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Sistema Pavia, i rapporti della “squadra” di Mazza e Venditti con le ditte di noleggio per intercettazioni e auto

Secondo la Procura di Brescia, gli ex procuratori di Pavia Paolo Mazza e Mario Venditti avevano costituito una “squadra” di fedelissimi ufficiali di polizia giudiziaria. Gli investigatori avrebbero rilevato “una serie di anomalie” come il rapporto che si era creato con i fratelli D’Arena, titolari delle aziende a cui era stato affidato “l’affidamento pressoché esclusivo” del noleggio di sistemi di intercettazione e di auto. In cambio, i magistrati avrebbero ricevuto utilità come pranzi di lusso e la possibilità di acquistare vetture a prezzi inferiori al mercato per un totale pari a circa 750mila euro.
A cura di Enrico Spaccini
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Paolo Mazza e Mario Venditti
Paolo Mazza e Mario Venditti
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I procuratori Paolo Pietro Mazza e Mario Venditti, rispettivamente ex sostituto e aggiunto alla Procura di Pavia, sono indagati in concorso tra loro per corruzione e peculato per una cifra pari a circa 750mila euro. Secondo gli investigatori, quel denaro sarebbe stato il frutto dei rapporti che i due magistrati intrattenevano con i fratelli D'Arena, Cristiano e Raffaele, alle cui aziende avevano concesso "l'affidamento pressoché esclusivo" del noleggio degli apparati di intercettazione e delle auto. I rapporti sarebbero stati così stretti che, sostiene l'accusa, Cristiano D'Arena "era quasi quotidianamente presente presso lo stanzone" in cui si riuniva la "squadra" di fedelissimi di Venditti che avrebbe avuto pieno accesso alle intercettazioni effettuate dall'intero ufficio.

I rapporti con i fratelli D'Arena

Le indagini condotte dalla Procura di Brescia hanno fatto emergere "una serie di anomalie" nei rapporti tra gli ufficiali di polizia giudiziaria che facevano parte della "squadra" e i magistrati Mazza (dal 2024 alla Procura di Milano) e Venditti (in pensione da luglio 2023). Gli agenti, "soggetti di fiducia di Venditti", si sarebbero riuniti in "un unico stanzone" nel quale si "occupavano delle indagini riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione". In particolare, erano addetti all'ufficio Cit (il Centro intercettazioni telematiche) della Procura e, perciò, avevano "accesso informativo a tutte le operazioni di intercettazione effettuate dall'intero ufficio".

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, "Cristiano D'Arena era quasi quotidianamente presente presso lo stanzone e presso Venditti". D'Arena è titolare della Eistel, l'azienda alla quale era stato assegnato "l'affidamento pressoché esclusivo" del noleggio degli apparati di intercettazione, e della Cr Service, la ditta che aveva l'affidamento "esclusivo" del noleggio delle auto usate, sempre secondo l'accusa, "in misura incongrua rispetto alle esigenze investigative e destinate a uso privato non inerente alle attività di indagine" da parte dei membri della "squadra" e dello stesso Venditti.

Per l'accusa, Mazza e Venditti avrebbero ricevuto utilità come la vendita di auto a prezzo inferiore al mercato, lavori gratuiti di manutenzione alle auto e pranzi di lusso al ristorante stellato di Raffaele D'Arena, fratello di Cristiano, per un totale di circa 750mila euro in cambio di atti contrari ai doveri d'ufficio come proprio gli affidamenti a Eistel e Cr Service.

I fedelissimi della "squadra" di Venditti

La "squadra" di fedelissimi poteva contare, tra gli altri, di Antonio Scoppetta: condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione nell'inchiesta sul "sistema Pavia" e che avrebbe speso al gioco quasi 47mila euro, secondo la guardia di finanza cifra "incompatibile con il proprio stipendio". Con lui Silvio Sapone (perquisito e non indagato), il quale a sua volta secondo le Fiamme Gialle avrebbe speso "mille euro al mese presso un centro Snai" e la cui firma era stata impressa nel documento di "non interesse investigativo" nelle intercettazioni su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco nel 2017.

Per l'accusa, Sapone e Scoppetta avrebbero avuto "un ruolo sovraordinato rispetto agli altri, al di là delle qualifiche, per via del loro rapporto privilegiato con Venditti". Inoltre, Maurizio Pappalardo (oggi in pensione e a processo per corruzione), nonostante fosse in servizio presso un altro ufficio senza competenze di polizia giudiziaria, avrebbe tenuto un rapporto privilegiato con i tre al punto che avrebbe tenuto riunioni quotidiane con loro e avrebbe avuto accesso diretto ai fascicoli delle indagini in corso.

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