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Ciao, io sono Natascia Grbic e questa è ‘Streghe”, il nostro Osservatorio sul patriarcato, la nuova newsletter di Fanpage che tratta di femminismo e questioni di genere. Ti starai chiedendo: ma chi è questa? E non hai tutti i torti. Sono giornalista a Fanpage dal 2019, dove mi occupo di cronaca di Roma e questioni di genere. Sono nata e cresciuta politicamente nei collettivi universitari, negli spazi sociali, e ovviamente nelle assemblee femministe. Prima di iniziare, qualche informazione di servizio: “Streghe” non arriverà in un giorno predefinito, ma quando c’è bisogno di discutere e fare luce su quello che accade intorno a noi. La narrazione della violenza di genere e dei femminicidi in Italia è problematica, insufficiente e dannosa, così come insufficienti e dannose sono le risposte della politica. Per questo nasce Streghe, per accendere un faro su quelli che sono i principali casi di cronaca, sul modo in cui sono raccontati e affrontati.
Voglio capire con te cosa vuol dire parlare di gender pay gap, essere madri oggi oppure non esserlo (ed essere stigmatizzata in ogni caso). Voglio ragionare sui temi della rappresentatività, dell’obiezione di coscienza e di violenza ostetrica. Questa newsletter si chiama ‘Streghe’ non perché ci sentiamo perseguitate, ma perché vogliamo diventare l’incubo del patriarcato, farlo tremare, smontarlo pezzo per pezzo. Iniziamo.
Non ci eravamo ancora riprese dall’immagine dei sette uomini riuniti intorno a un tavolo per ripristinare la stanza anti-aborto che ci siamo dovute sorbire le parole del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Priamo Bocchi. Per chi se lo fosse perso, parlando della pillola Ru486, Bocchi è riuscito a dichiarare: “Si consente a una donna di abortire da sola nel bagno di casa, espellendo il feto e tirando lo sciacquone”. Sì Bocchi, si può abortire da sole nel bagno di casa. E sì, si tira lo sciacquone: perché è evidente che non hai la minima idea di che cosa voglia dire abortire, e che non hai le competenze per parlarne. Ma lo sport preferito di molti (maschile universale voluto) è proprio questo: disquisire di argomenti senza avere le basi per farlo.
Quella della destra contro la pillola abortiva Ru486 è una battaglia tutta ideologica. Considerata completamente sicura dall’Organizzazione mondiale della Sanità, in Italia consente di interrompere la gravidanza fino alla nona settimana senza doversi sottoporre a intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi, la Ru486 viene assunta nelle primissime settimane di gestazione, quando è praticamente impossibile distinguere l’embrione dal tessuto abortivo. L’immagine evocata da Bocchi, che in modo furbo parla di ‘feto’ gettato nel water, rimanda a immagini distorte e falsate di quello che invece avviene durante un’interruzione di gravidanza.
La pericolosità della propaganda anti-scelta risiede non solo nel suo tentativo di ostacolare l'autodeterminazione femminile, ma anche nella sua capacità di propagare teorie antiscientifiche. Gli anti-abortisti hanno più volte associato l'assunzione della Ru486 a un presunto incremento dell'infertilità, a danni per la salute fisica e mentale, a una maggiore probabilità di sviluppare il cancro al seno e a gravi eventi avversi con serie conseguenze sul fisico delle donne. Si tratta però di menzogne, illazioni che non hanno nessuna base scientifica.
Silvana Agatone è la storica presidente di Laiga 194, associazione che riunisce il personale sanitario non obiettore. È una ginecologa, e sa benissimo come funziona la Ru486. Me lo ha spiegato, smontando anche le fake news diffuse dagli anti-scelta. “La pillola abortiva è sicura, le complicanze registrate negli studi sono meno dell’1%, tutto quello che dicono è falso e non esiste. In Francia viene usata dagli anni ‘80, sono passati decenni: se ci fossero state delle cose eclatanti sarebbero certamente venute fuori”. Per quanto riguarda le parole di Bocchi, Agatone chiarisce: “Innanzitutto definirlo feto prima delle nove settimane è fuorviante e sbagliato. Parliamo di gruppo di cellule nelle prime fasi ed embrione nelle successive”. Agatone contraddice anche la tesi per cui a sei settimane l’embrione avrebbe già un cuore pulsante, uno dei cavalli di battaglia degli anti-abortisti: “Nelle visite si parla di battito per semplificare, ma in realtà quello che sentiamo nelle prime settimane è l’estrapolazione di un’onda elettromagnetica il cui movimento viene trasformato in rumore. Parliamo di un ammasso di cellule, non c’è assolutamente il cuore per come ce lo immaginiamo noi. Quando queste persone parlano di ‘battito’, è per influenzare culturalmente e colpevolizzare le persone. Dicono anche che la Ru486 causa tumori e infertilità. Voglio rispondere in modo provocatorio dicendo: ‘magari’. Vuol dire che avremmo scoperto la causa dei tumori e dell’infertilità finalmente. Ma in letteratura scientifica non esiste niente di tutto questo. Questi signori, che dicono di tenere tanto alla vita, andassero a protestare davanti le fabbriche di armi con le quali i bambini vengono uccisi: perché non si preoccupano delle vite che già ci sono invece di quelle immaginarie?”.
