Omicidio Antonio Natale, ipotesi scarcerazione per il killer. L’avvocato: “No a scorciatoie per pentiti apparenti”

Gennaro Pacilio, indicato dagli inquirenti come l'esecutore materiale dell'uccisione di Antonio Natale e oggi collaboratore di giustizia, potrebbe essere scarcerato: la Procura di Napoli ha espresso parere favorevole sull'istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con una misura più attenuata. Una eventualità contro cui si è espresso Gioacchino Genchi, avvocato dei familiari del 22enne assassinato a Caivano (Napoli): "La famiglia Natale non chiede vendetta, ma giustizia vera. Giustizia che passa attraverso pene proporzionate alla gravità dei delitti, il pieno accertamento delle responsabilità e il rifiuto di scorciatoie premiali fondate su collaborazioni solo apparenti".
L'omicidio di Antonio Natale a Caivano
Antonio Natale era sparito nel nulla il 4 ottobre 2021. Il suo corpo ormai senza vita era stato rinvenuto in un fondo agricolo alla periferia del comune del Napoletano un paio di settimane dopo. Le indagini avevano portato alla ricostruzione di quel delitto e al retroscena: il giovane era inserito nel gruppo Bervicato dei Parco Verde di Caivano ma era entrato in contrasto coi vertici, che avevano quindi deciso di attirarlo in trappola e di eliminarlo. Mandante di quell'agguato, avvenuto il giorno stesso della scomparsa, è ritenuto Domenico Bervicato, 26 anni, che la vittima considerava un suo stretto amico.
Le condanne in primo grado
Le condanne del processo di primo grado sono arrivate agli inizi di novembre, emesse dalla Corte di Assise di Napoli: 28 anni per Emanuele D'Agostino ed Emanuele Ricci, 16 anni per Domenico Bervicato, Carlo Avventurato, Bruno Avventurato e Gennaro Pacilio. La condanna del presunto killer, soprattutto, aveva provocato la reazione della famiglia di Natale, allora difesa dall'avvocato Maurizio Reggi, che aveva parlato di un "disappunto fortissimo" spiegando che "si tratta di una pena troppo favorevole rispetto alla loro collaborazione, che è stata limitata: hanno ammesso e confessato solo ciò di cui le forze dell’ordine e magistrati avevano già la prova inoppugnabile".
L'avvocato: "No a scorciatoie premiali per pentiti apparenti"
Ieri, l'avvocato Genchi si è espresso contro l'istanza presentata in favore di Pacilio. Nella memoria presentata, la difesa delle parti civili ha ricostruito le fasi di quel delitto, il ruolo dell'imputato, i numerosi precedenti penali e la persistente pericolosità sociale. E anche le caratteristiche della sua collaborazione con la giustizia, che a parere del legale sarebbe "incompleta, selettiva e meramente strumentale, finalizzata esclusivamente all'ottenimento di benefici premiali, senza alcuna restituzione degli ingenti profitti illeciti accumulati".
Per Genchi, inoltre, è sussistente un "concreto e attuale pericolo di fuga, legato sia alla gravità dei fatti sia alla prospettiva di una impugnazione della sentenza di primo grado, ritenuta gravemente incongrua sotto il profilo sanzionatorio".
L'istanza rigettata per Domenico Bervicato
Di recente la stessa Corte di Assise di Napoli ha rigettato un'istanza analoga presentata da Domenico Bervicato, affermando che, continua Genchi, "la collaborazione non elide automaticamente le esigenze cautelari e che, a fronte di delitti di tale efferatezza, la custodia in carcere resta l'unica misura adeguata". L'avvocato ha chiesto il rigetto integrale dell'istanza di attenuazione presentata per l'imputato, sottolineando che "qualsiasi diversa decisione determinerebbe un intollerabile vulnus alla tutela delle vittime e alla credibilità della risposta dello Stato di fronte a un omicidio maturato in un contesto di criminalità organizzata".