Scavi di Ercolano, rimossi i graffiti lasciati dai turisti nella Casa dell’Erma

Sono stati rimossi i graffiti lasciati dai turisti nella Casa dell'Erma di bronzo, all'interno del Parco Archeologico di Ercolano. La domus ha riaperto lo scorso 2 giugno a un anno dall'ultimo (in ordine cronologico) gesto vandalico di un turista, che ne aveva imbrattato le mura. Ad occuparsi del ripristino dello status quo, un team di restauratori, archeologi, tecnici e professionisti della conservazione. L'intervento di restauro, realizzato con i fondi ricavati dai biglietti d'ingresso al parco e con un finanziamento dello Stato, si è articolato in due distinte fasi di recupero. Ed oggi, finalmente, l'antica domus è tornata com'era prima dei vandalismi.
I lavori di recupero per la Casa dell'Erma di bronzo
I lavori si sono svolti in due fasi: la prima, di emergenza, per trattare e "guarire" le superfici dall'atto vandalico del 2 giugno 2024 e una seconda, più ampia, inserita nel programma di manutenzione straordinaria della domus. Per rimuovere l'inchiostro indelebile che aveva macchiato il dipinto murale è stato necessario uno studio preliminare approfondito per individuare la tecnica più sicura ed efficace con cui operare. I lavori sulle pareti dell'atrio, nell'ambito di un più vasto programma di manutenzione, hanno previsto la messa in sicurezza dei dipinti attraverso il consolidamento della pellicola pittorica, insieme al trattamento degli intonaci danneggiati da incisioni e graffiti risalenti ai decenni scorsi. Di rilievo anche il riposizionamento di un frammento di intonaco originale crollato nel 2019 e conservato nei depositi del Parco.

"La Casa torna a raccontare la propria storia"
“La Casa dell’Erma di bronzo torna finalmente a raccontare la propria storia", ha spiegato in una nota Francesco Sirano, direttore del Parco, "come esempio concreto di rinascita culturale e operosa dedizione alla tutela del patrimonio e non più come simbolo di degrado. La riapertura di questa domus rappresenta un momento di grande soddisfazione, non solo restituiamo alla visita un bene prezioso, ma riaffermiamo il valore della continuità della cura, della responsabilità condivisa e della capacità di trasformare una ferita in un'opportunità di rinascita. È questo lo spirito che guida il nostro lavoro quotidiano”, ha aggiunto ancora Sirano.
La piccola casa, costruita in epoca sannitica, è stata scoperta tra il 1927 e il 1929 durante gli scavi guidati da Amedeo Maiuri. Il suo nome, quello dell'Erma di bronzo, deriva da un ritratto maschile posto su un pilastrino di marmo (erma) il cui originale è oggi conservato nei magazzini del Parco. L'ingresso è diretto dalla strada principale tramite un corridoio, con due stanze ai lati. A sinistra quella del portiere, a destra una piccola camera da letto decorata nello stile detto III. Stesse decorazioni anche per l'atrio, ornato al centro da una vasca in tufo. Accanto all'ingresso del tablino, un locale usato come studio o come vano di ricevimento, si trova una copia della testa ritratto di bronzo. Dietro è posizionata una stanza un tempo cortile seguita da una sala da pranzo. Sul lato opposto un'altra camera di servizio, dove c'era una scala che portava al piano superiore. Da notare la finestra al piano terreno che conserva ancora le grate e le due finestre sulla sommità della parete nord dell'atrio. Queste davano luce e aria ad alcuni vani della confinante casa a Graticcio, indizio di interferenze se non di appartenenza a un'unica proprietà.