Protesta pacifica a Brescia, la Questura espelle 5 attivisti: “È una repressione del dissenso”

La Questura di Brescia ha notificato 5 fogli di via ad alcuni attivisti di Extinction Rebellion che, lo scorso 12 luglio, hanno partecipato a una manifestazione non violenta di fronte alla sede di Intesa Sanpaolo a Brescia. "Ci hanno espulsi dalla città ed etichettati come socialmente pericolosi per aver esposto dei cartelli o letto al megafono in una piazza pedonale", ha commentato a Fanpage.it Luca, attivista di Extinction Rebellion. "Usano il foglio di via per limitarci, ma è uno strumento intimidatorio e veramente poco democratico".
La manifestazione a Brescia
Lo scorso 12 luglio Extinction Rebellion ha organizzato una manifestazione non violenta davanti alla sede di Intesa Sanpaolo di Brescia. Lì, alcuni attivisti hanno appeso uno striscione all’ingresso della banca e, contemporaneamente, hanno esposto in piazza un grande salvadanaio di cartapesta a forma di maialino per "denunciare i finanziamenti della banca negli armamenti utilizzati per i bombardamenti a Gaza".

Durante la manifestazione – che si è svolta senza tensioni – alcuni attivisti si sono travestiti da banchieri e hanno letto discorsi su "Gaza, e sugli investimenti di Intesa Sanpaolo in armamenti a favore di Leonardo", ha continuato Luca. "Mentre leggevamo, infilavamo dei soldi in cartapesta nel salvadanaio per attirare l'attenzione della gente che effettivamente si è fermata a seguire la dimostrazione". Poi, come avviene sempre, "è arrivata la Digos a identificarci".
Le denunce e i fogli di via dopo la protesta
A circa tre mesi di distanza dalla manifestazione, a cinque attivisti sono state notificate denunce per "manifestazione non preavvisata", e tutti coloro non residenti in città sono stati espulsi da Brescia con foglio di via obbligatorio fino a 3 anni per la loro presunta "pericolosità sociale". Tra loro, anche Luca.
"Abbiamo fatto una manifestazione pacifica, non sono state danneggiate né cose né persone, come testimonia il fatto che l’unico reato contestato sia ‘manifestazione non preavvisata'", ha commentato Luca a Fanpage.it. "Nonostante questo, è bastato leggere dei discorsi per essere indicato come pericoloso per la società".
Nell'avviso che Fanpage.it ha potuto visionare si legge, infatti, che gli attivisti e le attiviste, "divulgando al megafono le ragioni della protesta", avrebbero creato "un pericoloso allarme sociale e che è stato un pericolo per la sicurezza e la tranquillità pubblica". Proprio per questo il Questore di Brescia avrebbe quindi deciso di emettere il foglio di via nei loro confronti. "Una misura esagerata", ha continuato Luca. "Il presupposto per emettere questo tipo di provvedimento dovrebbe essere l'esistenza di una conclamata pericolosità sociale o, almeno, che venga messa a repentaglio la sicurezza pubblica, cosa che nel nostro caso ovviamente non è accaduto".
Si tratta, infatti, di misure di prevenzione previste dal Codice Antimafia (legge 159 del 2011), originariamente pensate per persone abitualmente "dedite ad attività delittuose" o che "vivono dei relativi proventi". Dovrebbero essere applicate solo in presenza di una comprovata pericolosità sociale fondata su elementi di fatto, ma negli ultimi anni sono state utilizzate sempre più spesso anche nei confronti di attivisti e manifestanti, suscitando ampie polemiche sulla discrezionalità sottesa a tale strumento. "Le Questure lo utilizzano per reprimere il dissenso, intimidire e dividere gli attivisti (anche economicamente visto che ogni ricorso si aggira sui 650 euro), bypassando i tribunali in modo illegittimo, come dimostrano i ricorsi che vinciamo quasi sempre", ha concluso Luca a Fanpage.it. "Manifestare pacificamente dovrebbe essere parte costituente di una democrazia, non certo un pericolo per la città".