La notte dei tamponi Covid al Cardarelli: il laboratorio è una stanzetta senza bagno né finestre

Una sedia rotta al centro, una porticina strana, stretta, che tradisce la sua teorica provvisorietà, l'assoluta improvvisazione nel gestire – da mesi – una maledetta realtà, quella della pandemia Covid che investe tutti gli ospedali della Campania ma di più l'ospedale Cardarelli, il più grande del Sud Italia, col pronto soccorso più importante di tutta la regione Campania. La stanzetta, due metri per quattro, ricavata da un corridoio, è senza bagno, senza finestra, senza un lavandino. Si trova accanto al Red Point del Pronto Soccorso, lì dove o c'è il miracolo della medicina o si segna l'ora del decesso: è il luogo in cui vengono portati i codice rosso – pazienti in imminente pericolo di vita – per la rianimazione. È in questo tugurio dotato a stento di un piccolo frigorifero che i tecnici di laboratorio dell'ospedale Cardarelli, gli uomini dei tamponi Covid, lavorano come elementi del collo di un imbuto troppo stretto: è l'esito dei tamponi rapidi che consente il via libera all'ingresso dei pazienti da assistere subito.
Da quando il Covid è riesploso in Campania, fuori al Cardarelli – ma non solo lì – si è creata una fila di ambulanze (piene) e in attesa. Cosa aspettano? Che ad ogni paziente in accesso venga effettuato il tampone rapido. A che serve il tampone? A instradare il paziente e scongiurare (o quanto meno limitare) contagi al personale sanitario all'interno della struttura. Con Fanpage.it parlano alcuni operatori sanitari, con garanzia dell'anonimato: rischiano provvedimenti disciplinari da parte dell'azienda sanitaria.
«Abbiamo in dotazione 2 macchine che sfornano in media risultati ogni 25/30 minuti. Più cinque minuti almeno di preparazione e interpretazione dei campioni inviati. Il calcolo è semplice: in 24 ore si eseguono circa 96 test. Tanti? Assolutamente no. Sono molto pochi, considerando l'affluenza dei pazienti che afferiscono al Cardarelli. Ed è sconcertante osservare il modo in cui i tecnici di laboratorio sono costretti a dover lavorare i tamponi.

Il turno dei Tslb (Tecnici sanitari di laboratorio biomedico) prevede una persona la mattino, una al pomeriggio e due di notte. Quindi gli operatori sono praticamente quasi impossibilitati anche dall'espletare un semplice bisogno fisiologico. «Di tutto ciò è stata avvertita la dirigenza, compresi i responsabili sicurezza ed è stato constatato che i locali non sono idonei alla sicurezza del personale».
E intanto le ambulanze continuano ad attendere coi pazienti dentro, i pazienti al triage attendono, i pazienti ricoverati attendono. Tutti in attesa. La soluzione forse c'è: «Sarebbero stati individuati altri locali idonei per tamponi e i tempi potrebbero essere ridotti. Servono almeno altre 2 macchine per l'esecuzione delle analisi e più personale dedicato perché quello che lavora qui, viene sottratto all'attività ordinaria del laboratorio di Patologia clinica, rallentato la normale attività che è già intensa».
