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Caso Eitan: il bimbo portato dal nonno in Israele

Tragedia Mottarone, parla la zia da Israele: “Non abbiamo rapito Eitan, non avevamo scelta”

Sulla notizia del trasferimento improvviso in Israele del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, la zia materna dall’estero difende così la sua famiglia dall’accusa di sequestro di persona: “Non abbiamo rapito Eitan, non avevamo scelta”. Per i parenti israeliani i genitori avrebbero voluto che Eitan crescesse in Israele. Su quanto accaduto indaga la Procura.
A cura di Giorgia Venturini
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"Non abbiamo rapito Eitan, non avevamo scelta". Da Israele difende la sua famiglia dall'accusa di rapimento di persona la zia materna del piccolo Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone dello scorso giugno. A lanciare l'allarme erano stati ieri sera la zia e lo zio paterno, la coppia a cui la Procura di Pavia ha affidato il piccolo subito dopo l'incidente in cui hanno perso la vita anche i suoi genitori e il suo fratellino: la coppia ha allertato le forze dell'ordine dopo che non hanno più visto far ritorno Eitan con il nonno materno a cui era stato permesso un pomeriggio in compagnia del nipote.  Il nonno – stando a quanto raccontato dallo zio al Corriere della Sera – ha imbarcato su un volo privato Eitan grazie anche al passaporto israeliano del piccolo di cui era in possesso e ha lasciato l'Italia in direzione Israele.

La zia da Israele: Così volevano i genitori

Su quanto accaduto ora indaga la Procura. Intanto la zia materna Gali Peleg dall'estero è intervenuta a Radio 103: "Siamo stati obbligati, non avevamo più saputo quali fossero le sue condizioni mentali e di salute". La donna poi ha messo ben in chiaro che "non lo abbiamo rapito, lo abbiamo riportato a casa. Come i suoi genitori volevano per lui". La famiglia della madre del piccolo non si era mai accontentata di vederlo solo per breve tempo, tanto che aveva già presentato istanza per l'affidamento. E poi ha concluso dicendo che la custodia alla zia paterna "risulta irregolare". Tutte affermazioni che non trovano riscontro nella versione degli zii paterni preoccupati perché "il nonno ha ricevuto in Israele una condanna per abusi domestici. Noi abbiamo fatto di tutto per proteggere Eitan, compreso rimanere in silenzio. Ma non è servito, sono venuti alle 11 del mattino e avevano il diritto di stare con Eitan fino alle 18. Solo che non sono mai tornati". Sul nonno si indagata anche perché sembra che abbia fatto parte dei servizi segreti.

I legali della famiglia paterna: Blitz molto grave

Intanto i legali degli zii paterni parlano di un "blitz molto grave", in cui gli zii sono stati "spettatori passivi e vittime". Per l'avvocato Armando Simbari "siamo di fronte a un sequestro due persona". Tutti preoccupati non solo dalla modalità con cui è avvenuto questo trasferimento in Israele, ma anche perché in questo modo il bambino "è stato strappato alle cure psicologiche e terapeutiche a cui era sottoposto, alla famiglia con cui vive da quando è successa la tragedia e quindi c'è la preoccupazione che possa subire un nuovo trauma". La zia paterna parla invece di "mossa gravissima, un'altra tragedia per Eitan". La donna ha anche rivelato che "il nonno materno è stato condannato per maltrattamenti in famiglia nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna, e tutti i suoi appelli sono stati respinti in 3 gradi di giudizio".

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