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Morte di Silvio Berlusconi

Perché Milano 2 non è solo il primo grande investimento di Berlusconi ma anche il suo laboratorio politico

La storia di Milano 2, quartiere residenziale costruito da Silvio Berlusconi negli anni Settanta, è legata indissolubilmente alla fortuna imprenditoriale, mediatica e politica dell’ex premier: proprio da questa città satellite alle porte di Milano, vero e proprio laboratorio politico del berlusconismo che cambiò il volto dell’Italia intera, ebbe inizio l’ascesa senza precedenti del fondatore di Forza Italia.
A cura di Francesca Del Boca
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Il laghetto dei Cigni a Milano 2
Il laghetto dei Cigni a Milano 2
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Un lembo di terra alle porte di Milano, immerso nel verde, per chi vuole fuggire dal caos del centro città. Case di lusso, sporting club, scuole private e aree giochi. Ma Milano 2, comune di Segrate, non è solo questo. La storia di Milano 2, città satellite costruita da Silvio Berlusconi negli anni Settanta, è legata indissolubilmente alla fortuna imprenditoriale e politica dell'ex premier, morto il 12 giugno a pochi metri da dove tutto ebbe inizio: proprio da questo angolo ai margini del capoluogo lombardo cominciò infatti l'ascesa senza precedenti del fondatore di Forza Italia, che in pochi decenni cambiò per sempre volto all'Italia intera intrecciando denaro, politica, media e costume.

Il logo di Milano 2, dove fa la sua prima apparizione il celebre "Biscione" (poi simbolo di Fininvest)
Il logo di Milano 2, dove fa la sua prima apparizione il celebre "Biscione" (poi simbolo di Fininvest)

La nascita e la storia di Milano 2

Facciamo un passo indietro. Sono gli anni Sessanta, e in Italia esplode il boom edilizio. Tra tutte le città, in particolare, è Milano ad espandersi a vista d'occhio. Silvio Berlusconi, giovane imprenditore milanese in cerca del business giusto, grazie alle conoscenze del padre Luigi si è buttato nell'immobiliare e ha iniziato ad acquistare terreni per edificare nuove case: le prime sorgono tra la periferia Ovest di via Alciati e il paese brianzolo di Brugherio.

L'intuizione che segnerà la svolta della sua carriera – e il futuro dell'Italia – però, arriva tra il 1969 ed il 1979 a Segrate, periferia nord est di Milano. È qui che vede la luce il progetto di una formula urbanistica rivoluzionaria, che porta con sé anche una precisa idea di società. Si tratta di una vera e propria città ideale, immaginata da Silvio Berlusconi e costruita dalla sua Edilnord con la firma degli architetti Giancarlo Ragazzi, Giuseppe Marvelli e Enrico Hoffer: una enorme area residenziale perfettamente autosufficiente, con 28 condomini e servizi di fascia alta come piscina, campi da tennis, asili, parrucchieri, boutique, scuole internazionali e centri direzionali.

L'offerta si rivolge agli acquirenti privilegiati che abitano in città e che cercano (a caro prezzo) una realtà più a misura d'uomo, fatta di verde, di silenzio e di percorsi pedonali. E soprattutto che vogliono scappare a gambe levate dal centro di Milano, all'epoca ritenuto poco sicuro dopo gli attentati degli Anni di piombo (strage di piazza Fontana in testa) e l'imperversare per le strade della mala milanese che terrorizza i cittadini tra sparatorie, guerre tra bande, omicidi.

Milano 2 come il paradiso terrestre

Così, se Milano è diventata grigia e pericolosa, la sua copia perfetta Milano 2 si presenta al contrario come un piccolo paradiso terreste "dove l'autunno inizia più tardi e l'estate comincia presto", secondo il depliant promozionale: il laghetto dei cigni nel centro del paese, un centro civico per le mostre d'arte e il mercatino natalizio organizzato dalle famiglie, uffici e studi professionali circondati da prati fioriti, sale fitness e viali alberati costantemente vigilati da decine di telecamere e dalle guardie armate che pattugliano il quartiere 24 ore su 24. Le residenze hanno nomi evocativi come Sorgente, Fiori, Lago, Cedri e Betulle. Nelle aule delle scuole si parla inglese, la chiesa della parrocchia Dio Padre aggrega intorno a sé l'intera comunità di buoni cristiani.

Sui giornali dell'epoca la maxi operazione immobiliare di Silvio Berlusconi viene ampiamente pubblicizzata con toni messianici, e dipinta dalle grandi firme quasi come un'utopia ("uno spazio inusitato, addirittura impensabile"), un'oasi di armonia, pace e bellezza in netto contrasto con l'inquinamento, i rischi e la bruttezza della città.

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Le polemiche su Milano 2 tra pressioni politiche e tangenti

Un'impresa ambiziosa e visionaria, che ha sempre fatto però parecchio discutere. Silvio Berlusconi, per costruire il suo "ghetto dei ricchi", come venne apostrofato all'epoca, acquista dal conte Leonardo Bonzi un'area di 712mila metri quadrati nell'hinterland a Est di Milano: una zona certamente poco appetibile, che confina con il cimitero di Lambrate ed è sorvolata dalle fragorose rotte degli aerei che decollano dal vicino aeroporto di Linate.

