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Processo al clan Moccia, 3 anni senza una sentenza: perché 15 imputati sono stati scarcerati

Nei giorni scorsi hanno lasciato il carcere presunti boss e gregari del clan Moccia di Afragola: sono scaduti i termini della custodia cautelare, fissati in 3 anni dall’inizio del processo.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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Prima è toccato a nove imputati, la settimana scorsa, nei giorni successivi ad altri 6: con le ultime scarcerazioni salgono a 15 gli imputati nel processo contro il clan Moccia tornati in libertà mentre il processo di primo grado a loro carico è ancora in corso. Il motivo è nella lunghezza del procedimento: sono scaduti i termini di carcerazione. E così hanno lasciato il carcere (con divieto di dimora in Campania e Lazio e obbligo di firma) quelli che la Direzione Distrettuale Antimafia ritiene boss e gregari, il gotha della cosca che dalle strade di Afragola è arrivata a Roma abbandonando i reati di strada per riciclarsi nell'alta imprenditoria: non più droga ed estorsioni, ma gestione di attività commerciali e appalti.

Gli imputati scarcerati per decorrenza dei termini

A determinare le liberazioni, i termini della custodia cautelare, fissati in tre anni. Per la Procura il conteggio parte dal dicembre 2022, ovvero quando il Tribunale di Napoli Nord ha dichiarato la propria incompetenza territoriale, portando al trasferimento del processo al Tribunale di Napoli. Per gli avvocati difensori, invece, si deve partire dal 22 luglio 2022, quando è stato emesso il decreto di giudizio immediato. E, di conseguenza, individuare la scadenza dei termini nel luglio che si è appena chiuso e non nel prossimo dicembre. Alla stessa conclusione è giunto il Tribunale di Napoli, che ha dichiarato i termini della custodia cautelare, ritenendo insuperabile il limite anche in caso di cambio di competenza da un tribunale all'altro.

L'ordinanza, emessa il 1 agosto dalla sesta sezione penale (feriale), riguarda Antonio Moccia, Luigi Moccia, Angelo Moccia, Gennaro Moccia (figlio di Angelo), Pasquale Credentino, Francesco Favella, Antonio Nobile e Gennaro Rubiconti (Favella e Angelo Moccia sono però rimasti in cella perché coinvolti in altri procedimenti). Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Saverio Senese, Gennaro Lepre, Annalisa Senese, Ernesta Siracusa, Claudio Botti, Nicola Quatrano, Dario Carmine Procentese e Salvatore Pettirossi. Nei giorni successivi altri sei imputati hanno lasciato il carcere (tra loro Filippo Iazzetta, indicato come presunto proconsole del clan Moccia, Francesco Di Sarno, Angelo Piscopo e Benito Zanfardino.

Il processo iniziato nel 2022

Il processo, ricostruisce Repubblica, era cominciato il 25 luglio 2022, con il decreto di giudizio immediato. Nella prima udienza (fissata per il 17 ottobre ma rinviata a dicembre) le difese avevano sollevato una questione tecnica, sostenendo che il tribunale competente non fosse quello di Napoli Nord ma quello di Napoli; la richiesta era stata accolta il 20 dicembre 2022 e gli atti erano stati quindi trasferiti agli inizi del gennaio successivo. Da allora ci sono state sessanta udienze ma il procedimento è ancora nella fase dibattimentale.

Le verifiche interne sul processo

La preoccupazione che i termini di custodia potessero scadere, con conseguente liberazione degli imputati, era stata paventata già negli anni scorsi dai pm, nel marzo 2023 e nell'aprile 2024, che si erano detti disponibili a sostenere sessioni straordinarie.

Dopo le liberazioni il procuratore Nicola Gratteri e il presidente della Corte di Appello, Maria Rosaria Covelli, hanno avviato verifiche interne per ricostruire i passaggi del processo al clan Moccia, esaminare rinvii e ritardi ed individuare le eventuali criticità.

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