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Mimmo Borrelli ci apre le porte del suo universo poetico (SPECIALE)

Mimmo Borrelli ci ha invitati a casa della sua famiglia a Bacoli per raccontarci come nascono le sue creazioni e anticiparci in esclusiva alcuni passaggi del nuovo progetto intitolato “Piatate”. Un viaggio nella poetica di uno dei più importanti drammaturghi contemporanei.
A cura di Andrea Esposito
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“Forsennato nella sua ambiziosa loquacità da inferno, uno scrittore furibondo, fluviale, forte”. Questa la motivazione con cui nel 2005 la giuria del Premio Riccione – il più importante concorso nazionale di drammaturgia contemporanea – assegnò il primo premio a Mimmo Borrelli, all’epoca non ancora ventiseienne, per il testo intitolato “‘Nzularchia” (trad. Itterizia).

Dopo quasi dieci anni e molti altri riconoscimenti, ultimo in ordine di tempo il Premio Testori, Borrelli è ormai unanimemente considerato “il più grande drammaturgo italiano del momento” come ha sentenziato Renato Palazzi in un celebre articolo apparso sulla rivista Linus.

Verrebbe da chiedersi come mai negli ultimi anni è più facile vedere un suo spettacolo a Milano piuttosto che a Napoli, ma per darci una risposta dovremmo aprire una lunga parentesi sulla gestione miope e monocratica delle istituzioni cittadine: meglio sorvolare e aspettare tempi migliori.

Si accennava a Milano, divenuta ormai la sua città adottiva, che grazie a realtà come il Piccolo Teatro e il Crt gli consente di proseguire il suo percorso artistico al riparo da polemiche extra-teatrali, si legga pure “politiche”, che qui per esempio gli hanno impedito di portare in scena il suo ultimo lavoro, “La Madre” che, tanto per la cronaca, al Teatro dell’Arte ha riscosso un successo al di là di ogni aspettativa (non sono bastate dieci repliche per soddisfare la richiesta di pubblico).

“Forse è giusto così” ci confida l’autore, “molti artisti napoletani o più in generale meridionali, per affermarsi hanno dovuto fare le valigie e andare a Milano, penso a Emma Dante o a Antonio Latella…”. Ma Borrelli non demorde: “A Bacoli torno continuamente e svolgo laboratori e residenze teatrali, in più qui scrivo, questi luoghi sono la mia primaria fonte di ispirazione, impossibile sradicarmi”.

Ed è proprio di ritorno da Milano che Borrelli ci ha invitato a casa della sua famiglia per raccontarci gli ultimi sviluppi del suo lavoro e per mostrarci la scrivania su cui lavora, zeppa di fogli, quaderni ed enormi blocchi su cui riporta le interviste che realizza a pescatori, contadini e a tutta quell’umanità, per altri inavvicinabile, che abita la zona flegrea.

Nello speciale che abbiamo realizzato troverete dunque una serie di immagini del tutto inedite che mostrano sia il metodo con cui Borrelli compone i suoi lunghissimi testi in versi, sia alcuni stralci del documentario a lui dedicato (“’A sciaveca”) che il regista milanese Paolo Boriani ha realizzato lo scorso anno e che sarà presentato il prossimo 7 aprile al Bari International Film Festival (BIF&ST). In più Borrelli ha voluto anticiparci, recitandoli, dei passaggi del nuovo testo a cui sta lavorando, intitolato "Piatate", e sul finale ha addirittura composto per Fanpage due versi, autoironici, in rima baciata.

Chiudiamo con le parole del già citato Renato Palazzi, decano della critica teatrale italiana, il quale così riassume la poetica di Borrelli: “Dei suoi testi, rigorosamente in versi, chi non è di quelle parti non capisce quasi nulla, eppure essi arrivano ugualmente allo spettatore con la forza devastante di un impatto soprattutto fisico, in cui la parola acquista una concretezza materica, carnale. Nella sua sintassi convulsa convivono archetipi ancestrali e crudi richiami al presente, radici popolari e elaborati manierismi, alta poesia e residui di una sconnessa parlata quotidiana. Nell’universo visionario di Borrelli gli echi della tragedia classica si mescolano agli squarci onirici, la durezza della cronaca sprofonda spesso nei meandri dell’inconscio”.

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