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Morte di Samuele, 3 anni, giù dal balcone a Napoli

Samuele, morto a 3 anni: perché il giudice non crede al capogiro di Cannio

Si indaga a tutto tondo sulla morte del piccolo Samuele, morto dopo essere caduto dal 4° piano del palazzo dove viveva con la famiglia. Mariano Cannio, il 38enne in stato di fermo per l’omicidio, si trova in carcere ma il giudice non crede al “capogiro” che gli avrebbe fatto cadere il piccolo dalle braccia. Non esclusa la volontarietà del gesto.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Non convince la versione di Mariano Cannio, il 38enne in carcere a Poggioreale per l'omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni caduto dal balcone della sua abitazione a via Foria, nel cuore di Napoli. Gli inquirenti continuano a seguire ogni pista, mentre l'uomo si trova nel carcere di Poggioreale dopo la convalida del fermo. La sensazione è che prima che venga fatta chiarezza sulla vicenda occorrerà molto tempo ed indagini accurate. Al momento, l'uomo resta indagato per omicidio e lui stesso non avrebbe smentito le proprie responsabilità nella triste vicenda di venerdì 17 settembre.

Il punto che meno convince nella ricostruzione fornita da Mariano Cannio riguarda proprio il presunto "capogiro" che avrebbe avuto nel momento in cui, con in braccio Samuele, si sarebbe sporto dal balcone. Scrive infatti la giudice per le indagini preliminari Valentina Gallo nell'ordinanza di convalida del fermo che "la circostanza del capogiro, non dichiarata in prima battuta […] non appare credibile allo stato, non reputandosi verosimile che l'indagato avesse avvertito un malore di tale intensità della durata circoscritta all'istante in cui lasciava la presa del bimbo che aveva in braccio". In pratica, gli inquirenti non ritengono plausibile che sia stato un capogiro a provocare la caduta dalle sue braccia, ma non si sbilanciano su altre ipotesi. "Il movente del gesto, di estrema gravità, non può dirsi allo stato pienamente accertato", scrive ancora la giudice Gallo.

Un altro punto di "forza" per i dubbi degli inquirenti e che non li convince sulla questione dell'improvviso capogiro è il comportamento di Mariano Cannio dopo la vicenda. Scrive ancora la giudice infatti che dopo la caduta del piccolo Samuele, l'uomo si sarebbe "dimostrato totalmente cosciente, nei momenti immediatamente precedenti ed in quelli successivi al gesto. Momenti che l'indago ha descritto infatti con grande precisione". La ricostruzione della vicenda, insomma, in questo momento farebbe più pensare ad un "senso della volontarietà dell'azione posta in essere": tradotto in parole povere, fa pensare all'ipotesi della volontarietà del gesto da parte di Mariano Cannio.

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