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Emergenza Rifiuti

In Campania dopo anni è di nuovo guerra contro un impianto dei rifiuti: quello per ecoballe a Giugliano

L’eterna storia dell’emergenza rifiuti della Campania e dello smaltimento delle ecoballe di spazzatura parcheggiate in provincia di Napoli ha un nuovo capitolo: quello dell’impianto di Giugliano.
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I corsi e ricorsi storici in Campania sono evidenti e dimostrabili se si parla di smaltimento dei rifiuti. Fino a qualche decennio fa le barricate erano contro le nuove discariche. Poi contro l'impianto di incenerimento (il cosiddetto "termovalorizzatore") poi realizzato manu militari ad Acerra. E ora sono contro gli impianti di trattamento delle ecoballe che a dispetto del nome di "eco" non hanno niente: trattasi di piccole bombe di monnezza putrefatta, effetto delle varie crisi nello smaltimento dei rifiuti in Campania, lasciata a marcire da quasi un ventennio nell'area a Nord di Napoli.

Delle due l'una: o si attende qualche millennio sperando che il pattume si tramuti magicamente in petrolio o si cerca di smaltirle in qualche modo, sperando di poter salvare in parte i terreni sottostanti, un tempo fertili e coltivabili e oggi avvelenati per sempre.

Giugliano in Campania è una delle città più popolose della regione, oltre 123mila abitanti. È associata in maniera perenne e indelebile alle discariche e alle piattaforme di stoccaggio di sacchetti ed ecoballe, aree emergenziali diventate perenni. Oggi a Giugliano dovrebbe essere allocato un nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti, in località Ponte Riccio.

Il presidente della Regione Vincenzo De Luca si gioca di nuovo l'ennesima promessa, sperando che la gente non ricordi quelle precedenti: «Entro due anni la Campania ripulita dalle ecoballe».  L'impianto, pagato 103 milioni di euro, entrerà a regime nelle prossime 2-3 settimane. Servirà a recuperare plastiche e materiale ferroso e poi mandare a bruciare il resto. «Abbiamo già mandato fuori dalla regione 1.400.000 tonnellate di ecoballe – dice De Luca -. E tenete conto che ormai nessun paese del mondo è più disponibile ad accettare rifiuti da parte dell'Italia o di altri paesi europei».

L'ostilità di Giugliano non è solo un effetto Nimby (Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile"). È rabbia per essere al centro di investimenti solo quando si tratta di scaricar monnezza ed è consapevolezza che nient'altro ci sarà per anni.  Oggi in città corteo e presidio dinanzi alla sede del Comune, dove è stato bloccato il traffico veicolare.

I manifestanti dicono che c'è una norma che vieta l'apertura di nuovi impianti in aree, come quella del Giuglianese, che «hanno già dato» con piattaforme di trasferenza, discariche e impianti di trattamento. Il sindaco Nicola Pirozzi, parla di «sconfitta»: «Io mi ero opposto ma ormai i giochi erano fatti», dice. E De Luca da par suo liquida tutto: «È il tempo della serietà, basta scemenze. Protestano per cosa, per tenersi le ecoballe?». La Regione Campania ha sul groppone insieme al governo una sanzione della Unione Europea per il disastro nello smaltimento rifiuti. De Luca dice: «Quando ci siamo insediati l'Europa sanzionava l'Italia per 120 mila al giorno. Abbiamo già eliminato i primi 40mila euro, con questo impianto elimineremo altri 40mila di sanzioni. Contiamo entro l'anno di eliminare tutta la sanzione europea».

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Ma i giuglianesi non sono d'accordo. L'impianto dovrebbe essere in servizio per i prossimi 9 anni per smaltire tutte le ecoballe stoccate in località Taverna del Re, una macchia di monnezza così grande da poter essere notata anche dalle immagini satellitari di Google. «Io ho contestato la scelta della collocazione del nuovo impianto, sarebbe stato utile collocarlo a Taverna del Re, evitando cosi' il trasferimento quotidiano delle ecoballe» dice il sindaco Pirozzi. Ora quel che è fatto è fatto. E a Giugliano sperano almeno di strappare alla Regione Campania l'istituzione di un «comitato di controllo con la presenza del Comune».

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