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Campi Flegrei, ecco perché sono aumentate le fumarole: lo studio dell’Ingv

I ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in un nuovo studio, hanno identificato le cause delle crescenti emissioni di anidride carbonica nella caldera dei Campi Flegrei.
A cura di Valerio Papadia
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Nella caldera dei Campi Flegrei, nell'ultimo periodo, sono aumentate le emissioni di anidride carbonica. Per chi non dovesse essere pratico, si tratta delle cosiddette fumarole (mix di CO2, vapore e altri gas vulcanici) che contraddistinguono l'area in cui sorge il supervulcano, soprattutto nella zona della Solfatara e in quella di via Pisciarelli. I ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno identificato l'origine di questo aumento di emissioni: la scoperta è racchiusa nello studio "Discriminating carbon dioxide sources during volcanic unrest: The case of Campi Flegrei caldera (Italy)", pubblicato sulla rivista specializzata "Geology".

Parte delle emissioni di CO2 nei Campi Flegrei non è di origine magmatica

Lo studio condotto dai ricercatori dell'Ingv ha permesso di rivelare che tra il 20% e il 40% delle emissioni di anidride carbonica presenti nella caldera dei Campi Flegrei non ha origine magmatica. "Il recente studio ha consentito di stimare che fino al 40% dell’anidride carbonica emessa abbia origine dalla dissoluzione della calcite idrotermale presente nelle rocce del sottosuolo flegreo, mentre la restante parte deriva da sorgenti magmatiche profonde" ha dichiarato Gianmarco Buono, ricercatore Ingv.

Una scoperta che potrebbe rivelarsi estremamente importante per comprendere nel sistema magmatico che si cela nelle profondità dei Campi Flegrei, ma anche per studiare il sistema idrotermale, che invece si trova più in superficie. "L’origine di questa fonte supplementare di CO2 è da ricercare nelle importanti perturbazioni fisiche e chimiche che sta subendo il sistema idrotermale flegreo, manifestate dal crescente numero di terremoti superficiali e innalzamento del suolo" ha aggiunto Giovanni Chiodini, ricercatore Ingv.

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