Scout intossicati dopo aver mangiato il pesce catturato, l’ittiologo: “Attenzione a dove si pesca e alla cottura”

Domenica mattina 14 scout sono stati male dopo aver mangiato alcuni pesci catturati durante un'escursione. É successo a Quinzano d'Oglio, in provincia di Brescia: il gruppo, formato da ragazzi provenienti da diverse parti d'Italia, alloggiava nel campo base del Chiavicone. Nella mattinata di domenica 15 giugno i ragazzi si sono allontanati per tornare verso l'ora di pranzo. Non è ancora chiaro se siano stati loro a pescare i pesci o li abbiano ricevuti da qualche residente del posto. Li hanno cucinati e mangiati, ma poco dopo hanno cominciato ad accusare nausea e vomito, sintomi tipici di un'intossicazione alimentare. 14 scout e uno dei capi sono stati portati in pronto soccorso dove sono rimasti in osservazione per diverse ore.
Un ittiologo ha spiegato a Fanpage.it che cose di questo tipo possono succedere quando si pesca in acque poco pulite oppure quando la preparazione del pesce non viene fatta in modo corretto. Spiega l'esperto: "Quando si pesca un tonno in mare, per esempio, bisognerebbe fare sempre un abbattimento di 36 o 48 ore in modo da eliminare batteri e parassiti". L'abbattimento è una pratica che consiste nell'abbassamento veloce della temperatura, arrivando anche a -20 gradi. "Questo va fatto soprattutto quando il pesce deve essere mangiato crudo".
"La cottura di per sé previene già la contaminazione del pesce – continua l'ittiologo – perché sopra una certa temperatura i batteri non sopravvivono. Però può continuare ad essere pericoloso se in alcuni punti il pesce non viene cotto bene". Ma tanto può dipendere anche da dove si pesca: "Per esempio nei bacini in cui si pratica la pesca sportiva le acque vengono sottoposte a esami una volta all'anno e si presta attenzione alla tracciabilità del pesce, nel senso che i pesci sono acquistati da allevamenti con una documentazione regolare. Invece nelle acque pubbliche può avvenire un inquinamento che il pesce di per sé è in grado di tollerare ma che se viene mangiato dall'uomo può far male. Questo aspetto è più difficile da controllare".
Anche le acque pubbliche sono controllate attraverso esami periodici, "Ma eventualmente – spiega lo studioso – c'è un nucleo dei Carabinieri, il Noe, a cui si può fare una segnalazione". Per evitare di stare male mangiando il pesce che abbiamo pescato, conclude l'ittiologo, "dovremmo accertarci che l'acqua dove andiamo a pescare sia pulita. Poi dovremmo essere sicuri che il pesce venga mantenuto in un buono stato di conservazione perché spesso è l'alterazione del cibo il problema. Infine è importante anche l'abbattimento della carica batterica del pesce, soprattutto se lo si vuole mangiare crudo. La cottura in qualche modo ci preserva dalla contaminazione".