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come ogni volta in cui facciamo uscire un’inchiesta, il nome di questa newsletter assume un senso ulteriore. Perché ormai, l’abbiamo capito, chi vuole disarmarci, chi vuole renderci inoffensivi, lo fa attraverso il silenzio. Che siano i giovani nostalgici di Gioventù Nazionale o i poliziotti infiltrati in Potere al Popolo, basta che i giornali non ne parlino, le televisioni non ne parlino, i politici non ne parlino e passa tutto, come acqua fresca. Noi facciamo rumore per questo. Perché sappiamo che il silenzio non è neutrale, ma il muro che alzano tra l’opinione pubblica e la verità. E rompere quel muro di silenzio è diventato importante quanto fare le inchieste, ormai. Altrimenti è tutto inutile.

1) Ma il governo, in qualche modo, ha giustificato l’infiltrazione dei poliziotti in Potere al Popolo?

Riccardo

No, caro Riccardo, siamo ancora in attesa. Ormai sappiamo qual è il loro ciclo di risposta alle inchieste di Fanpage, però. Prima c’è il silenzio: non parlano i politici, non parlano i giornali, non parlano le tv e l’inchiesta finisce nel dimenticatoio. Poi, se per caso non funziona, c’è la negazione: sì c’era un poliziotto in Potere al Popolo, ma era lì perché innamorato di una militante (giuro, hanno provato a far passare questa versione). E se per caso non funziona pure questo, ecco che arriva la risposta: sì, è vero abbiamo infiltrato un poliziotto in Potere al Popolo, anzi no, erano cinque, in tutta Italia, ma era tutto regolare, avevamo i nostri motivi. Infine, se per caso non funziona nemmeno la risposta, basta prendersela con Fanpage: usate metodi da regime, vi siete infiltrati anche voi, cosa volete? Noi, pazientemente, continueremo a ripetere le stesse domande a chi di dovere: perché infiltrare un partito che si presenta alle elezioni? Che "Infiltrarsi nelle riunioni dei partiti politici è da regime" – tanto più se è lo Stato a farlo – non l’ho detto io, ma Giorgia Meloni, giusto un anno fa.  Sarebbe interessante sapere che ne pensa, di quel che abbiamo scoperto, no?

Francesco Cancellato, direttore Fanpage.it

2) Che ne pensate del conflitto tra le Regioni che hanno adottato norme sul fine vita e lo Stato che cerca solo di bloccarle e cancellarle, impugnandole? Possibile che non si sia liberi di morire con dignità quando le condizioni sono ormai senza speranza?

Patrizia

Cara Patrizia,  il conflitto innescato dal governo con la Toscana non può non suonare come una beffa. L’esecutivo ha giustificato l’impugnazione della legge regionale sul fine vita rivendicando la competenza sulla materia, che dovrebbe essere esclusiva dello Stato e non delle Regioni. Peccato che la stessa celerità con cui è stata impugnata l’unica legge regionale che chiariva tempi e modi di accesso al suicidio assistito, dando seguito alla sentenza della Corte costituzionale, non sia stata adoperata per disciplinare la questione una volta per tutte a livello nazionale. Ora una prima bozza di disegno di legge c’è, se ne sta discutendo e il centrodestra vorrebbe farla arrivare in Senato a metà luglio. “Finalmente”, potresti pensare. Non proprio. Come ci ha spiegato anche Marco Cappato dell’Associazione Luca Coscioni, gli aspetti critici del ddl sono parecchi. Si pensa, ad esempio, a creare un Comitato ‘etico’ con il compito di valutare la richiesta del paziente e in caso rifiutarla, se riterrà che non ci siano i requisiti necessari. Il tutto con tempi molto lunghi che rischiano di infliggere ulteriori sofferenze ai malati. E poi l’idea di escludere il Servizio sanitario nazionale e lasciare la gestione ai privati, il che renderà impossibile per molti pazienti ricorrere al suicidio assistito. O ancora inserire le cure palliative come possibile trattamento obbligatorio nel percorso per il fine vita, che complicherebbe ulteriormente l’iter per chi soffre. Insomma, la discussione è ancora aperta ma tutti questi elementi ci portano a ritenere che l’intenzione della maggioranza non sia tanto quella di regolamentare l’accesso al fine vita, quanto piuttosto di restringerne le maglie.

Giulia Casula, redattrice area Politica Fanpage.it

3) Il presidente degli Stati Uniti può agire in maniera così ondivaga e imprevedibile, senza rendere conto al Congresso? In che misura può essere controllato? Siamo davvero in balia di volontà fuori controllo?

Carla

Ciao Carla, per rispondere a questa domanda dobbiamo spiegare come funziona il bilanciamento dei poteri negli Stati Uniti. Qui la figura del presidente è molto potente, ma questo potere ha dei limiti. Soprattutto in materia di politica estera, militare e nell’uso di ordini esecutivi l’inquilino della Casa Bianca ha ampi margini di manovra. Ma non può legiferare da solo, in quanto il Congresso detiene il potere legislativo, per cui il presidente può proporre e influenzare le leggi ma non può imporle senza l’approvazione del Congresso stesso; è soggetto al controllo giudiziario ed è politicamente oltre che in alcuni casi penalmente responsabile. Anche per quanto riguarda le dichiarazioni di guerra, il presidente non può decidere da solo, ma anzi è il Congresso che ha il potere di farlo. Quindi, possiamo dire che: no, ufficialmente e tecnicamente non siamo in balia di una volontà fuori controllo, perché il sistema politico statunitense è stato progettato proprio per garantire che il potere del Presidente non sia assoluto e che vi siano meccanismi per prevenirne l’abuso attraverso il controllo del Congresso e della Magistratura. Ma molto dipende anche dalla tenuta democratica attuale del Paese. Oggi i repubblicani, quasi tutti di stretta osservanza trumpiana, controllano sia la Camera che il Senato per cui il filtro del Congresso potrebbe saltare. E potremmo doverci preoccupare.

Ida Artiaco, vice capa area Cronaca Fanpage.it

4)  Mi sento impotente e spaventata, possibile che non ci sia un modo per fermare questi orrori? 

Francesca

Cara Francesca, la sensazione di impotenza è, penso, molto comune tra chi si interessa a cosa succede nel mondo. L’impressione è che ci troviamo in uno dei tanti punti di svolta della storia mondiale. Tra qualche anno potremmo guardare a questo periodo facendo un sospiro di sollievo, oppure le cose potrebbero peggiorare. Il genocidio in atto a Gaza, l’invasione della Russia in Ucraina, il conflitto tra Israele e Iran (che per il momento sembra concluso). L’impegno dell’Europa a riarmarsi, l’indebolimento delle istituzioni internazionali che sulla carta erano nate per preservare la pace. E molto altro, come i regimi autoritari e illiberali che si moltiplicano e si rafforzano. Provare a tenere tutto insieme può scoraggiare. Naturalmente non ho risposte dirette: non so se ci sia un modo per fermare questi orrori. Però so che, senza lasciarsi sopraffare dalla paura, si può decidere come spendere il proprio tempo e le proprie energie. Si può fare pressione sulla politica nazionale e locale; far sentire la propria voce, da soli o in gruppo; dire e ripetere pubblicamente che gli orrori vanno fermati. Ti auguro di poter fare rumore a modo tuo, e che questo ti aiuti a sentirti un po’ meno impotente e spaventata.

Luca Pons, redattore area Politica Fanpage.it

Direi che è tutto, anche per oggi.
Grazie per averci accompagnato fino a qua.

Francesco

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