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“La casa bruciava, lui non ci ha aiutate”, la bimba di Anastasiia accusa il compagno dell’ucraina uccisa

Dmytro Trembach, accusato dell’omicidio di Anastasiia Bondarenko, morta carbonizzata a Napoli, non avrebbe aiutato lei e la figlia durante l’incendio. Lo racconta la figlia della vittima.
A cura di Nico Falco
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Anastasiia Bondarenko e Dmytro Trembach
Anastasiia Bondarenko e Dmytro Trembach

Dmytro Trebmach, in carcere per l'omicidio di Anastasiia Bondarenko, la 23enne ucraina morta carbonizzata il 10 marzo scorso in un appartamento del Borgo Sant'Antonio Abate, nel centro di Napoli, sarebbe rimasto indifferente davanti all'incendio che era divampato nell'abitazione e non avrebbe aiutato né la donna né la figlia di lei che lo implorava di salvare la mamma. Testimonianza agghiacciante, resa in audizione protetta dalla bimba di 5 anni, e riportata nell'ordinanza di convalida del fermo per il 26enne, scattato il 17 marzo successivo: il giovane è accusato di avere appiccato volontariamente il fuoco alla casa.

La piccola è stata fatta incontrare con la bisnonna, alla presenza degli inquirenti, nel centro a cui è stata affidata dopo la morte della madre. Durante la conversazione, rileva il gip nell'ordinanza, emerge che Dmytro fosse un uomo violento verso la 23enne, che avrebbe spesso aggredito fisicamente, e che pare non fosse contento dell'arrivo a Napoli di Anastasiia e della figlia.

La figlia di Anastasiia: "Dyma indifferente, non ha aiutato me e mamma"

La testimonianza della bambina è stata fondamentale per ottenere un ulteriore riscontro della presenza di Trembach in casa (il giovane, oltre a negare la relazione con la 23enne, aveva inizialmente detto di trovarsi altrove, ma era stato smentito dalle dichiarazioni dei coinquilini e dal fatto che il suo telefonino in quelle ore fosse collegato alle celle telefoniche del Borgo Sant'Antonio Abate).

La piccola ha raccontato di essere stata la prima ad accorgersi dell'incendio che era scoppiato in casa, mentre la madre era in bagno e Dmytro era in un'altra stanza ad usare un tablet. Avrebbe quindi avvisato il ragazzo (che lei chiama Dyma) e lo avrebbe portato velocemente verso la cucina. A questo punto l'uomo, pur accorgendosi delle fiamme, sarebbe rimasto indifferente.

Alle domande della bisnonna, la bimba precisa: Dyma non lo avrebbe aiutato, lei gli avrebbe chiesto di prendere delle chiavi (probabilmente per uscire dall'appartamento, ndr.) ma lui non si sarebbe mosso. A questo punto la piccola sarebbe andata a chiamare di corsa gli altri coinquilini per chiedere aiuto. Quando la donna le chiede del rapporto tra i due, la bimba aggiunge che aveva assistito a dei litigi e che la madre "piangeva spesso", perché Dyma l'aveva colpita e la offendeva.

Il gip: "Assoluta, glaciale e disumana indifferenza dell'indagato"

A questo punto il racconto si collega con la testimonianza resa dalla coinquilina russa che ha salvato la bambina ma non è riuscita a raggiungere Anastasiia, rimasta bloccata in bagno perché l'incendio aveva già riempito il corridoio. La bimba, dice la donna:

È salita su da me urlando verso di me, già a metà delle scale, con le parole "Zia, Nonna, Elena, salva mia mamma". Io le chiedevo nella sua lingua, perché parlo anche ucraino, "Che cosa sta succedendo?" e lei continuava più volte a urlare "Corri, Corri, salva mia mamma"".

Non vi è dubbio, scrive il gip nell'ordinanza, che Anastasiia sia morta:

"a causa del divampare dell'incendio, in cui è rimasta bloccata senza concrete vie di fuga" e "significative, in tale senso, appaiono le drammatiche richieste di aiuto che la piccola figlia della vittima, nell'assoluta, glaciale e disumana indifferenza dell'indagato, rivolveva alla coinquilina".

In quei tragici momenti, rileva ancora il gip sulla base delle testimonianze, Dmytro, nonostante la piccola si fosse aggrappata "alla mano dell'uomo come per bloccarlo, incurante di tutto ciò che stesse accadendo tira dritto e guadagna l'uscita dell'abitazione e va via". Sul corpo della ragazza sono state trovate delle ferite, con tutta probabilità lesioni risalenti a quando era ancora in vita, e sulla cui origine dovrà fare chiarezza l'autopsia.

"Io ho bruciato Anastasiia, puoi comprare i fiori per il funerale"

Quello stesso giorno, hanno ricostruito gli inquirenti, Dmytro Trembach aveva inviato dei messaggi sul cellulare della madre di Anastasiia Bondarenko, che si trovava in Ucraina. "Puttana – le aveva scritto – per lungo tempo non le sentirete". La donna aveva chiesto dove fossero le sue figlie (riferendosi alla figlia e alla nipotina). Poco dopo il 26enne le aveva telefonato e aveva detto: "Io ho bruciato Anastasia" e "puoi comprare i fiori per il funerale".

La donna aveva provato a contattare il ragazzo e la figlia, ma inutilmente. Il giorno successivo la nonna di Dmytro l'aveva avvisata con un sms dell'incendio e della morte della figlia. Così la donna era subito partita per l'Italia e, il 14 marzo, si era presentata ai carabinieri della stazione Borgoloreto.

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