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Elena Casanova uccisa a martellate dall'ex

Uccise l’ex compagna a martellate, condannato all’ergastolo: “Ha infierito su lei con disumanità”

“Non possono che evidenziarsi l’atrocità e la disumanità mostrata dall’imputato, che ha infierito sulla vittima fino a massacrarla”: sono queste le parole che il giudice, che ha condannato Ezio Galesi all’ergastolo, ha utilizzato per descrivere le modalità con cui il 60enne ha ucciso l’ex compagna a Castagneto.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Non possono che evidenziarsi l’atrocità e la disumanità mostrata dall’imputato, che ha infierito sulla vittima fino a massacrarla, infliggendole gratuitamente sofferenze aggiuntive rispetto a quelle idonee a procurarne il decesso secondo i principi della normalità causale": è quanto ha scritto il presidente della Corte d'Assise, Roberto Spanò, nelle motivazioni della sentenza che hanno portato alla condanna per Ezio Galesi, reo di aver ucciso a martellate l'ex compagna Elena Casanova.

La loro relazione, dopo un periodo sereno, era peggiorata nel marzo 2020. I due, dopo il lockdown, si erano lasciati. Quasi un anno dopo, precisamente il 20 ottobre 2021, il 60enne ha aspettato la 49enne nel parcheggio sotto casa sua a Castegnato (Brescia): non appena l'ha vista arrivare, l'ha uccisa a martellate. L'avrebbe colpita almeno sedici volte. 

Che cos'è la modalità over killing

"Per provocare la lesione più profonda – aveva spiegato il medico legale – erano stati necessari più fendenti insistenti nella medesima zona". L'esperto consultato ha affermato che nell'azione dell'imputato è stata riconosciuta "una modalità over killing, da intendersi come una condotta esageratamente distruttiva rispetto a quella necessaria e sufficiente per sopprimere la vittima".

Galesi è stato anche sottoposto all'esame dello psichiatra Giacomo Filippini, che è stato incaricato dalla Corte. Dall'analisi sono emersi vissuti "persecutori su base interpretativa centrati sulla vittima e il nuovo compagno, ma non di intensità delirante". Il sessantenne aveva accusato i due di far parte di una associazione per delinquere che emetteva false fatture e commetteva illeciti fiscali.

L'uomo aveva dichiarato di essere convinto che la ex lo facesse seguire e minacciare da non si sa bene chi. Per la Procura invece non si sarebbe mai rassegnato alla fine della loro storia. Non avrebbe però pianificato il delitto: "La sequenza degli accadimenti del pomeriggio e della sera del 20 ottobre 2021 non consenta di considerare premeditata l’uccisione". La condanna in primo grado è arrivata il 17 gennaio scorso.

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