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Sotto sfratto gli esercenti del Mercato Comunale di viale Monza: “Non vogliamo un altro centro commerciale”

So.Ge.Mi. ha acquistato dal Comune di Milano 15 mercati cittadini e lo scorso ottobre ha inviato la pec di sfratto agli esercenti del Comunale di viale Monza. I residenti hanno spiegato a Fanpage.it i timori per quello che era diventato un punto di riferimento.
A cura di Enrico Spaccini
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Il mercato comunale Crespi di viale Monza (foto da LaPresse)
Il mercato comunale Crespi di viale Monza (foto da LaPresse)

Con una delibera approvata il 17 febbraio scorso, il Comune di Milano ha ceduto 15 dei 21 mercati cittadini a So.Ge.Mi. spa, la società partecipata per l'impianto e l'esercizio dei mercati annonari all'ingrosso presieduta da Cesare Ferrero. Tra questi, c'è anche il Mercato Comunale Crespi in viale Monza: costruito nel 1933 e soggetto a vincolo, negli anni è stato trascurato dall'amministrazione comunale e oggi conta appena otto esercenti al suo interno. A questi, lo scorso 15 ottobre So.Ge.Mi. ha inviato una pec affermando che stavano "indebitamente occupando" il suolo e che entro il 31 dicembre dovranno andare via. "La struttura ha bisogno di una ristrutturazione, ma il nostro timore è che la riqualifica possa rendere il mercato un luogo respingente", hanno dichiarato a Fanpage.it alcuni dei cittadini che hanno costituito un comitato a difesa del Mercato Comunale: "Nessuno ci garantisce che non diventerà solo un altro centro commerciale e che questo in futuro non verrà venduto a un privato".

I tempi previsti per la ristrutturazione

Come spiegato da Marco, uno degli esercenti del Mercato Comunale Crespi di viale Monza, il Comune ha smesso di dare le concessioni nel 2019, con un'ultima proroga che ha avuto valore fino a dicembre 2023. Da quel momento, gli esercenti hanno continuato a pagare l'affitto all'amministrazione comunale che ogni 3 mesi prorogava la scadenza della concessione. "Abbiamo pagato l'affitto al Comune fino a settembre", ha detto Marco, "da ottobre abbiamo iniziato a pagare a So.Ge.Mi".

L'idea di quello che sarà il Mercato Comunale è stata presentata lo scorso 26 novembre durante un incontro pubblico organizzato all'ex chiesetta del parco Trotter e al quale hanno preso parte l'assessora al Commercio, Alessia Cappello, il presidente del Municipio 2, Simone Locatelli, l'assessore al Commercio e all'Artigianato del Municipio 2, Stefano Costa, e il presidente di So.Ge.Mi., Cesare Ferrero. "Hanno spiegato che a gennaio il mercato verrà chiuso e a marzo inizieranno i lavori con la riapertura prevista entro giugno 2027", hanno raccontato a Fanpage.it i cittadini che fanno parte del comitato, "quindi, almeno sulla carta, gli esercenti dovranno chiudere la propria attività per un anno e mezzo".

Secondo Mariella, che è architetta e anche lei fa parte del comitato, il cronoprogramma presentato da So.Ge.Mi difficilmente potrà corrispondere a realtà: "Dicono che i lavori inizieranno a marzo, ma per quanto ne sappiamo ancora non c'è nemmeno un progetto definitivo e sull'immobile c'è un vincolo della Soprintendenza. Quindi in tre mesi dovrebbero: sgomberare gli esercenti, completare il progetto, ottenere tutti i permessi, bandire la gara e iniziare i lavori".

Il rischio di un nuovo centro commerciale

Il comitato di cittadini si è formato durante i vari incontri avvenuti al mercato tra persone che nella vita di tutti i giorni non si incrocerebbero mai. Inoltre, la struttura si trova in una zona che loro stessi hanno definito "critica, quasi di frontiera". Per viale Monza passa una grande quantità di persone ogni giorno e poco lontano c'è viale Padova: "Se si perde la funzione sociale del mercato, si crea ulteriore esclusione". L'idea del nuovo "Mercato di quartiere" presentato da So.Ge.Mi. prevede l'impiego dell'80 per cento degli spazi per uso alimentare e il restante 20 per cento per "altro", termine con il quale vengono indicati l'uso sociale e culturale, ma che non esclude il commerciale.

Il timore di chi vive il mercato ogni giorno è proprio quello di vederlo snaturato. "La struttura ha bisogno di una ristrutturazione, ma perché è stata abbandonata negli anni dal Comune stesso", ha affermato ancora Mariella: "La politica dice che è stata obbligata a cedere i mercati perché non ha i soldi per ristrutturarli e So.Ge.Mi. è perfetta in quanto spa esterna, ma comunque partecipata". Tuttavia, viene ribadito dal comitato, "gli esercenti e cittadini non sono minimamente coinvolti in questo e ancora oggi non abbiamo garanzie del fatto che gli spazi non verranno assegnati ai franchise e che alla fine non diventi solo un altro centro commerciale. Chi ci assicurerà poi che non verrà ceduto a un privato?".

Un ulteriore elemento critico, secondo i cittadini, è quello del branding. Come già accaduto per il mercato Rombon, riaperto dopo 10 anni proprio dopo i lavori di So.Ge.Mi., il marchio ‘Foody' figlio dell'Expo verrà probabilmente esposto ovunque. A questo, si aggiunge la "mancanza di una progettualità specifica" e la nomenclatura "Mercato di quartiere": "Anche questi sono passi verso la privatizzazione, perché portano a una standardizzazione del mercato che lo allontana dalla sua reale funzione di spazio pubblico e sociale", hanno sottolineato dal Comitato.

Le richieste dei cittadini e degli esercenti

Alcuni giorni fa, gli avvocati degli esercenti hanno avuto un incontro con i rappresentanti di So.Ge.Mi e, quindi, tra pochi giorni dovrebbe arrivare la formalizzazione di una proroga di 3 mesi dello sgombero. "La nostra richiesta è che il Comune si riappropri del peso politico sulla sua partecipata e fornisca linee di indirizzo sui lavori", ha aggiunto Alessandro, sociologo e anche lui membro del comitato: "Il mercato deve rimanere un luogo di aggregazione sia sociale che culturale".

Come riportato nella delibera comunale del 17 febbraio, So.Ge.Mi. dovrebbe fornire alternative agli esercenti che dovranno chiudere la propria attività almeno per un anno e prevedere un sistema di premialità per i progetti che prevedono "il mantenimento delle attività presenti oggi negli stalli mercatali". All'incontro del 26 novembre, però, è stato detto loro solo che saranno "i benvenuti" a lavori conclusi.

"La realtà è che questa è un'operazione che viene calata dall'alto e non ha la minima attenzione verso il quartiere", ha dichiarato Alessandro: "Noi veniamo qui perché è uno spazio aperto, c'è una comunità molto ampia che nei decenni è diventata punto di riferimento per il quartiere. Non ha senso trasformare il mercato in un altro centro commerciale o in un supermercato. La politica cittadina è miope, parla e vende i propri spazi solo agli enti, ma non dialoga più con la cittadinanza, nemmeno con la gente che ti chiede un confronto. Sotto la bandiera della norma e della sicurezza, si chiudono gli spazi di aggregazione con le persone, i corpi sociali, che non hanno più uno spazio dove stare".

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