Denunciò racket dei clan, soldi negati all’imprenditore sotto scorta: richiesta presentata in ritardo
Rischia di concludersi nel peggiore dei modi la storia di un imprenditore napoletano – che vuole rimanere anonimo – che denunciò l'estorsione subita da parte di uno dei clan che compongono la cosiddetta Alleanza di Secondigliano e che, per questo, da quattro anni è sotto scorta: l'associazione antiracket a cui l'uomo si è rivolto ha presentato la richiesta al di fuori dei termini consentiti e quindi, per ora, all'imprenditore vengono negati gli aiuti economici previsti in questi casi.
L'imprenditore picchiato mentre il figlio veniva minacciato con una pistola
I fatti denunciati poi dall'imprenditore fanno riferimento al 2012, dieci anni fa. Per l'acquisto di merce, l'uomo contrasse un debito di 75mila euro: i soldi da restituire, in poco tempo, si trasformarono in 150mila euro, pretesi dal clan a suon di botte, in uno scantinato, mentre il figlio dell'imprenditore veniva minacciato con le armi. Dopo la coraggiosa denuncia dell'uomo, vennero arrestate 9 persone; a causa di una dimenticanza dell'associazione a cui si rivolsero, padre e figlio non poterono costituirsi parte civile nel processo, azione propedeutica ad ottenere poi il risarcimento.
All'uomo riconosciuti 100mila euro in un altro processo, ma i soldi sono bloccati
L'imprenditore e suo figlio sono riusciti, però, a costituirsi parte civile in un secondo procedimento, quello partito dopo i 126 arresti effettuati nel 2019 tra le fila dell'Alleanza di Secondigliano. In questo caso, la Dda ha concesso una provvisionale di 100mila euro ciascuno a padre e figlio, soldi però momentaneamente bloccati dall'ente erogatore: gli aiuti negati ora rischiano di compromettere l'attività dell'uomo. "Abbiamo piena fiducia nelle Istituzioni e nella Magistratura e siamo convinti che alla fine la Giustizia trionferà" dichiarano i due.