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“Rinuncio alla cittadinanza italiana: la Spagna mi ha adottato, qui ho un futuro lavorativo e personale”

La storia di Riccardo Consoli, salernitano di 30 anni, andato via dall’Italia, incapace di offrirgli un futuro: “Ho deciso di rinunciare alla nazionalità: l’Italia non mi ha mai dato niente, anzi mi ha respinto. In Spagna mi sono sentito accolto”.
A cura di Valerio Papadia
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Riccardo Consoli (a sinistra) e suo marito Jose
Riccardo Consoli (a sinistra) e suo marito Jose

Storia di chi fugge e di chi resta, titola un romanzo di Elena Ferrante che rientra nella tetralogia de "L'amica geniale". Storia di chi, semplicemente, parte per assicurarsi un futuro migliore, va via da un posto in cui si sente respinto, rifiutato. È la storia di Riccardo Consoli, 30 anni, di Capaccio, nella provincia di Salerno, che cinque anni fa ha deciso di lasciare il paese d'origine e l'Italia nel tentativo di costruirsi un futuro migliore, di trovare il suo equilibro e il suo posto nel mondo, avendo dalla sua parte, come racconta a Fanpage.it, soltanto un biglietto aereo di sola andata per Lanzarote, una delle isole delle Canarie, in Spagna.

Riccardo, partiamo dal principio. Perché hai deciso di lasciare Capaccio e l'Italia?

Perché l'Italia non ha mai fatto nulla per me. A Capaccio ho sempre avuto lavori precari: lavoravo in un bar, senza contratto, 14 ore al giorno, per 400/500 euro al mese. Con tanti sacrifici, anche grazie alla mia famiglia, nel 2018 sono riuscito ad aprire un'agenzia di viaggi, ma l'esperienza è durata circa un anno: le entrate erano appena sufficienti a coprire le spese e arrivavo a fine mese con la preoccupazione di non farcela. E così ho dovuto chiudere. E poi, a Capaccio mi sentivo giudicato: sono omosessuale e in Italia c'è ancora tanta strada da fare contro i pregiudizi.

E allora sei andato in Spagna, alle Canarie.

È stata una pazzia. Mi sono ritrovato con un biglietto aereo di sola andata Roma-Lanzarote e, nel gennaio del 2019, sono partito: con gli ultimi risparmi ho affittato una casa per un mese. Tutti pensavano fossi matto: non avevo un lavoro, non avevo contatti sull'isola e non conoscevo la lingua, ma dopo tante sofferenze e tanti sacrifici, niente poteva spaventarmi. I primi tempi sono stati difficili soltanto per la mancanza della mia famiglia, ma a Lanzarote ho trovato un altro mondo: le persone mi hanno accolto con calore, nonostante la barriera linguistica iniziale, e vedere persone dello stesso sesso andare in giro o baciarsi lì non fa notizia, come è giusto che sia. All'inizio ho lavorato come lavapiatti, per imparare lo spagnolo; quando poi ho avuto padronanza con la lingua, ho trovato lavoro da Zara e ho conosciuto Jose, quello che poi sarebbe diventato mio marito. E poi è arrivato il Covid.

Cos'è successo con la pandemia?

Con il Covid è arrivato un periodo abbastanza duro. Ho perso il lavoro: i negozi hanno chiuso e non mi hanno rinnovato il contratto. Mi sono ritrovato a non poter pagare l'affitto e ho chiesto aiuto. Anche in questo il governo spagnolo mi ha dato un aiuto, mi è venuto incontro, cosa che l'Italia non ha mai fatto. L'affitto era interamente coperto dal governo, mentre grazie ai servizi sociali e a un contributo mensile di 230 euro potevo fare la spesa. Con l'allentamento delle misure restrittive, la madre di Jose mi ha proposto di andare a vivere a casa con loro e poi, nel novembre del 2020, ho trovato un altro lavoro, da Foot Locker. Da lì, non mi sono più fermato: per crescere professionalmente sempre di più, ho cambiato tanti lavori e ho trovato sempre di più il mio equilibrio.

Arriviamo così al 2023 e al matrimonio con Jose.

Sì, ci siamo sposati nel giugno del 2023. Andare in Comune e sposarsi a tutti gli effetti, avere un matrimonio in piena regola e non una unione civile, è stato molto emozionante. Dopo le nozze in Comune, poi, ci siamo sposati anche con rito Buddhista, visto che entrambi abbiamo abbracciato questa religione: una cerimonia da sogno di fronte al mare.

E dopo il matrimonio è arrivata quella che tu definisci un'altra pazzia.

Sono fatto così (ride, ndr). Io e Jose abbiamo deciso di aver bisogno di maggiori servizi e infrastrutture, Lanzarote è piccola, così abbiamo deciso di spostarci a Tenerife. Anche stavolta, senza conoscere nessuno e senza lavoro, ma con la consapevolezza di avere una persona accanto che fosse un supporto per l'altro. A Tenerife abbiamo trovato lavoro subito: io lavoro in un'accademia che aiuta gli italiani a studiare alle Canarie. Nel frattempo, mio marito continua a studiare per diventare avvocato, mentre anche io sto studiando Turismo: l'esperienza dell'agenzia di viaggi mi è rimasta dentro e vorrei lavorare di nuovo in questo ambito.

In Spagna sembri aver trovato la tua dimensione. Hai mai pensato di tornare in Italia?

Assolutamente no. Anzi. Ho deciso di rinunciare alla nazionalità italiana e avere soltanto quella spagnola. Le Canarie mi hanno accolto, sia il governo che le persone, nessuno mi ha mai giudicato e qui sono stato in grado di costruirmi un futuro. In Italia sono andato avanti soltanto grazie ai sacrifici miei e della mia famiglia, ma sia le istituzioni che la gente mi hanno respinto. Non ho nulla per cui ringraziare l'Italia.

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