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Strage piazza della Loggia, la difesa di Toffaloni ricorre in Appello: “Non ci sono prove certe che fosse presente”

Marco Toffaloni è stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere perché ritenuto esecutore materiale della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Il suo avvocato, Marco Gallina, ha presentato ricorso in Appello.
A cura di Enrico Spaccini
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Piazza dela Loggia dopo lo scoppio della bomba del 28 maggio 1974 (foto da LaPresse)
Piazza dela Loggia dopo lo scoppio della bomba del 28 maggio 1974 (foto da LaPresse)

Lo scorso 3 aprile il Tribunale per i Minorenni di Brescia ha condannato in primo grado Marco Toffaloni a 30 anni di reclusione ritenendolo l'esecutore materiale della Strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Per i giudici, che hanno accolto la richiesta della pm Caty Bressanelli, l'allora militante di Ordine Nuovo di appena 16 anni aveva nascosto in un cestino dei rifiuti la bomba che provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 102. Ora l'avvocato Marco Gallina, che difende Toffaloni, ha presentato ricorso in Appello chiedendo per il suo assistito l'assoluzione "per non aver commesso il fatto". Secondo il legale, infatti, non ci sarebbero abbastanza elementi di colpevolezza.

Il ricorso presentato in Tribunale è composto da 68 pagine di motivazioni. Queste riguardano soprattutto la fotografia che era stata scattata in piazza della Loggia a Brescia appena dopo la strage, la sentenza che aveva portato agli ergastoli di Maria Maggi e Maurizio Tramonte e le testimonianze che sono state rese in aula nel corso del processo.

Secondo i giudici di primo grado, il 16enne Toffaloni sarebbe stato immortalato in piazza da una fotografia scattata negli istanti immediatamente successivi alla strage. Un elemento chiave nel processo, tanto che gli stessi giudici nelle motivazioni della sentenza avevano scritto che Toffaloni non avrebbe avuto altro motivo per essere là che non fosse quello, appunto, di compiere la strage. L'avvocato Gallina, però, ha sottolineato come la stessa perizia aveva parlato di una "probabile identificazione", ma non di una certezza, tanto che "su 11 testimoni, ben 10 non riconoscono in Toffaloni l'ignoto della piazza".

Dieci anni fa, nel luglio del 2015, Maria Maggi e Maurizio Tramonte erano stati condannati all'ergastolo con l'accusa di essere stati gli ideatori della strage. Come ha scritto il difensore di Toffaloni, in quella sentenza venne individuato nell’incontro di Abano del 25 maggio 1974 il momento di preparazione dell’attentato. A quella riunione, però, l'allora 16enne non avrebbe partecipato.

Infine, vengono contestate le testimonianze e, in particolare, quella di Ombretta Giacomazzi. Come riportato dal Giornale di Brescia, secondo Gallina sarebbe stata "un compendio narrativo contraddittorio e calunnioso".

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