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“A Napoli senza gettone la giostra non gira”: rifiutarono di portare donna in ambulanza, licenziati dall’Asl

Due dipendenti dell’Asl Napoli 1 licenziati: in servizio al 118, avrebbero chiesto soldi per portare una paziente in ospedale.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Un autista soccorritore e un infermiere sono stati licenziati in tronco dall'Asl Napoli 1: nel corso di un intervento in casa di una paziente si sarebbero prima rifiutati di portare la donna in ospedale, sostenendo che il ricovero non fosse necessario, poi avrebbero chiesto dei soldi per il trasporto e per intercedere coi colleghi del Cardarelli affinché la accettassero. Il provvedimento è arrivato oggi, in conclusione dell'iter giudiziario. Il licenziamento è stato confermato a Fanpage.it dal dottor Giuseppe Galano, direttore del servizio 118 dell'Asl Napoli 1.

I fatti contestati risalgono al 19 febbraio 2014, quando i due erano entrambi in servizio presso il 118 di Napoli (l'infermiere già da tempo è stato spostato ad altro incarico, per motivi non collegati). La vicenda viene ricostruita nella sentenza depositata il 15 giugno scorso e che Fanpage.it ha potuto visionare: entrambi condannati a 4 anni di reclusione, con interdizione perpetua dai pubblici uffici.

In quella circostanza l'autista e l'infermiere, si legge nel provvedimento, erano stati inviati dalla centrale 118 nell'abitazione di una donna che necessitava del ricovero in ospedale. I due si erano rifiutati di trasportarla, anche quando il figlio aveva mostrato la certificazione medica e il cardiologo che aveva in cura la donna, raggiunto al telefono, aveva confermato la gravità delle sue condizioni di salute.

"Siamo a Napoli, lo sai bene che per fare girare la giostra…"

Il figlio della paziente aveva quindi chiamato un'ambulanza privata e, in attesa del mezzo, si legge ancora nella sentenza, i due avevano a più riprese chiesto se l'uomo fosse sicuro di non volere che la trasportassero loro, aggiungendo: "Sei a Napoli, lo sai bene che per fare girare la giostra… se no non gira". Con queste parole, e aggiungendo che avrebbero potuto intercedere presso il personale del Pronto Soccorso del Cardarelli per far accettare il ricovero, per il giudice hanno compiuto "atti idonei diretti in modo equivoco a costringere" il figlio della donna "a versare una somma di denaro di importo non determinato per compiere un atto del proprio ufficio, consistente nel trasporto urgente della madre presso la struttura sanitaria del Cardarelli, non verificandosi l'evento per cause indipendenti dalla loro volontà".

L'uomo in tutta risposta aveva detto che li avrebbe denunciati, e l'autista e l'infermiere lo avevano minacciato, sottolineando che "senza gettone la giostra non gira". E, per giustificare il mancato trasporto, avevano mentito alla centrale operativa, dicendo che il medico curante della donna aveva detto che il ricovero non era necessario, e inducendo quindi l'operatore del 118 ad attestare il falso sulla scheda sanitaria. Infine, i due avevano falsificato la scheda di intervento, scrivendo che la signora aveva rifiutato il ricovero.

La donna era stata poi trasportata al Cardarelli con ambulanza privata ed era deceduta tre ore dopo in ospedale. L'autista e il soccorritore sono stati condannati soltanto per concussione, relativamente alla richiesta di denaro, mentre per gli altri reati non si è proceduto in quanto nel frattempo è intervenuta la prescrizione.

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