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Smog a Milano, l’Ordine dei medici: “Area B e Area C non servono alla salute delle persone ma a fare cassa”

“A Milano una serie di divieti antinquinamento che non funzionano come dovrebbero”, punta il dito contro il Comune il presidente dell’Ordine dei medici di Milano. “Ci si accanisce contro la mobilità privata, senza valutare le reali fonti di inquinamento”.
A cura di Francesca Del Boca
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"Quando ci si approccia ai problemi che riguardano la salute come l'inquinamento atmosferico, e quando si prendono decisioni politiche che mettono in campo molte risorse pubbliche, bisogna sempre farlo con una logica scientifica. Altrimenti si rischia di approvare norme che hanno solo risonanza elettorale, o che mancano il bersaglio". Così il presidente dell'Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi commenta in una nota quanto emerso nel corso della conferenza RespiraMi, in corso a Milano, sugli effetti dell'inquinamento in città.

Un'accusa diretta a provvedimenti come Area C e Area B, che limitano il passaggio dei non residenti nel centro storico e l'accesso in città ai veicoli inquinanti. "Il caso emblematico di Milano ci dimostra questo: abbiamo una serie di divieti antinquinamento che non funzionano come dovrebbero", sono le parole del presidente. "Si è arrivati ad imporre una tassa di 7,5 euro per accedere al centro, si bloccano molti accessi persino in zone periferiche con l'area B, anche per chi svolge un servizio pubblico come il medico. A meno che, naturalmente, non si decida di rottamare auto perfettamente funzionanti per sostituirle con costosi veicoli elettrici o ibridi".

E ancora. "Si è insomma puntato, nelle azioni antinquinamento, solo sulla limitazione della mobilità privata, mentre, a quanto pare, non è propriamente quello il campo in cui è davvero necessario intervenire con urgenza. Si percepisce, invece, la necessità di fare cassa in modo facile sulle tasche di chi è già in difficoltà e si trova costretto a cambiare automobile", ha concluso. "Ci auguriamo, come medici, che le amministrazioni pubbliche valutino seriamente le reali fonti di inquinamento nelle grandi città, senza accanirsi sul solo problema della mobilità privata ma puntando anche su una maggiore educazione civica e sanitaria nelle scuole".

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