Il Comune di Segrate, in men che non si dica, rilascia le concessioni edilizie necessarie: al tempo, e per decenni, si parlerà di ingenti tangenti (tra denaro e appartamenti di lusso) ad amministratori e dirigenti Dc e Psi milanesi da parte dell'Edilnord berlusconiana. Tanto che la giunta comunale che aveva deliberato i permessi, travolta dalle polemiche dei consiglieri d'opposizione, a metà degli anni Settanta sarà costretta a dare le dimissioni. 

E sarebbero ancora i contatti eccellenti con il potere politico a consentire a Silvio Berlusconi di risolvere il grave inconveniente che grava sulla sua ambiziosa speculazione – ossia le rotte dei velivoli che transitano sul cielo di Milano 2, e rischiano così di comprometterne la commercializzazione dell'oasi di pace ai margini della caotica città. Ma l'imprenditore, anche in questo caso, con il fondamentale supporto del fondatore del vicino ospedale San Raffaele don Luigi Verzè ottiene in tempo record il cambio di alcune tratte aeree.

Decenni dopo, nel 2010, si aggiunge come un macigno anche la testimonianza del figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, che nel corso del processo sulla trattativa Stato-mafia denuncia: "Cosa Nostra aveva investito molti capitali su una realizzazione alla periferia di Milano, poi chiamata Milano 2". Pronta la replica del fido avvocato Niccolò Ghedini: "Affermazioni diffamatorie. Quella di Milano 2 fu un'operazione immobiliare trasparente". L'origine dei primi capitali di Berlusconi, del resto, sarà sempre oggetto di discussione.

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Le basi dell'impero televisivo di Mediaset

Ad ogni modo Milano 2, agli albori dei ruggenti anni Ottanta, si conferma un vero e proprio trionfo. Ma questo successo non si limita solo a costruire le basi dell'immensa fortuna economica di Silvio Berlusconi. I mattoni di Milano 2 gettano le fondamenta anche per la costruzione dell'impero televisivo di Mediaset, destinato a cambiare per sempre il volto dell'intrattenimento e della comunicazione nazionale.

È infatti da Palazzo dei Cigni di Milano 2 che iniziano le prime trasmissioni dell’emittente Telemilano, di proprietà dell’editore Giacomo Properzj, che trasmette ai residenti delle abitazioni della città satellite (tutte già accessoriate di tv via cavo) film, notiziari, riunioni condominiali, recite scolastiche, messe e varie attività che si svolgevano nel quartiere. Nel 1976 la rete degli appartamenti di Milano 2 viene acquistata da Silvio Berlusconi e ribattezzata Telemilano58, adottando il simbolo del biscione con il fiore in bocca. Nel 1980 il salto a prima televisione privata con diffusione nazionale e primo canale del futuro colosso Mediaset: dall’unione di cinque emittenti del Nord Italia (Telemilano58, TeleEmiliaRomagna, TeleTorino, VideoVeneto e A&G Television) nasce ufficialmente Canale 5.

Qui, nei primi anni Ottanta, vanno in onda le trasmissioni di Mike Bongiorno, Raimondo Vianello, Loretta Goggi, Barbara d'Urso e Claudio Cecchetto, i cartoni animati giapponesi di Pomeriggio con Five, la soap dei record Dallas. Sono solo gli albori dell'impero mediatico che attraverso il palinsesto muterà indissolubilmente il costume e la mentalità degli italiani. E la storia, grazie a una serie di leggi compiacenti che concessero sempre più libertà alle emittenti commerciali (quelli che passeranno alle cronache come i "decreti Berlusconi" firmati da Bettino Craxi, allora capo del governo a guida PSI, tra il 1984 e il 1985), parte tutta dalle televisioni dei salotti di Milano 2.

Il "Biscione" nel logo di TeleMilano, agli albori di Canale 5
Il "Biscione" nel logo di TeleMilano, agli albori di Canale 5

Il progetto politico di Silvio Berlusconi

Il quartiere funge insomma da laboratorio per un esperimento che si propone di mutare l'Italia intera. E non solo. "Milano 2 è un suggerimento concreto per il futuro", recita il depliant promozionale del quartiere di Segrate. Niente di più vero: il progetto edilizio di Silvio Berlusconi da imprenditoriale diventa prima mediatico e poi, di conseguenza, anche politico. Non è un caso che proprio a Milano 2, nei primi anni Novanta, venga inaugurato anche il primo club di Forza Italia. Non è un caso che a Milano 2 Silvio Berlusconi abbia chiesto di passare pochi istanti prima di venire ricoverato all'ospedale San Raffaele, dove un paio di giorni dopo morirà. "Accertatevi che la statua in mio onore sia sempre pulita", le sue ultime parole agli abitanti della sua cittadella, con lo sguardo rivolto al lago dei cigni. La chiusura del cerchio, lì dove tutto era iniziato.

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