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Turista morta in uno scontro tra barche, skipper positivo alla cannabis: “Ho bevuto tè energizzante”

Lo scorso 12 luglio due barche si sono scontrate sul lago di Como. Nell’incidente ha perso la vita Julina de Lannoy, una turista originaria di Aruba. Lo skipper, indagato per omicidio colposo, è risultato positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti. “Ho bevuto un tè energizzante”, si è difeso l’uomo.
A cura di Giulia Ghirardi
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È risultato positivo all’assunzione di sostanze stupefacenti, in particolare alla cannabis, lo skipper che lo scorso 12 luglio si è scontrato contro una barca con la propria imbarcazione. Nell'incidente ha perso la vita Julina de Lannoy, una 33enne originaria di Aruba. Il 44enne è indagato per omicidio colposo.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, la 33enne si trovava su un taxi boat insieme a 5 amiche quando, intorno alle ore 16:00, l'imbarcazione si sarebbe scontrata con un'altra nel primo bacino del lago di Como. È in quel momento che la donna sarebbe stata sbalzata in acqua finendo contro l'elica del motore dell'imbarcazione che le ha reciso l'arteria femorale. Una volta giunti sul posto, a bordo di un mezzo nautico della croce rossa di Lecco, gli operatori sanitari del 118 hanno trasferito d'urgenza la 33enne all'ospedale Sant'Anna di Como dove è, però, morta poco dopo a causa delle gravi ferite riportate.

Per indagare sul caso, la procura di Como ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e lo skipper – un uomo di 44 anni di Ponte Lambro – è stato iscritto nel registro degli indagati. Stando a quanto è emerso dai primi esami tossicologici, l'uomo è risultato essere positivo all’assunzione di stupefacenti, in particolare cannabis, sostanza che è poi stata trovata anche nella sua abitazione durante le perquisizioni disposte dalla Procura di Como.

Su tali risultati si sono espressi i legali dell'uomo, gli avvocati Roberto Colombo e Lucia Nulli: “Ci ha detto che quel giorno non aveva assunto sostanze. Se dagli esami è emersa una traccia di qualcosa, dobbiamo capire di cosa si tratta esattamente e verificare una eventuale interferenza con l’assunzione di farmaci”. In più, attraverso i due avvocati, l’uomo avrebbe spiegato che quel giorno aveva consumato un tè con effetto energizzante. “Non sapeva se quello che lui consumava come energizzante potesse essere considerato in qualche modo sostanza stupefacente”, ha aggiunto l'avvocato. Probabilmente, quindi, a questi primi esami seguiranno altri accertamenti per ricostruire l'esatta dinamica della vicenda e accertare tutte le responsabilità del caso.

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