Ne ho parlato anche con Eleonora Mizzoni, attivista di ‘Obiezione Respinta’, collettivo transfemminista che ha l'obiettivo di mappare e contrastare la pratica dell'obiezione di coscienza in Italia. “Da sempre gli antiabortisti si servono di fake news che parlano di possibili effetti collaterali, tumori, e addirittura complicazioni mortali. Se prima le loro campagne si concentravano sul feto, negli ultimi anni abbiamo notato un cambio di narrazione che si concentra sulla finta preoccupazione per la salute della donna. Si tratta di campagne nate per stigmatizzare l'aborto, che approfittano della disinformazione sulla pillola abortiva. Noi ci occupiamo anche di accompagnare le persone nel loro percorso di interruzione della gravidanza, e vediamo come purtroppo questi immaginari abbiano un peso, infondendo paura e preoccupazione. Fortunatamente da quando sono cambiate le linee di indirizzo per l'uso della Ru486 siamo passati dall’essere l’ultima nazione in Europa con solo il 20% di aborti farmacologici, a una percentuale del 52%. Questo dimostra che se le persone possono scegliere si affidano alla Ru486. In un paese dove il muro dell’obiezione sfiora il 70%, la pillola abortiva è un modo per scavalcarlo”.
C’è poi una grossa ipocrisia di fondo riguardo la presunta pericolosità di interrompere la gravidanza in casa. Chi ha avuto un aborto spontaneo alle prime settimane, anche di una gestazione voluta e desiderata, lo sa perfettamente: a meno che non vi siano motivi particolari che richiedono la necessità di un’operazione chirurgica, la maggior parte dei medici consiglia di aspettare a casa che la gravidanza si risolva naturalmente. La frase “aspetta solo che ti vengano le mestruazioni”, so che suona familiare a molte di voi. Come mai in questo caso espellere il materiale abortivo, l’embrione o il feto in bagno è considerato sicuro e preferibile rispetto all’ospedale, e con la Ru486 no? Penso non ci sia bisogno di rispondere. "Quando raccontiamo cosa vuol dire aborto farmacologico, facciamo sempre presente che si tratta di una situazione fisica molto simile all'aborto spontaneo – mi dice ancora Mizzoni – C’è un doppio standard quando si parla di aborto a casa: spesso quando abortiamo spontaneamente siamo da sole, in bagno, e ci dicono che possiamo gestirlo senza doverci recare in ospedale. Mentre quando parliamo di aborto con le pillole, l'intervento medico sembra assolutamente necessario . Parlare di donne sole e di feti scaricati nel bagno, serve per veicolare un’idea di tristezza e solitudine associata all'aborto a domicilio. Ma nelle testimonianze che abbiamo ricevuto negli anni abbiamo notato che spesso la tristezza si trova proprio in ospedale, dove le donne vengono lasciate sole a sanguinare, senza antidolorifici, senza aiuto”.
Un altro aspetto non di secondaria importanza lo ha aggiunto Chiara Fonzi, attivista di Laiga 194, con cui ieri ho parlato telefonicamente: “Ricordiamoci sempre che la persona può scegliere se usufruire della Ru486 a casa oppure in ospedale. In genere tra gli effetti collaterali più frequenti rientra una comune diarrea, quindi spesso si preferisce rimanere a casa. Anche le linee guida scientifiche spiegano che è meglio lasciare le persone in un ambiente di comfort: si può scegliere. Parlare di feto gettato nel water, evocare un’immagine scientificamente inesatta, è terrorismo per avere controllo sui corpi delle persone”.
Da tempo vediamo come la destra utilizza il corpo femminile come campo di battaglia per la propria propaganda politica. Lo abbiamo visto nel 2019 quando Verona ha ospitato il Congresso mondiale delle famiglie, lo vediamo oggi con i continui tentativi di limitare il diritto di scelta riguardo l’avere una gravidanza o meno. D’altronde il controllo della salute sessuale e riproduttiva delle donne è sempre stata strumentale al mantenimento del loro ruolo sociale. E ‘dare lavoratori alla patria’ resta lo slogan parafrasato che, a giudicare da certi discorsi, sembra piacere ancora a qualche politico.
Mi piacerebbe sapere cosa pensi del contenuto di questa settimana. Se lo ritieni importante, aiutami a diffondere questo lavoro: non solo condividendolo, ma anche parlandone a scuola, in famiglia, con gli amici, sul posto di lavoro. Se hai segnalazioni da fare, o pensi ci sia un argomento su cui è necessario fare luce, scrivimi a streghe@fanpage.it.
Ci sentiamo alla prossima puntata. Ti ricordo che ‘Streghe’ non ha un appuntamento fisso: esce quando serve. E dove serve, noi ci siamo.
Ciao!
Natascia Grbic