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Supplente in una scuola, non la pagano da 5 mesi: “Sono sola con una figlia, salti mortali per sopravvivere”

C’è una terza insegnante nella scuola di Busto Arsizio (Varese) che, come supplente, non percepisce lo stipendio da cinque mesi: “Ho una figlia di 12 anni. Ho dovuto fare i miracoli per affrontare tutte le spese”, ha raccontato a Fanpage.it.
A cura di Ilaria Quattrone
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Immagine di repertorio
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Alle testimonianze delle professoresse partite dalla Sicilia e dalla Puglia per insegnare in una scuola di Busto Arsizio (Varese), che hanno raccontato a Fanpage.it di lavorare come supplenti e di non aver ricevuto ancora lo stipendio, si aggiunge una terza insegnante. La docente, come le altre due colleghe, ha ottenuto l'incarico attraverso la domanda di messa a disposizione (Mad).

Anche lei non ha percepito alcuna retribuzione negli ultimi cinque mesi, inclusa la tredicesima mensilità. Contattata da Fanpage.it, ha affermato: "Ho vissuto questo periodo drammaticamente. Sono divorziata e ho una bambina di 12 anni. Ho dovuto fare i miracoli per arrangiarmi. Inoltre sono orfana: non ho una famiglia alle spalle che può aiutarmi. Tutte le responsabilità sono sulle mie spalle e le mie gambe".

L'insegnante, come le altre due colleghe, ha diverse spese da affrontare: "Sono in affitto. La proprietaria è stata molto comprensiva e gentile. Questa situazione però non si può protrarre oltre. Ci sono state ricadute pesanti per me. Anche pagamenti che non ho potuto più saldare nonostante dovessero essere assolti. Non si riesce più ad andare al supermercato. Ci hanno ridotto sul lastrico con una indifferenza inaccettabile. È una cosa inumana".

"Come sempre in Italia si creano situazioni vergognose, che sembrano non essere colpa di nessuno. Piace avere schiavi, non insegnanti".

La docente ha precisato che sono pochi anni che insegna: "Sono laureata in Lettere. Ho sempre lavorato nelle scuole come consulente e per progettazione pedagogica. Non mi è mai capitato un episodio simile neppure quando ero libera professionista".

"Abbiamo iniziato questa trafila più o meno nel periodo natalizio. All'inizio abbiamo sottovalutato la cosa perché pensavamo che fosse un problema burocratico. Il ministero ha poi pubblicato una nota ufficiale, nella quale chiedeva alle suole di autorizzare i pagamenti per il 10 gennaio. Nel nostro caso non è avvenuto nonostante gli uffici ministeriale ci abbiano detto che la scuola debba farlo".

"I sindacati e il ministero ci hanno spiegato che i nostri stipendi arrivano da un contenitore diverso rispetto agli insegnanti di ruolo. Da mesi riceviamo solo risposte copia e incolla in cui ci viene detto che si sta lavorando per noi senza sosta, giorno e notte".

Le cinque insegnanti non hanno ricevuto solidarietà da tutti i colleghi: "C'è un gruppo di persone che ci hanno invitato praticamente a non lamentarci affermando che si tratta di "gavetta" o sostenendo che alla fine siamo solo in cinque ad aver avuto questo problema. Mi sembra che si stia scadendo in una minimizzazione del problema. Non sappiamo se effettivamente siamo solo in cinque perché il corpo docenti è formato da 190 persone. Ma anche se fossimo solo noi, possiamo quindi morire di fame? I nostri diritti costituzionali possono essere calpestati? Noi non accusiamo nessuno. Vogliamo solo i nostri soldi in tempi brevi".

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