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Resta in carcere Ivanhoe Schiavone, figlio del superboss Sandokan

Il Tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare per Ivanhoe Schiavone, 27 anni, per l’inchiesta sulla vendita di due terreni a Grazzanise (Caserta).
A cura di Nico Falco
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Resta in carcere Ivanhoe Schiavone, figlio del superboss "Sandokan", finito in manette lo scorso 16 luglio nell'ambito di una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli con le accuse di riciclaggio, autoriciclaggio ed estorsione, reati contestati in concorso e aggravati dall'agevolazione e dal metodo mafioso: lo ha stabilito la dodicesima sezione del Riesame del Tribunale di Napoli, che ha confermato la misura cautelare emessa dal gip di Napoli.

L'arresto del figlio di Sandokan Schiavone

Il 27enne era stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta insieme ad un altro indagato, il 54enne Pasquale Corvino; la vicenda ruotava intorno alla vendita di alcuni terreni vicini all'aeroporto di Grazzanise, che sarebbero stati acquistati da Francesco Schiavone "Sandokan" prima del suo arresto, risalente al 1991, e che sarebbero stati intestati a un prestanome per evitare che potessero finire sotto sequestro.

Ivanhoe Schiavone (assistito dall'avvocato Pasquale Diana) ha ammesso di avere venduto un terreno perché in difficoltà economiche, ma ha respinto l'accusa di estorsione che, secondo gli inquirenti, avrebbe commesso nei confronti dell'affittuario del terreno. Il Tribunale del Riesame ha però confermato l'accusa di estorsione, riqualificando il reato di riciclaggio in ricettazione aggravata in relazione ai soldi che il ragazzo avrebbe ottenuto dalla vendita del terreno in località Selvalunga.

Chi è Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi

Il giovane, fino al momento dell'arresto, era l'ultimo dei figli maschi di "Sandokan" ancora libero; gli altri, come Carmine ed Emanuele Libero, sono da tempo detenuti, mentre Nicola e Walter, primogenito e secondogenito del capoclan, sono in località protetta perché hanno scelto di collaborare con la giustizia. Ivanhoe Schiavone era stato coinvolto in una precedente inchiesta sul racket dei gadget pubblicitari ma per quella vicenda era stato assolto nel 2015.

La vendita dei terreni di Grazzanise

Dall'inchiesta della Dda emerge che la famiglia del capoclan è in difficoltà economiche, da qui la necessità di monetizzare i beni gestiti dai prestanome, nonostante ciò abbia portato a tensioni tra gli stessi componenti. A puntare il dito contro il 27enne, in particolare, l'affittuario di uno dei due terreni di Grazzanise, un agricoltore che, nel 2019, aveva raccontato alla Squadra Mobile di Caserta che Schiavone aveva contattato suo figlio su Instagram e che poi gli aveva detto che avrebbe dovuto lasciare il fondo perché era stato venduto ad un'altra persona; l'uomo aveva poi aggiunto agli investigatori di avere consegnato direttamente ad Ivanhoe Schiavone una busta con dei soldi, sempre relativa alla questione dei due terreni.

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