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Emanuele Durante ucciso dal suo stesso clan, capro espiatorio per l’omicidio di Emanuele Tufano

Ricostruito l’omicidio del 20enne Emanuele Durante: punito per la morte di Emanuele Tufino, cugino del boss dei Sequino, morto per “fuoco amico” durante un raid.
A cura di Nico Falco
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Emanuele Durante
Emanuele Durante

Una stesa "non autorizzata" dal clan, uno scontro a fuoco con un gruppo rivale, Emanuele Tufano che resta sull'asfalto, colpito da una pallottola esplosa da uno dei suoi amici; quindici anni, ma una parentela importante: è il cugino di Salvatore Pellecchia, ai vertici del clan Sequino del rione Sanità. Parte da questo episodio la ricostruzione dell'omicidio di Emanuele Durante, 20 anni, ucciso 5 mesi dopo a colpi di pistola; il ragazzo, che faceva parte dello stesso gruppo di Tufano, sarebbe stato scelto come vittima sacrificabile dal suo stesso clan, come rappresaglia sommaria per la morte del cugino del boss.

Emanuele Durante ucciso dal suo stesso clan, capro espiatorio per l'omicidio di Emanuele Tufano

L'omicidio di Emanuele Tufano

Siamo al 24 ottobre 2024, dodici giovanissimi su sei motorini si spostano dalla Sanità al quartiere Mercato, territorio del clan Mazzarella. Incrociano quattro coetanei che fanno parte dell'altro clan. E scoppia quello che la procuratrice per i minori di Napoli, Patrizia Imperato, ha definito "Far West": un inseguimento tra le strade cittadine con l'esplosione di decine di colpi. Tufano, che si trova sotto il fuoco incrociato, viene colpito a morte, un altro ragazzino resta ferito. I rilievi balistici non lasciano spazi a dubbi: il proiettile che ha ucciso il 15enne non è stato sparato dal gruppo dei rivali, proviene da quelli che erano con lui. È stato un incidente. Quello che, in scenari di guerra, si chiama "fuoco amico".

L'indagine interna del clan per trovare il responsabile

Sulla morte del ragazzo, però, il clan non può passare oltre. E quindi, ancora secondo la ricostruzione degli inquirenti, i Sequino hanno bisogno di un responsabile da punire. Sia per dimostrare di essere ancora il clan egemone, sia per vendicare il cugino del boss. Uscito dal carcere, Salvatore Pellecchia cerca in prima persona di scoprire chi ha, seppur involontariamente, ucciso il cugino. Interroga i ragazzi della paranza, uno per uno, ma non arriva a capo di nulla: tutti si mostrano omertosi, e anche questo viene interpretato come una mancanza di rispetto.

Intanto, inizia a circolare una voce: Emanuele Durante avrebbe tradito gli amici, li avrebbe attirati in trappola, sarebbe stato d'accordo con quelli di piazza Mercato. ma non c'è niente di concreto, nulla del genere emerge dalle intercettazioni e, anzi, la dinamica non regge nemmeno: se davvero fosse andata così, i ragazzi avrebbero trovato ad attenderli molti più "rivali", non solo quei quattro in cui, probabilmente, si erano davvero imbattuti fortuitamente.

Emanuele Durante vittima sacrificabile

Come sia stato scelto Durante, non è chiaro. Forse quella voce ha contribuito. Forse la considerazione è stata di diverso genere: era quello più lontano dalla linea di comando, non aveva parentele importanti o amicizie particolarmente forti con chi era ai vertici del gruppo. E viene deciso: la testa che deve cadere è la sua. Così, il 15 marzo 2025, Emanuele Durante viene affiancato da uno scooter mentre è in auto con una ragazza in via Santa Teresa degli Scalzi. Per gli inquirenti a premere il grilletto sarebbe stato il 26enne Alexandr Babalyan, su mandato di Salvatore Pellecchia, 29 anni; per entrambi, tra i destinatari dell'ordinanza eseguita oggi dai carabinieri, è stato disposto il carcere. Individuato anche il presunto complice di Babalyan, che avrebbe guidato lo scooter durante l'omicidio, ma nei suoi confronti il gip non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e non ha quindi emesso misura cautelare.

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