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Terremoti ai Campi Flegrei marzo 2024: registrate 34 scosse avvertite dalla popolazione

Il rapporto dell’Istituto di geofisica e vulcanologia: ai Campi Flegrei centinaia di terremoti al mese, fortunatamente solo pochi sono davvero avvertiti dalle popolazioni residenti.
A cura di Redazione Napoli
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Immagine di repertorio
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Le scosse ai Campi Flegrei continuano: il fenomeno bradisismico che da qualche anno caratterizza l'area della più grande caldera vulcanica d'Europa non si arresta. Durante il mese di marzo 2024 – lo dice il rapporto mensile di sorveglianza diffuso dall'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) – nell'area dei Campi Flegrei sono stati registrati 461 terremoti con una magnitudo massima di 3.2. Tra questi pochi però sono stati distintamente avvertiti dalla popolazione.

Infatti 422 eventi (circa il 91.5% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0 o non determinabile a causa della bassa ampiezza del segnale non chiaramente distinguibile dal rumore di fondo, 33 eventi (circa il 7.2% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, 5 eventi (circa l’1.1% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9, e 1 evento (circa lo 0.2% del totale) ha avuto una magnitudo maggiore di 3.0. In totale sono stati localizzati 316 eventi (circa il 68% di quelli registrati), ubicati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e nel Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 2 km e profondità massima di circa 5 km.

Dagli inizi del 2024 il valore medio della velocità di sollevamento nell’area di massima deformazione è di circa 10 millimetri al mese alla stazione GNSS di Rione Terra (RITE). Il sollevamento registrato alla stazione GNSS di RITE è di circa 121 cm da novembre 2005, di cui circa 89 cm da gennaio 2016.

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I valori massimi di temperatura superficiale della serie temporale IR nelle aree di Pisciarelli e Solfatara mostrano andamenti stabili.
I parametri geochimici confermano i trend pluriennali di riscaldamento e pressurizzazione del sistema idrotermale. Il flusso di CO2 dal suolo nell'area della Solfatara si conferma essere elevato, stimato in circa 4000 t/d, valori comparabili a quelli che si ritrovano nel plume di vulcani attivi a degassamento persistente.

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