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Notizie sulla scomparsa di Greta Spreafico

Perché l’autopsia psicologica è l’unica strada per scoprire cosa è successo a Greta Spreafico

La scomparsa di Greta potrebbe essere collegata ad una componente ansiosa, che prende il nome di “diffusione, pensiero, azione”. Effettuare un’autopsia psicologica è l’unica possibilità per scoprire cosa è successo alla cantante scomparsa il 4 giugno.
A cura di Anna Vagli
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Greta Spreafico
Greta Spreafico
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Greta Spreafico, cantante rock originaria di Como, è scomparsa da Porto Tolle, in provincia di Rovigo, lo scorso 4 giugno. Originaria di Erba, la donna si trovava a Porto Tolle perché avrebbe dovuto concludere la vendita per una casa ereditata dal nonno paterno. Ma, all’incontro con il notaio fissato il giorno dopo, la donna non è mai arrivata.

Dal 4 giugno, difatti, di lei si sono perse le tracce. Sappiamo che ha trascorso la sua ultima notte in compagnia di un uomo, Andrea Tosi, ma che poi si è allontanata in solitaria a bordo della sua Kia Picanto nera. Prima di sparire, e dopo aver abbandonato il primo dei suoi cellulare a casa, aveva mandato con il secondo un messaggio al compagno Gabriele Lietti: “Ti amo e ti voglio un mondo di bene. Buonanotte”.

La vicenda di Greta risulta, al momento, un caso di scomparsa, ma la procura di Rovigo ha aperto un fascicolo per sequestro di persona. Un reato, quest’ultimo, sicuramente funzionale alla possibilità di espletare tutti quegli accertamenti che, ipotizzando l’allontanamento volontario, non potrebbe essere svolti.

Dunque, in alcun modo indicativo di una chissà quale pista specifica. E, per comprenderlo, basta pensare al tipo di reato per il quale la Procura di Trieste procede in relazione alla morte di Liliana Resinovich.

Dopo sei mesi d’indagine, quale potrebbe essere la via maestra per risolvere il giallo della scomparsa di Greta?

L'autopsia psicologica

Posta la fondamentale importanza degli accertamenti basati sulle telecamere di sorveglianza e dei tabulati telefonici, negli ultimi anni, anche nei casi di scomparsa, viene applicato un peculiare approccio investigativo, solitamente usato nei casi di morte equivoca, che è quello dell’autopsia psicologica.

Che cosa è l’autopsia psicologica e che cosa potrebbe dirci su Greta?

L’autopsia psicologica è una tecnica forense capace di rivelare la presenza di eventuali propositi suicidari ed è in grado di chiarire eventualmente il perché quei propositi si siano concretizzati in quel particolare frangente dell’esistenza di un individuo.

Greta era felice nella relazione con il compagno e della sua vita in generale? Avrebbe mai potuto togliersi la vita?

La ricostruzione biografica in parola, che avviene analizzando anche le peculiarità personologiche e comportamentali, è possibile attraverso le testimonianze di parenti, amici e di chiunque sia entrato in contatto con la vittima negli ultimi mesi di vita.

In altri termini, considerato lo stallo delle indagini, sarebbe opportuno effettuare una ricostruzione retrospettiva dello stato mentale e del vissuto psico-sociale di Greta.

Gli amici la dipingono come una donna felice, in procinto di festeggiare la vendita della casa ereditata dal nonno che le avrebbe peraltro spazzato via qualsiasi problema di tipo economico. Sarebbe stato davvero così?

Nessuna delle persone che le gravitavano attorno, però, sembra anche lontanamente considerare l’ipotesi che la donna possa essersi tolta la vita. Al contrario, puntano tutti il dito nei confronti di Tosi. Che, però, al pari del compagno della donna, ad oggi non risulterebbe indagato.

 I contatti con l’investigatore privato

Voglio solo vivere, io sono terrorizzata a morte”. Questo l’audio inviato via whatsapp a Ezio Denti, l’investigatore privato contattato da Greta.

Il messaggio, pubblicato in esclusiva alla trasmissione Iceberg Lombardia, prosegue:  "Io non so se sono in grado di sopportare emotivamente questa cosa. Perché io ho paura e ne ho ben diritto. Adesso ero così felice che ho trovato un compagno, una persona splendida e se non ci fosse stato lui io oggi non sarei più qui. Confesso che sono estremamente impaurita e le ripeto che il motivo per cui l'ho cercata non è un movente economico".

Quali erano le paure che affliggevano la cantante rock? Si trattava di paure fondate?

I gravi problemi fisici sofferti da Greta a seguito dell’inalazione del materiale ferroso nell’azienda in cui lavorava, e per i quali intendeva agire in sede risarcitoria, potrebbero invero averle procurato anche dei disagi di matrice psicologica.

Senza avere la pretesa di effettuare alcuna diagnosi clinica, le affermazioni di Greta possono essere interpretate nell’ottica di un problema d’ansia correlato con note ossessive di rimugino e catastrofismo.

