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Resta in carcere l’uomo che ha ucciso la moglie a Settala, il gip: “Lui indifferente alla tragedia che ha generato”

Il gip del tribunale di Milano ha accolto la richiesta del pm e convalidato l’arresto del 50enne che la sera del 3 maggio ha ucciso con 15 coltellate la moglie a Settala (Milano). Nelle sue motivazioni il giudice ha definito l’uomo “indifferente alla tragedia provocata”.
A cura di Alice De Luca
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Il giudice per le indagini preliminari di Milano Emanuele Mancini ha convalidato la custodia cautelare in carcere per il 50enne che la sera del 3 maggio ha ucciso con 15 coltellate la moglie a Settala, nell'hinterland milanese, mentre in casa c'era anche la figlia di 10 anni. É stata proprio la bambina a chiamare i soccorsi, nonostante il padre avesse tentato di fermarla.

Dopo la decisione del gip, che ha convalidato l'arresto su richiesta del pm Antonio Pansa, l'uomo rimarrà in carcere. É accusato di omicidio aggravato dal legame con la vittima, dallo stato di ubriachezza, dalla presenza della minore e dai futili motivi: contestazioni per le quali rischia l'ergastolo.

Nelle motivazioni allegate alla richiesta, il pm ha definito il 50enne un soggetto "incline alla violenza", che faceva vivere la moglie in uno stato di sottomissione. Una condizione, questa, dimostrata anche da una denuncia per minacce e percosse (già la seconda) della donna risalente al 26 novembre 2022, nella quale lei fece mettere a verbale: "Penso che mi ammazzerà". Il pm ha poi definito l'omicidio come un delitto "particolarmente efferato", commesso, anche secondo il gip, con "inusitata violenza" e "indifferenza verso la tragedia generata".

Il 50enne ieri, difeso dall'avvocato Giorgio Ballabio e interrogato dal gip, ha tentato di giustificarsi, sostenendo che dopo una lite, la moglie "ha minacciato di ferirsi per poi denunciarmi". Allora, aveva aggiunto, "sono esploso per la rabbia. Ho preso il coltello e dopo il primo colpo non ho capito più nulla e non ricordo altro". Il 50enne ha detto anche che non voleva uccidere "perché la vita non si toglie" e si è descritto come vittima di condotte violente e minacciose da parte della moglie. Elementi, questi, che hanno convinto il giudice della mancanza di consapevolezza di ciò che ha fatto e del rischio che lui possa ripetere nuovi atti violenti qualora fosse tornato in libertà.

A farlo pensare sono anche le testimonianze dei vicini di casa che, si legge nel provvedimento, lo hanno descritto come una persona capace di perdere facilmente il controllo.

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