Rimosso un tumore dei nervi periferici all’Istituto ‘Besta’ di Milano: pesava oltre 4 chili

Nei giorni scorsi si è tenuto un complesso intervento chirurgico per la rimozione di un tumore dei nervi periferici di circa 4 chilogrammi all'Istituto Neurologico ‘Carlo Besta' di Milano. In 20 anni il paziente non è riuscito a trovare una struttura che potesse eseguire questa operazione. Alla fine, è stata resa possibile grazie all'idea della dottoressa Vittoria Nazzi, responsabile della Neurochirurgia Funzionale del ‘Besta', di approcciare al problema in modo multidisciplinare chiedendo la collaborazione del dottor Fabrizio Sammartano, responsabile SSD Trauma Team, e del direttore della SC di Chirurgia Generale all'Asst Santi Paolo e Carlo il professor Marco Stella. "Siamo orgogliosi di questa collaborazione proficua che segna l’inizio di un percorso di lavoro multidisciplinare capace di unire competenze altamente specializzate nella gestione dei casi più complessi", commentato la dottoressa Nazzi: "Un grande lavoro di squadra che si configura come un importante esempio di collaborazione, innovazione della presa in carico del paziente".
Il tumore del paziente partiva dalla terza radice lombare (L3) e si era steso a tutto l'emiaddome sinistro, con una componente più centrale sviluppata tra l’aorta, l’uretere e il muscolo psoas della bassa schiena. La massa era arrivata a pesare circa 4 chilogrammi e comprimeva gli organi vitali del paziente, provocando anche la dislocazione del rene omolaterale e la creazione negli anni una fistola peritoneale verso la parete addominale sinistra.
L'intervento chirurgico è stato eseguito in due tempi diversi a causa delle dimensioni della massa e della sua consistenza particolarmente solida. Il primo è durato circa 8 ore e ha portato alla rimozione della maggior parte della lesione. Per mobilizzare adeguatamente il tratto finale dell’intestino adeso alla massa, è stata eseguita una emicolectomia sinistra con risparmio del peduncolo vascolare colico, struttura anatomica fondamentale per l’apporto sanguigno all’intestino crasso. Considerato lo stato emodinamico generale del paziente e la necessità di trasfusione di emocomponenti, i chirurghi hanno optato per “open abdomen” e relook a 48 ore per aumentare la percentuale di successo dell’anastomosi, un tipo particolare di sutura.
La seconda parte è durata circa 6 ore e h permesso l’asportazione anche della componente para-aortica della neoplasia e l’anastomosi colo-rettale latero-laterale. Come comunicato dall'Istituto ‘Besta', nella fase post-operatoria il paziente si è ripreso rapidamente ed è stato dimesso nei tempi previsti senza complicazioni e senza deficit di movimento agli arti inferiori.