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Violenta bimba di 4 anni e vende video: zia condannata per non aver impedito abusi del compagno

Una bimba di quattro anni è stata più volte drogata e violentata dal compagno della zia: l’uomo ha filmato gli abusi e li ha venduti su una piattaforma utilizzata da pedofili sul dark web. Il Tribunale di Milano non ha solo condannato il compagno, ma anche la zia per non aver impedito gli abusi che avvenivano quando lei si trovava in casa.
A cura di Ilaria Quattrone
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Drogata e abusata per realizzare dei video da pubblicare online e anche per creare un "tutorial" su come abusare di minori: è quanto successo a una bambina di quattro anni che, stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Corriere della Sera", è stata violentata almeno quattro volte. I video sono stati poi pubblicati su una piattaforma utilizzata da pedofili. A essere condannati sono stati sia l'uomo che ha abusato della bambina che la convivente, nonché la zia della piccola.

La donna condannata per non aver impedito violenze

Il tribunale di Milano, spiega ancora il Corsera, ha infatti condannato in rito abbreviato a 12 anni e otto mesi l'uomo accusato di violenza sessuale, produzione di materiale pedopornografico e detenzione di oltre diecimila immagini e a nove anni e otto mesi la zia. La donna è stata accusata di non aver impedito che il compagno abusasse della piccola nonostante la sua "posizione giuridica di garanzia" di familiare rivestita ogni volta che i genitori le affidavano la piccola nei fine settimana.

Venduti cinque filmati su internet

L'indagine, condotta dal pubblico ministero Giovanni Tarzia, è iniziata dopo una segnalazione delle autorità francesi. Attraverso poi il lavoro del Cncpo-Centro nazionale e della polizia Postale è stato possibile risalire alla persona che si nascondeva dietro il nickname PSICO1. L'uomo aveva venduto cinque filmati su un sito protetto da crittografia sul dark web nei quali lo si vedeva mentre, con il volto coperto da un passamontagna con un teschio bianco, violentava la piccola. Gli inquirenti hanno poi scoperto che il meccanico aveva comprato su Internet un narcotizzante utilizzato per drogare la bambina.  Dai tabulati e dalle indagini è poi emerso che in questi momenti, nell'abitazione fosse sempre presente la convivente che non partecipava agli abusi, ma che – secondo poi il giudice – non ha fatto nulla per impedirli. Da qui la decisione della condanna.

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