Le presunte preoccupazioni avanzate all'investigatore privato potrebbero benissimo rientrare in una specifica componente ansiosa che prende il nome di "diffusione pensiero azione". In questo senso, difatti, entrando in un circolo vizioso ossessivo spesso si tende proprio a credere che ciò che si pensa possa essere veritiero e dunque realizzarsi.

Questo è quello che potrebbe essere accaduto. Greta potrebbe essersi letteralmente persa nel labirinto delle preoccupazioni. Alimentandole al punto di farle diventare minacciose ed invasive.

Di solito, in circostanze come queste la prospettiva è talmente angosciante che l’individuo cerca di allontanarla dalla propria mente. Ma più ci prova, più si rafforza perché si produce un Effetto Rebound.  E il risultato è quello di dare a un pensiero fugace un'importanza sproporzionata, al punto da dominare completamente l’attività mentale.

Del resto, lo stesso Denti ha sottolineato come le indagini da lui espletate per conto di Greta non avessero condotto a niente che potesse anche solo minimamente confermare i suoi sospetti.  Un elemento che avvalorerebbe la mia ipotesi investigativa.

La posizione di Andrea Tosi, le telecamere ed i cellulari

La Procura di Rovigo ha aperto un fascicolo per sequestro di persona.

L’ultimo a vedere Greta è stato Andrea Tosi. Un giardiniere originario di Adria che vive a Porto Tolle e che aveva conosciuto Greta su Facebook. A giugno le telecamere di sorveglianza stradale li avevano ripresi nell'auto di lei in zona Barricata, vicino al mare. Lì sarebbero rimasti fino a tarda notte.

L’uomo ha riferito che, dopo aver mangiato una pizza a casa di lui, i due avrebbero girato tutta la notte in macchina sul Delta del Po. Concedendosi due soste per bere birra. A quel punto lei lo avrebbe invitato a casa "per stare un po’ in compagni", ma Tosi avrebbe declinato l'invito perché fidanzato.

Quest’ultimo avrebbe anche riferito di aver guidato lui durante la serata la Kia Picanto di Greta, dal momento che la donna non era in grado di farlo. Forse in stato confusionale? Certamente, le indicazioni fornite dall’uomo che resta estraneo all’inchiesta, non escludono – ma anzi – avvalorano la pista dell’estremo gesto da parte della donna.

A rigore di logica, inoltre, essendo uscita con uno solo dei suoi cellulari ed aver spento il secondo, quello di Greta difficilmente può essere stato un allontanamento volontario fine a sé stesso. Anche in considerazione della sparizione, insieme a lei, della sua automobile.

Il messaggio al compagno Gabriele

“Ti amo e ti voglio un mondo di bene. Buonanotte”. Queste le parole riservate a Gabriele. L’uomo, però, ha avanzato dubbi che a scriverlo sia stata proprio la sua compagna. Sostenendo, forse velatamente, un'altra mano dietro la tastiera. “In un anno e mezzo insieme non mi ha mai dato la buonanotte”.

In realtà, molto spesso, chi decide di togliersi la vita può compiere – prima dell’estremo gesto – attività che non è solito compiere. Nella mia carriera ho più volte avuto esperienza di persone che si sono tolte gli occhiali o le scarpe prima di gettarsi nel vuoto. Oppure di soggetti che, prima di concretizzare il proposito suicidario, avevano attaccato la lavatrice.

Azioni con altrettanta progettualità inspiegabile, ma che molto spesso rappresentano il vuoto dentro di chi le compie. Proprio perché il suicida sfugge alla prevedibilità e alla razionalizzazione. Dunque, pur senza palesarlo a chiare lettere, quel messaggio potrebbe essere stato un ultimo affettuoso saluto a Gabriele Lietti.

L’auto di Greta

Porto Tolle è racchiuso tra i rami di Po di Maistra e del Po di Gnocca ed è tagliato a metà dal Po’di Venezia. Questi rami determinano tre isole: isola di Ca Venier, l'isola della Donzella e l'isola di Polesine Camerini.

Il territorio di Porto Tolle è unico nel suo genere ed è caratterizzato da paludi, insenature, isole con spiagge sabbiose ancora non antropizzate, rami del fiume abbandonato, golene, sacche e lagune.

Altra caratteristica interessante ai fini dell'indagine e quella per la quale Porto Tolle si trova mediamente a 2 m sotto il livello del mare con punte anche di 4 m. Uno scenario paesaggistico, dunque, che potrebbe complicare le ricerche non solo eventualmente del cadavere di Greta, ma anche della sua auto.

Insomma, non sarebbe il primo caso di mancato rintracciamento di un veicolo. Di recente, guardiamo al caso di Silvia Cipriani. Senza l’individuazione della sua automobile da parte di un esperto conoscitore del territorio, probabilmente la carcassa ed i resti della donna non sarebbero mai stati individuati dagli investigatori. È bene ricordare che, anche in quel caso, erano stati impiegati nelle ricerche i droni. Ma le ricerche erano state senza esito.

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