spetta all’Italia fare le indagini”, afferma. Di richiami alla tutela e alla sicurezza degli italiani a bordo delle navi della Flotilla, nemmeno se ne parla.

Andiamo avanti veloci. Nella notte tra il 23 e il 24 settembre, mentre si avvicina a Cipro, la Flotilla subisce un nuovo attacco aereo. Anche in questo caso la matrice appare chiara. Ma dal governo non arrivano parole di condanna per Israele, anzi.

“È chiaro che quando ti avvicini a una zona di guerra, qualcosa si rischia", dice il vicepremier Matteo Salvini.

Mentre Meloni parla di un’azione pericolosa e irresponsabile. Attenzione, però. Non si riferisce agli attacchi israeliani contro la Flotilla, ma alla Flotilla stessa: “Non c'è bisogno di rischiare la propria incolumità e infilarsi in un teatro di guerra per consegnare gli aiuti a Gaza, che il governo italiano avrebbe potuto consegnare in poche ore. Penso vada fatto un richiamo alla responsabilità, soprattutto quando si tratta di parlamentari, che ricordo sono pagati per lavorare nelle istituzioni, non per costringere le istituzioni a lavorare per loro".

Dulcis in fundo, Meloni parla della Flotilla come un’iniziativa “che, diciamoci la verità, sembra prevalentemente fatta non per consegnare gli aiuti ma per creare problemi al governo”. 45 Paesi uniti, insomma, per creare problemi al governo italiano.

Intanto il ministro degli esteri Tajani, ci informano le agenzie, sta lavorando a un piano per far sì che gli aiuti della Flotilla siano consegnati via Cipro, attraverso un corridoio umanitario garantito dal Vaticano.

E il ministro Crosetto, proprio nelle ore in cui Meloni attacca la Flotilla, decide di schierare la fregata Fasana per scortare le imbarcazioni italiane verso Gaza. Ma solo fino a 150 miglia nautiche dalla destinazione. Fino a dove Israele ha già dichiarato interverrà per intercettare le imbarcazioni e arrestare l’equipaggio. Cioè fino a quando non diventerà davvero pericoloso. 

Arriviamo quindi alla fatidica notte tra il primo e il 2 ottobre, quando le navi della marina israeliana abbordano le imbarcazioni della Flotilla a circa 70 miglia nautiche da Gaza, in acque internazionali.

In quel contesto non ci sono navi militari italiane a “tutela della sicurezza” di 45 cittadini italiani, tra cui il nostro Saverio Tommasi e quattro parlamentari. L’azione di Israele, di fatto un atto di pirateria in acque internazionali, non viene condannato dal governo. Il ministro Tajani, a Porta a Porta, dice addirittura che “il diritto internazionale conta, ma fino a un certo punto”.Mentre Giorgia Meloni non dice nulla, ma fa dire alle agenzie di stampa che non vuole pagare per i rimpatri degli italiani arrestati sulla Global Sumud Flotilla. Nei giorni successivi, nessun esponente del governo italiano prenderà un aereo per Tel Aviv. Nessuno chiederà pubblicamente la liberazione degli attivisti e dei parlamentari italiani. Nessuno chiamerà le loro famiglie per tranquillizzarle. Nessuno andrà ad attenderli all’aeroporto, una volta liberati. Nessuno dirà una parola di fronte a testimonianze che raccontano di violenze e torture. E nei giorni successivi sarà il solo Guido Crosetto a chiamare i parlamentari per assicurarsi delle loro condizioni di salute e psicologiche, via messaggio.

Ecco: questo ha fatto il governo italiano per 45 suoi connazionali arrestati illegalmente in acque internazionali, mentre cercavano di forzare un blocco navale illegale per consegnare aiuti umanitari a una popolazione a cui praticamente manca tutto.  A proposito di “aiutarli a casa loro”. E a proposito di “prima gli italiani”.

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DIRECT - Il Direttore risponde, è il Podcast in cui ogni venerdì Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it, sceglierà una domanda tra tutte quelle che ci invierete. E in cinque minuti - o poco più - proverà a rispondere ai dubbi e alle questioni aperte. Con numeri e fatti. Senza urla, chiacchiere e narrazioni. Andando dritto al cuore della notizia.

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