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Strangola la madre in casa a Milano, la testimonianza in aula: “Fumava alla finestra, pensavo fosse un vicino”

Si è tenuta oggi la seconda udienza del processo a carico di Pietro Federico Crotti, accusato di aver strangolato e ucciso la madre Piera Stefanina Riva fingendo che fosse morta per una caduta accidentale. Le testimonianze in aula: “Fumava alla finestra, pensavo fosse un vicino di casa”.
A cura di Giulia Ghirardi
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Foto di repertorio
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"Quando siamo arrivati, lui si presentava agitato. Ha messo subito le mani avanti, dicendo: ‘Io non ho fatto nulla, sono uscito dal bagno e l'ho trovata a terra'". A parlare in occasione della seconda udienza del processo per omicidio volontario pluriaggravato che si è tenuta oggi, lunedì 15 settembre, è uno degli agenti che lo scorso 13 gennaio sono intervenuti nell'abitazione di via Wildt a Milano, dove il 47enne Pietro Federico Crotti avrebbe strangolato e ucciso con una cintura la madre 75enne Piera Stefanina Riva, fingendo che fosse morta per una caduta accidentale. La prossima udienza è stata fissata il 29 settembre.

La notte dell'omicidio di Piera Stefanina Riva

Piera Stefanina Riva era stata trovata senza vita dai soccorritori del 118 nel suo appartamento in via Wildt la mattina del 13 gennaio scorso. A lanciare l'allarme è stato il figlio Pietro Federico Crotti. All'arrivo delle forze dell'ordine Crotti ha raccontato di averla trovata a terra, deceduta, probabilmente perché aveva picchiato la testa cadendo. L'autopsia eseguita sul corpo della 75enne, però, aveva poi svelato che l'anziana, in realtà, fosse deceduta a causa di percosse e soffocamento.

Inoltre, gli agenti della Squadra Mobile che si sono occupati delle indagini hanno poi rinvenuto fotografie e video che il 47enne aveva realizzato per mostrare il corpo della madre deceduta e che, secondo l'accusa, avrebbe usato per difendersi. In più, in seguito al decesso della madre, il 47enne avrebbe prelevato 30mila euro dal suo conto corrente.

Il processo per omicidio volontario pluriaggravato

L'11 marzo Crotti è stato arrestato e portato in carcere con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato e il 27 maggio la pm Giancarla Serafini ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Durante la prima udienza che si è tenuta lo scorso 2 luglio la difesa ha chiesto alla Corte d'Assise di Milano che venisse disposta una perizia per Crotti con l'obiettivo di verificare se l'uomo "versasse in stato di intossicazione" al momento dei fatti. A supporto di tale richiesta, il legale ha parlato della storia clinica del suo assistito "fatta di tossicodipendenza e abuso di alcol e di numeroso diagnosi tra il 2020 e il 2024 sulla sua dipendenza da alcol e cocaina". Richiesta "non necessaria" per la pm secondo cui le indagini avrebbero già dimostrato che la mancata assunzione di sostanze e di evidenze di patologie psichiatriche. Sulla questione si esprimerà la giudice Antonella Bertoja nella prossima udienza fissata per il 29 settembre.

Oltre all'agente, in occasione dell'udienza che si è tenuta oggi, lunedì 15 settembre, è stata sentita anche un'operatrice sanitaria intervenuta la notte dell'omicidio: "Al nostro arrivo, il figlio fumava alla finestra. Ci ha detto: ‘è qui', con tutta calma. Pensavo fosse un vicino di casa". Ancora, secondo il suo racconto, Crotti avrebbe dato in pochi minuti versioni diverse sull'orario in cui aveva visto l'ultima volta la madre viva: "Diceva di averci chiamati subito. Ma dalle condizioni in cui era il corpo, si trovava lì da diverse ore".

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