All’ospedale di Avellino una nuova biopsia per la diagnosi precoce del tumore alla prostata

Il tumore alla prostata rappresenta la terza causa di morte in Italia e colpisce ogni anno 45mila persone, circa il 30% degli ultracinquantenni e l'80% degli ultraottantenni. All'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino è arrivato dunque un nuovo strumento per consentire una diagnosi precoce e una misura di prevenzione nei confronti di questo tipo di neoplasia. Si chiama Fusion Biopsy la nuova e sofisticata tecnica che consiste in un software integrato negli ecografi che permette di sovrapporre le immagini della risonanza magnetica multiparametrica con quelle dell'ecografia, consentendo all'urologo di effettuare il prelievo nella lesione che interessa le zone in cui c'è il sospetto possa trovarsi il tumore.
Si tratta di una tecnica di gran lunga meno invasiva per il paziente, rispetto alle biopsie tradizionali, dal momento che per effettuarla non sono necessari molti prelievi di tessuto prostatico, con una riduzione, di conseguenza, delle complicazioni che potrebbero insorgere dopo l'esame.
"La procedura permette una gestione ottimale del paziente, in quanto contribuisce in maniera significativa a selezionare i casi da sottoporre a intervento chirurgico perché clinicamente rilevanti, distinguendoli da quelli non aggressivi, da monitorare con la cosiddetta sorveglianza attiva" ha spiegato Vittorio Imperatore, nuovo direttore dell'Unità Operativa di Urologia dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino.