Il clan di Cardito aveva il picchiatore di fiducia: “Devi smantellare il meccanico”

Quando qualcuno si opponeva alle richieste estorsive, o per qualche altro motivo doveva essere "messo in riga", partiva la spedizione punitiva. Che poteva avvenire ovunque, anche per strada, al bar, contando sul fatto che i testimoni non avrebbero parlato. È uno dei particolari ricostruiti nell'ordinanza che ha portato in carcere 16 persone, ritenute legate al clan Ullero di Cardito (Napoli): le accuse sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi, aggravati dal metodo mafioso.
Il traffico di droga
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, è stata eseguita dai carabinieri. Il gruppo, che sarebbe riconducibile a Francesco Ullero, si sarebbe occupato anche del traffico di stupefacenti: gli indagati, hanno ricostruito gli inquirenti, avrebbero infatti rifornito di droga varie piazze di spaccio della zona.
Le spedizioni punitive a Cardito
Al centro delle indagini, le estorsioni poste in essere dal gruppo criminale nei confronti di esercizi commerciali e privati cittadini. Proprio in questo "settore" si collocherebbero le due spedizioni punitive per le quali, però, non si è proceduto in quanto non è stato possibile identificare le vittime.
Secondo gli inquirenti, per un breve periodo, Rocco Chianese si sarebbe avvalso di Vincenzo Avverso (entrambi destinatari di misura cautelare in carcere) come picchiatore, fino all'arresto del secondo, avvenuto il 24 novembre 2021. In una telefonata del 19 novembre 2021, intercettata, Chianese gli chiede di andare a picchiare un uomo "col giubbino nero" davanti a un bar, e lo raccomanda di mettersi mascherina e cappello per non farsi riconoscere in strada. L'aggressione, però, salta: quando Avverso si avvicina, l'altro lo riconosce e lo saluta: non può quindi farlo in quel momento, ma dice che se ne occuperà successivamente e in modo diverso.
Soltanto due giorni dopo, il 22 novembre 2021, altro incarico: obiettivo, questa volta, un meccanico. Da picchiare e al quale consegnare anche un messaggio: non avrebbe dovuto parlare "del mio amico Rocchino". Nel corso della telefonata Chianese spiega più volte ad Avverso che può andarci giù pesante, usa un termine preciso: deve "smantellarlo".