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Vandalizzato il caffè letterario dei figli di Massimo Moratti: “Milano è invivibile, ci sentiamo bersagliati”

Negli ultimi mesi il Colibrì di via Laghetto a Milano è stato preso di mira da numerosi atti vandalici. “È la manifestazione di un disagio crescente dentro la città”, ha dichiarato il fondatore Giovanni Moratti, figlio dell’ex presidente dell’Inter.
A cura di Enrico Spaccini
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Il Caffè letterario Colibrì (foto da Instagram)
Il Caffè letterario Colibrì (foto da Instagram)

Una serie di atti vandalici ha colpito Colibrì, il caffè letterario di via Laghetto fondato da Giovanni e Maria Moratti, figli dell'ex presidente dell'Inter Massimo. A giugno la bandiera della pace che sventolava legata al balcone sopra l'ingresso è stata strappata. Nelle settimane successive, e in particolare dalla fine dell'estate, sono apparse diverse scritte a volte inneggianti al presidente russo Vladimir Putin, altre al gruppo terroristico Hamas. Infine, la cassetta della biblioteca pubblica di strada è stata distrutta. "È la manifestazione di un disagio crescente dentro la città", ha commentato Giovanni Moratti intervistato dal Corriere della Sera, "veniamo scambiati per ciò che non siamo, siamo i ‘nemici' sbagliati".

I raid vandalici contro il Colibrì

Negli ultimi mesi diverse scritte sono apparse sui muri e sulla porta del caffè letterario. Una di queste inneggiava Putin ed era stata impressa sul murale che raffigura David Bowie. Poi ancora è apparsa un ‘W Hamas' e un ‘No peace', impresse con il pennarello blu. Frasi che ogni volta vengono cancellate e denunciate, ma che tendono a riapparire.

Episodi di vandalismo che, per quanto risulta al momento, non avrebbero tra loro alcuna correlazione apparente. La vittima, però, è sempre la stessa: il Colibrì. Aperto nel 2015 dietro l'Università Statale, il caffè dei Moratti è diventato un punto di riferimento per i giovani e per la cultura. "La nostra è una comunità aperta che diffonde messaggi di cultura, felicità e serenità", ripete Giovanni Moratti, "per noi l’inclusione è scontata, normalissima, non si tratta di una battaglia politica".

"Questa città non si prende cura degli ultimi"

A giugno un gruppetto di persone ha strappato la bandiera della pace scambiandola per quella arcobaleno, gridando: "La teoria gender è finita" e spintonando una cameriera. Infine, la cassetta del ‘bookcrossing' è stata distrutta e i libri che conteneva sparpagliati per terra.

"Siamo incapaci di spiegarci quanto accaduto", continua Giovanni. Per lui, questi sono segnali di come la città sia diventata "invivibile", anche a causa del costo della vita. "Ci sentiamo bersagliati. Dovremmo interrogarci perché quello che è capitato a noi accade sempre di più", ha concluso, "questa città non si prende cura degli ultimi".

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