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News sulla strage di Samarate

Sopravvissuto al padre, Nicolò Maja vuole incontrarlo in aula: “Devo capire, ma non lo perdonerò”

Nicolò Maja è l’unico sopravvissuto alla strage compiuta dal padre Alessandro lo scorso maggio nella loro villetta a Samarate. Con un martello uccise la moglie Stefania, la figlia 16enne Giulia e tentò di fare lo stesso con il figlio 24enne. Il prossimo 17 febbraio il ragazzo sarà in aula e cercherà di parlare con suo padre.
A cura di Enrico Spaccini
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Nicolò Maja, l'unico sopravvissuto alla strage di Samarate. Accanto, il padre Alessandro accusato dell'omicidio della moglia Stefania Pivetta e della figlia 16enne Giulia
Nicolò Maja, l'unico sopravvissuto alla strage di Samarate. Accanto, il padre Alessandro accusato dell'omicidio della moglia Stefania Pivetta e della figlia 16enne Giulia
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All'udienza fissata per il 17 febbraio, quella in cui verrà conferito l'incarico della perizia psichiatrica a cui dovrà essere sottoposto Alessandro Maja, in aula ci sarà anche suo figlio Nicolò. Il presidente della Corte d'Assise di Busto Arsizio ha acconsentito alla richiesta avanzata dalla difesa del 57enne che nella notte del 4 maggio 2022 ha ucciso la moglie Stefania Pivetta e la figlia 16enne Giulia nella loro villetta a Samarate (Vares). L'unico sopravvissuto alla strage, l'altro figlio 24enne Nicolò, vuole capire le motivazioni di quel gesto mai chiarite dal padre: "Deve darmi spiegazioni", ha detto, "se non potrò parlargli in udienza, prima o poi andrò in carcere ad affrontarlo".

"Non capivo perché i miei genitori non mi venissero a trovare in ospedale"

In un'intervista rilasciata a La Prealpina, Nicolò ha provato a raccontare quello che ha provato quando si è risvegliato in ospedale e come sta cercando di vivere la sua nuova quotidianità. "Quando ancora non riuscivo a parlare guardavo sempre la porta della stanza in attesa di veder entrare i miei genitori, non capivo perché non mi venissero a trovare", spiega Nicolò. Il 24enne di quella notte non ricorda nulla e i medici, per proteggerlo, aspettarono diversi giorni prima di raccontargli cosa era accaduto.

Ancora oggi, a più di nove mesi da quella notte, Nicolò non sa perché suo padre ha preso un martello e ha ucciso sua mamma Stefania e sua sorella Giulia. "Non potrò mai perdonare quello che ha fatto", afferma anche se dice di non provare odio per suo padre.

Le ossessioni di Alessandro Maja

Quello che ricorda è che il padre "era rimasto intrappolato in un labirinto mentale fatto di fissazioni e di angoscia che si è costruito da solo". Il timore di un errore in un progetto che aveva fatto per un locale che potesse portarlo al fallimento. "Chiamava continuamente l’avvocato per avere rassicurazioni, si rivolgeva ai commercialisti, non aveva più pace. Aveva paura di non poterci più garantire gli standard e la qualità di vita che ci aveva sempre dato", continua Nicolò: "Era pessimista di indole, mia mamma ha cercato di dargli coraggio".

Dopo la strage, Alessandro Maja ha tentato di togliersi la vita. Suo figlio non sa dire se forse sarebbe stato meglio se ci fosse riuscito, ma di sicuro "sarebbe tutto più semplice". Intanto dal carcere continuano ad arrivare all'indirizzo dei nonni, i genitori di Stefania Pivetta, lettere firmate da Maja. "In conclusione di una lettera ha scritto che spera, un giorno, che io possa perdonarlo", racconta Nicolò, "un'altra volta ha scritto che ha perdonato mia mamma per gli errori che ha commesso, mi dà consigli sulla fisioterapia, al mio compleanno mi ha fatto avere un biglietto: ‘auguri, papy'. Credo che nemmeno si renda conto di ciò che ha fatto".

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